Camera di commercio a rischio accorpamento: intervengono i deputati regionali

Camera di commercio a rischio accorpamento: intervengono i deputati regionali

Rosaria Brancato

Camera di commercio a rischio accorpamento: intervengono i deputati regionali

Tag:

lunedì 15 Settembre 2014 - 16:33

Sulla vicenda dell'accorpamento della Camera di Commercio e della riforma camerale intervengono i deputati regionali che nei prossimi giorni si faranno carico delle istanze messinesi per portarle all'attenzione del governo Crocetta. A rischio oltre all'esistenza stessa dell'Ente ci sono le pensioni di un centinaio di ex dipendenti e 38 posti di lavoro.

Nell’era della spending review ad ogni costo il rischio è che si cancellino anche diritti acquisiti e situazioni sane e senza punti oscuri. E’ il caso della Camera di Commercio di Messina finita nel calderone della riforma camerale che prevede una serie di interventi, tra i quali anche la riduzione del numero degli Enti in tutta Italia, nonché la riduzione del diritto camerale annuale dal 2015, nella misura del 35%. La riforma prevede anche la possibilità di togliere agli Enti il Registro delle imprese, fatto questo che equivarrebbe ad eliminare l’ossigeno e la funzione principale.

Il destino della Camera di Commercio di Messina e soprattutto dei suoi dipendenti e dei pensionati è stato al centro dell’incontro che si è tenuto oggi alla presenza del Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone e dei deputati regionali Beppe Picciolo, Filippo Panarello, Bernardette Grasso, Franco Rinaldi e Giuseppe Laccoto.

E’ stato il commissario dell’Ente camerale, Franco De Francesco ad illustrare le gravi ricadute che la riforma potrebbe comportare per la nostra realtà, anche in vista di una possibile riduzione da 9 a 3 Enti nell’isola: “La situazione è preoccupante non solo per i risvolti sociali ma anche per i dipendenti e per quanti sono andati in pensione.Il nostro è un Ente sano, ma su 10 milioni di euro 4 sono utilizzati per le pensioni e se Messina viene accorpata ad altre Camere in Sicilia il rischio è che queste pensioni non si possano più pagare. Messina è in una sorta di limbo, perché la soglia massima indicata dalla riforma per essere autonoma è di 80.000 imprese, noi ne abbiamo iscritte 69.000 quindi non abbastanza per essere autonomi ma con il rischio di non sapere con chi essere accorpati, visto che geograficamente Enna o Caltanissetta sono lontane”. Finire inglobati a Catania sarebbe la fine per la Camera di Commercio dello Stretto, per non parlare delle altre preoccupazioni che derivano da una riforma nazionale non ancora chiara nei dettagli e nelle conseguenze.

E se il segretario generale dell’Ente camerale, Vincenzo Musmeci ha spiegato: “Il Governo vuole realizzare in Italia un sistema camerale volontaristico sul modello di quello anglosassone. Ma questo metterebbe in crisi l’intero sistema camerale”, i sindacati, per voce di Carmelo Gatto Uil Fpl e Rosario Ansaldo Patti, Associazione pensionati (presenti anche Angela Cacciola Fp Cgil e Nino Scimone Cisl Fp) hanno sottolineato gli aspetti che finirebbero con il penalizzare solo ed esclusivamente i pensionati messinesi. “Le soluzioni sono poche- ha detto Gatto- o un Fondo unico per i dipendenti degli Enti camerali siciliani, o confluire nel Fondo pensioni della Regione o confluire nell’Inps”.

A rispondere all’appello oggi i deputati regionali che comunque, come chiarito sin dall’inizio da Franco Rinaldi, Pd hanno spiegato che la situazione finanziaria è seria e non si possono cercare soluzioni impossibili: “La Regione non ha risorse e in questi mesi ne è la prova il caso dei pensionati delle Asi che non vengono pagati da tempo proprio per una situazione analoga a questa. Il problema è nazionale, ma dobbiamo attivare subito un tavolo tecnico”. Bernardette Grasso, F.I. ha invitato a non cadere nelle trappole “di atteggiamenti che possono sembrare di conservazione” e puntare invece a dare impulso alle attività vere delle Camere di Commercio.

“Il problema è politico- ha dichiarato Beppe Picciolo, capogruppo PdR- Sarebbe preferibile l’autonomia ma se non è possibile allora dobbiamo far prevalere la logica del tutti per uno ed uno per tutti: un unico Ente Camerale siciliano nel quale patrimoni e risorse vengano poi ridistribuite nei territori per evitare che Enti più forti sopravvivano alla riforma ed altri no. Uniamo conti e spese nel Fondo sotto un unico ombrello”.

Catania e Palermo infatti, avendo un tessuto economico ed imprenditoriale più forte hanno maggiori possibilità di tenuta sia in seguito al taglio del Registro delle imprese che alla riduzione dei diritti camerali. Per Messina uno scenario così, aggiunto ad un accorpamento, equivarrebbe a non potere più pagare né stipendi né pensioni.

“Stiamo attenti però- ha giustamente fatto rilevare Filippo Panarello, Pd- Non sappiamo cosa ne pensano le Associazioni datoriali che sono quanti gestiscono realmente gli Enti camerali. Qualsiasi strategia deve tenere in considerazione la posizione delle associazioni datoriali. E’ chiaro che la scelta di far gestire le pensioni dall’Ente è stata sciagurata sin dalle origini, ma in questa situazione attuale non possiamo essere penalizzati ulteriormente da decisioni nazionali”.

Il rischio come appunto rileva Panarello è “fare i conti senza l’oste”, ovvero senza chi gestisce e reca ossigeno all’Ente, le associazioni degli imprenditori. L’idea che comunque è emersa dalla riunione, la prima di una lunga serie, è quella di puntare ad una soluzione unitaria, quel Fondo che riesca a mettere insieme Camere di Commercio siciliane più forti economicamente al fianco di quelle più deboli.

“I diritti acquisiti non si toccano – ha puntualizzato Giovanni Ardizzone, presidente dell’Ars – le riforme non possono farsi senza conoscere i problemi. Saremo attenti e vigileremo affinché non si facciano riforme a dispetto dei deboli. il diritto alla pensione non può assolutamente essere toccato. Seguiremo passo passo questa vicenda e già domani la porteremo in conferenza dei capigruppo”.

All’attenzione dei deputati regionali quindi sarà portato un documento che consenta di analizzare la realtà e trovare una soluzione condivisa, senza penalizzare Messina.

Giova ribadire che la riforma è nazionale, pertanto i margini di manovra, in caso di riduzioni e accorpamenti sono molto stretti, anche se la competenza nel decidere quante Camere “tenere in vita” è dell’UnionCamere Sicilia. Spetta cioè ad ogni singola Regione decidere quanti Enti Camerali accorpare ed in che modo.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. un ente inutile che serve solo a mantenere uno stipendificio col contorno di tanti pensionati.A proposito quanto pigliano di pensione????

    0
    0
  2. un ente inutile che serve solo a mantenere uno stipendificio col contorno di tanti pensionati.A proposito quanto pigliano di pensione????

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007