Pensieri post referendari: il quinto sì, la voce di un intero paese

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Pensieri post referendari: il quinto sì, la voce di un intero paese

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martedì 14 Giugno 2011 - 06:35

Dai seggi sono emersi segnali chiari: il quorum non veniva raggiunto dal 1995, a votare non sono andati solo gli elettori di centro sinistra, ma anche quelli di centro destra e persino chi da tempo non prendeva in mano matita e scheda

A un certo punto sembrava di giocare come da bambini a “Regina, reginella”. Lo ricordate? “Regina reginella quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello?” e lei “Tredici da canguro” e noi lì a saltellare. “Regina reginella quanti passi devo fare per votare ed esprimere la mia opinione su temi che riguardano la mia vita?” Risposta: “3.426 passi da Muflone”, e noi a cercare nell’encliclopedia e su Discovery Chanell e National Geographic che razza di animale fosse il Muflone e come cammina, salvo poi scoprire che è una bestiola leggendaria e che, guarda caso, detesta andare a votare, non c’è verso a fargli fare un passo per uscire di casa. Esce solo se lo inviti a un Bunga Bunga. Hanno fatto di tutto per fermare il referendum: ricorsi, triricorsi e quatricorsi, leggine-trappola, black-out informativo, persino sbagliare le date (su Tg 1 e Tg 2), inviti a beach-party e al non voto. Fino all’ultimo secondo non sapevamo neanche se un banalissimo 50% più un voto sarebbe riuscito a bastare per parlare di vittoria, perché si è fatto di tutto per rendere difficilissimo il raggiungimento del quorum, usando come esca il voto degli italiani all’estero, ai quali le schede sono state “recapitate” da stuoli di Mufloni ciechi. Sono state spedite 3 milioni di schede, ne sono tornate circa 700 mila (pari al 25% dei votanti), quindi l’affluenza monca dell’estero abbassa il quorum italiano. Per fortuna abbiamo votato noi, in 28 milioni d’italiani anche per quanti di loro non sono stati rintracciati dai Mufloni. Nonostante il percorso ad ostacoli il quorum, oltre il 57%, è stato raggiunto, fatto questo che non si verificava da 16 anni, dal 1995. Il segnale è chiaro, non hanno votato solo gli elettori di centro-sinistra, ma anche di centro-destra e persino chi non andava a votare da tempo. E’ la voce di un intero paese che vuole un governo che s’interessi dei problemi reali della gente reale e non perda mesi per sapere di chi è nipote Ruby rubacuori o per risolvere i singoli problemi di un solo singolo, sia pure il Presidente del Consiglio. Se concordiamo tutti sul fatto che in quel 57% ci siano anche elettori di destra significa che nel sonoro sì all’abrogazione del legittimo impedimento c’è il reale sentire anche della gente di destra. Non sono stati solo i comunisti a dire no per il 95% al legittimo impedimento, né a dire no alla legge Ronchi (sull’acqua) né a dire no al piano nucleare del governo (40 miliardi di euro destinati alla costruzione di 4 centrali). Il referendum, che per sua natura è trasversale, rappresenta la “pancia” del popolo, e la pancia non ha colore politico. Le conseguenze di questo grido che viene dalla pancia e da quel popolo sovrano che per decenni Berlusconi ha richiamato per giustificare il suo potere, devono essere tratte da chi guida il Paese. La pancia ha parlato e ha detto basta, poi c’è chi ascolterà e chi no. A dire basta sono stati 28 milioni d’italiani e non è poco, se pensiamo, ad esempio, che ad eleggere Berlusconi e la sua maggioranza (la prima,quella del 2008, non quella di oggi fatta a colpi di shopping parlamentare) sono stati 17 milioni di cittadini. Il vero messaggio è che ormai è come se tra il Palazzo e il Paese si sia creato un abisso, come se fossero diventati due mondi che non si conoscono, è come se il Palazzo avesse una sua vita quotidiana totalmente diversa da quella delle persone fuori. Ma quel che è peggio è che agli abitanti del Palazzo, tutti presi dalle loro beghe personali e compravendite, non interessa minimamente quel che accade o preoccupa alla gente che vive fuori. Quest’esito, così come le elezioni a Milano e Napoli, hanno provocato nella “Gente del Palazzo” la stessa reazione del bambino del film di Spielberg che si trova davanti a ET per la prima volta: un grido di paura di fronte ad un essere sconosciuto totalmente diverso da lui. Come quando la Regina Antonietta di fronte alle proteste dei francesi alla fame disse “non hanno pane? Perché non mangiano brioches?” (“Il nucleare? Che gliene frega alla gente del nucleare quando in giro ci sono tutte ‘ste toghe rosse, il vero pericolo?”) Questo fossato sta diventando sempre più grande e rende irriconoscibili i cittadini normali agli occhi del Palazzo e viceversa. Bersani ha detto che questo è stato il referendum del divorzio tra il governo e i cittadini. Io non so se è davvero il divorzio, certo è che da troppo tempo vivono da separati in casa e questo riguarda tutta la classe dirigente, Pd compreso, che su De Magistris, ad esempio, la pensava allo stesso modo del bambino con ET. L’Italia ieri ha detto 4 sì e da questa volontà non si può prescindere d’ora in poi. Io ho votato 4 sì, ma avrei voluto votarne 5, come le dita di una mano. Avrei voluto un quinto quesito, l’abrogazione di quella parte della legge elettorale che ha cancellato la preferenza, sostituendola con il voto a scatola chiusa. Ma la preferenza non la vuole nessuno, non solo il Pdl e la Lega, neanche l’Udc (al di là di quel che dicono), né il Pd, perché fa comodo a tutti poter mettere in lista i signorsì, i parenti, le amiche, i compari, il medico di famiglia, l’avvocato di famiglia, persino il pappagallo e la bambola gonfiabile (vestita col tailleur per non dare nell’occhio). Diciamoci la verità: a nessun partito spiace poter far nominare chi poi gli sarà grato per sempre o comunque persone vicine, vicinissime, futuri “servi liberi” come li chiama Giuliano Ferrara. Un nominato risponde prima di tutto al capo che ha su di lui potere “di vita e di morte politica” perché, con un sol gesto può metterlo o toglierlo dalla lista bloccata. Invece un eletto con la preferenza risponde prima di tutto ai suoi elettori, saranno loro, con il tratto di una penna a deciderne le future sorti politiche. Oggi….prendete Scilipoti. Era nella lista bloccata dell’Italia dei valori. Se la maggioranza ancora respira è grazie a lui ed ai Responsabili (che qualcuno chiama “Disponibili…”).In un sistema di nominati i cambia bandiera sanno che saranno ripagati con una poltrona o con un posto sicuro nella lista bloccata del partito che li ha accolti a braccia aperte. Se ci fossero le preferenze non credo che in Sicilia Scilipoti sarebbe votato in massa…… Mi manca il quinto sì, lo avrei votato volentieri. Dopo il no al legittimo impedimento e alle leggi ad personam, mi sarebbe piaciuto dire sì al voto ad personam, come si faceva una volta, come si fa ancora alle amministrative o alle regionali siciliane (perché in Lombardia,ad esempio, senza preferenze, si son trovati la Minetti…). Se voglio farmi rappresentare da una ballerina di lap dance, da un affarista, da un inquisito, da un cantante, da un giocatore di ping pong, voglio farlo io con le mie mani e la mia coscienza. Cicciolina in Parlamento l’hanno votata in tanti. Ma poi, alle successive elezioni non c’è tornata. Perché in Parlamento i cittadini vogliono governanti, non si vota chi è più simpatico, più bello, più famoso, o canta meglio. Io non voglio un autografo da chi eleggo, voglio leggi, norme, riforme. Chi se ne frega se ha un bel lato B o begli occhi, l’importante è che quegli occhi guardino nel futuro. Io voto te perché mi rappresenti e fai le scelte migliori per un Paese migliore, non voto te per farti fare gli affari tuoi, della tua famiglia e della tua cricca. Ma questo è un altro capitolo, e in un giorno in cui la democrazia ha scritto una bella pagina, mi è venuta voglia di continuare a leggerne altre.

ROSARIA BRANCATO

4 commenti

  1. Cara Rosaria, il Suo articolo è illuminante come tanti se ne sono letti in questi giorni. E la luce è anche quella di un popolo che sembra finalmente scosso da un torpore provocato da ben altra luce: quella blu della televisione … Eppure, nonostante l’evidenza della portata di questo voto, non solo di merito ma anche di protesta, abilissimi arrampicatori di superfici vetrate e oliate, continuano a dare sfoggio della loro bravura riuscendo perfino ad abbindolare ancora parecchi elettori (anche in buona fede). E mi chiedo: perché? Chiedo ai miei amici di centrodestra se non sarebbe meglio avere quali rappresentanti della loro parte politica uomini seri, colti e dignitosi, come sicuramente ci sono, per avviare una nuova stagione democratica fatta di dialogo e confronto basati su virtù e correttezza per fare ripartire un paese stanco e, per ora, in cerca di un futuro.

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  2. Io ho votato si. Sono di Destra e continuerò ad esserlo quindi evitiamo di dire che il governo deve andare a casa perchè metà della gente che ha votato si è della mia stessa idea.

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  3. Ci ho tanto sperato, ho lottato ed ora sono veramente felice.
    Quattro SI:
    ILI PRIMO SI: No alla privatizzazione dei servizi pubblici. I soldi dei cittadini vanno gestiti dagli enti pubblici (Comune e Provincia). I privati non devono lucrarci. Mobilità urbana( ATM) ed igiene cittadina (Messina ambiente) tornino ad essere gestisti direttamente dal Comune ( una funzione originariamente propria), ed aboliamo i consigli di amministrazioni, i collegi sindacali, i direttori generali, gli esperti ed altre figure anomale retribuite, e gli enti intermedi quali ATO rifiuti ed ATO ACQUE. Tanti e tanti soldi risparmiati con enormi vantaggi per la collettività messinese.
    IL SECONDO SI : privatizzazione dell’acqua. L’acqua è un bene comune ed è per questa sua caratteristica fondamentale che va gestita direttamente fal Comune, rientrando tale sua attività in una specifica funzione denominata “Servizio idrico integrato”. Si abolisca l’Amam, ed il servizio venga affidato e gestito da uno specifico assessore dell’organigramma politico municipale, Niente consiglio di amministrazione, niente collegio dei revisori dei conti, niente esperti e consulenti. MENO CARE LE BOLLETTE A CARICO DEI CONTRIBUENTI.
    IL TERZO SI : Nucleare. Ho vissuto per quasi ottant’anni ed ho respirato sempre area pulita. La mia eredità:” “conservare questo patrimonio anche per le generazioni future.
    IL QUARTO SI :Legittimo impedimento. LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI.
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  4. anticospeziale 14 Giugno 2011 21:35

    Smaltita la sbornia, è bene rilassarsi e fare l’unico brindisi valido per la vittoria più grande, vera e inaspettata che molti non hanno afferrato né capito. Al di là dell’acqua, dell’atomo e della . . politica, la vera vittoria, la più inaspettata è che ci siamo ripresi un pezzo di democrazia che ci avevano scippata. Abbiamo votato tutti, bianchi, neri, rossi, verdi, persino i tifosi del ping-pong, inconsapevolmente per uno stesso fine: stufi ed esasperati di questa sporca politica, di questo sporco mestiere, NESSUN COLORE ESCLUSO. Per tutti quelli che ogni giorno si lamentano , bisogna gridare: “RICORDIAMOLO PER IL FUTURO” ; l’unica forma di democrazia che ci resta è il referendum. Soltanto con il referendum possiamo essere cittadini attivi e responsabili delle nostre decisioni. I nostri rappresentanti ci hanno sempre promesso tutto per arricchirsi, ci hanno sempre preso per i fondelli e hanno sempre deciso cavolate a nome nostro. E’ difficile capirlo? L’unico cittadino che ha votato per l’aumento degli “stipendi” dei politici e per le loro pensioni d’oro, era ed è ancora ricoverato in manicomio. Approfittiamo in futuro dell’unica possibilità che ci resta per gestire noi il nostro destino. Ricordiamolo questo storico episodio e cerchiamo di riprenderci in futuro un altro pezzo di democrazia!

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