Dall'incontro di CapitaleMessina un coro: "Dare voce al Sud dimenticato"

Dall’incontro di CapitaleMessina un coro: “Dare voce al Sud dimenticato”

Marco Celi

Dall’incontro di CapitaleMessina un coro: “Dare voce al Sud dimenticato”

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sabato 29 Aprile 2017 - 11:57

La tavola rotonda, organizzata da Capitale Messina è servita a guardare in faccia la realtà e pensare soluzioni da proporre al Governo per provare a far rientrare tra gli investimenti previsti dal Documento Economico Finanziario (DEF) anche il dimenticato Sud.

"Inequivocabili sono le scelte contenute nel recente Documento Economico Finanziario del Governo: la stragrande maggioranza delle infrastrutture strategiche sono concentrate a nord dell'asse Napoli – Bari.

Ciò che sul documento del Governo è scritto a chiare lettere è che il sistema dei trasporti ferroviari ad alta velocità taglia fuori dalla modernità e dallo sviluppo tutta l'Italia meridionale a sud di Napoli. E questo è inaccettabile: l'Italia non finisce a Bari". Questo è uno stralcio del Manifesto, che verrà firmato dalle associazioni e Enti che vorranno partecipare e presentato al Governo, elaborato dall'associazione Capitale Messina​, che questa mattina, nell'ex chiesa di Santa Maria Alemanna, ha voluto riunire tutte le forze sociali, sindacali, produttive e professionali della nostra città, per dibattere sul delicato tema del rilancio economico – sociale del Mezzogiorno, ed elaborare richieste e soluzioni concrete da presentare a Roma.

Constatata la situazione di sottosviluppo, di disoccupazione e di enormi difficoltà economiche che colpiscono la nostra città, e non solo, i relatori della tavola rotonda (segretari di CGIL, CISL e UIL, presidenti di CONFESERCENTI e CONFCOMMERCIO e presidenti delgi Ordini degli Avvocati, Ingegneri, Commercialisti, Architetti) hanno voluto puntualizzare come il rilancio del Sud non possa che passare necessariamente dalla creazione di adeguate infrastrutture, condizione che necessariamente deve preesistere allo sviluppo economico; per cui privarne un territorio significa condannarlo alla inesorabile condizione di arretratezza economica e sociale. Porti, aeroporti, ferrovie ad alta velocità e capacità, strade e, perché no, ponti, che permettano di far uscire le Regioni del Sud Italia, e dell'intera penisola, da quella posizione di marginalità in cui sono relegate all'interno dell'economia globale. Per fare un esempio, Fernando Rizzo, Presidente di Rete Civica per le infrastrutture, ha sottolineato come "dal canale di Suez passano circa 70 milioni di container l'anno, provenienti dalla Cina e dall'India, che per raggiungere l'Europa, non si fermano in Sicilia, distante dal canale un giorno o poco di più di navigazione, ma arrivano fino al porto di Rotterdam, in Olanda".

Ma per realizzare queste importanti infrastrutture non basta trovare i finanziamenti, che comunque possono essere reperiti da fondi internazionali o dagl'investimenti di privati cui vengono confermate le potenzialità dei progetti; quello che serve ancora di più è la volontà politica di una classe dirigente capace di una visione strategica a lungo termine, che sappia ripensare il ruolo dell'Italia e del Mezzogiorno come d'importanza fondamentale e centrale in un'ottica dell'economia del futuro, che vedrà coinvolto come protagonista primario anche il continente africano che, come ha dichiarato l'economista Rocco Giordano, intervenuto al dibattito, "avrà circa 4 miliardi di abitanti e ricoprirà un ruolo di primo piano nell'economia globale".

Per questi motivi c'è bisogno che tutte le forze economiche e sociali in gioco, soprattutto qui nel Sud Italia, facciano massa critica per ascoltare le istanze che vengono davvero dal basso, da un territorio che si sente abbandonato a se stesso, e portarle a Roma, per essere ascoltati e perché si destinino le risorse necessarie alla costruzione di infrastrutture che non rendano posti come Messina o Gioia Tauro, il cui porto è destinato al declino senza le risorse necessarie, luoghi di consumo e di transito; ma luoghi di opportunità, dove si produce ricchezza che resta sul territorio.

Marco Celi

2 commenti

  1. Il rischio grosso che si deve assolutamente scongiurare è il seguente : fornire alla classe politica e di governo che ci ha condotti a questa drammatica condizione, la possibilità di altre ennesime e roboanti promesse. O peggio ancora, come è probabile, …accettare qualche “elemosina”, qualche spicciolo, per tenerci buoni, tacitarci ed assicurarsi il consenso elettorale per le prossime elezioni. Sparring partner?

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  2. Il rischio grosso che si deve assolutamente scongiurare è il seguente : fornire alla classe politica e di governo che ci ha condotti a questa drammatica condizione, la possibilità di altre ennesime e roboanti promesse. O peggio ancora, come è probabile, …accettare qualche “elemosina”, qualche spicciolo, per tenerci buoni, tacitarci ed assicurarsi il consenso elettorale per le prossime elezioni. Sparring partner?

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