La riforma sulle province va rivista, slitta il voto in Aula

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martedì 12 Marzo 2013 - 20:27

Già pronto il maxi-emendamento dell'onorevole Forzese. Intanto, torna a dire la sua il deputato messinese del Pdl Germanà: “Non un taglio tout court ma una riforma ragionata”

Il ddl sull’abolizione delle province “inciampa” sulle obiezioni del commissario di stato. Il testo , che sarebbe dovuto arrivare all’Ars, torna in commissione Affari istituzionali per essere modificato dal maxi- emendamento presentato dal presidente dell’organo consiliare Marco Forzese, secondo le indicazioni del commissario di stato. Nel pomeriggio, Forzese ha infatti incontrato il prefetto Carmelo Aronica, il quale ha evidenziato i punti critici della riforma, che così come formulata è a rischio incostituzionalità, come aveva anche denunciato il coordinatore regionale del Pdl Giuseppe Castiglione

Il maxi emendamento di Forzese fissa il termine per regolamentare i liberi consorzi al 31 dicembre 2013, lo stesso termine vale anche per la scadenza del commissariamento delle province. Spetterà adesso alla commissione esitare il disegno di legge e trametterlo alla Sala d’Ercole, per l’esame dell’Aula.

Intanto, sulla riforma fortemente voluta da Crocetta , torna a dire la sua il deputato messinese del Pdl, Nino Germanà. “Non un taglio tout court ma una riforma ragionata” è la sula linea sua sulla vicenda Province. L’esponente azzurro sottolinea che “un cambio istituzionale alla pari fra Province e consorzi di Comuni non è praticabile poiché provocherebbe senza ombra di dubbio confusione anche amministrativa e delle competenze. E aumenterebbe – rincara la dose Germanà – i costi di gestione proprio quando l’obiettivo principe rimane, invece, la riduzione della spesa pubblica”.

“E, in ogni caso – conclude – non si potrebbero accettare commissariamenti politici delle attuali Province in attesa di una risoluzione positiva: se a questo si dovrà arrivare, dovranno semplicemente essere dei prefetti a prendere in mano le redini di questi enti locali”.

3 commenti

  1. e certo manteniamo baracconi inutili se non per chi ci sguazza con premi di produzione approvati e bilanci in negativo, con buoni pasto da scontare ai supermercati a spese del cittadino. Confusioni amministrative e di competenze ????????? ma di che stiamo parlano di confusione c’è ne a quanta ne vuoi nel pubblico, baracconi creati ad arte non per dare un servizio ma per ingigantire un inutile macchina mangiasoldi, ma lo volete capire che è finita che piccioli non ci sono più, e ridurre le tasse pagate per mantenere questo o quell’altro ente, e finitaaaaaaa andate a lavorare …………….

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  2. La chiusura delle Provincie sarà una nuova fonte di sperpero dei nostri soldi pubblici. Chi pagherà tutte le spese che nessuno di coloro che voglio tale manovra ci confessa^
    Chi paghera_
    . nuove targhe per ogni porta degli uffici, dei corridoi, ecc,.
    . nuovi timbri per gli uffici.
    . nuova carta intestata,
    . nuova segnaletica stradale, orizzantale e verticale.
    Quanti milioni di euro ci costerà tutto questo,… e altro ancora?

    La Sicilia attualemte a 8 Provincie comprensive di x comuni ciascuno, i nuovi Consorzi Comunali di quanti Comuni saranno composti? Quanti Consorzi nasceranno? Ogni Comune decide liberamente con chi consorziasi? Assisteremmo a uno spartimento selvaggio del territorio:
    A me sorgono questi e tanti altri dubbi

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  3. Il problema non sono le province, ma l’apparato politico che le compone. Non comprendo cosa possa fare o proporre Germanà che è stato supportato nella sua campagna elettorale proprio dal presidente della provincia di Messina, Ricevuto.
    Vanno colpiti proprio gli apparati politici riducendoli ad un consiglio di amministrazione composto max da 5 persone, presidente compreso. Ovviamente vanno eliminati tutti i contributi e compartecipazioni varie che sono le spine della spesa pubblica. Vanno eliminate le aziende nelle quali la provincia detiene quote. Va valorizzato il patrimonio immobiliare che finora non è stato minimamente considerato, ma sopratutto devono essere risanati i bilanci che l’attuale classe politica e dirigente non è in grado di fare.
    Questi sono i tasselli iniziali. Tutte le chiacchiere servono solo a confondere.

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