“La pazza gioia”, donne in bilico superano la crisi di nervi

“La pazza gioia”, donne in bilico superano la crisi di nervi

Tosi Siragusa

“La pazza gioia”, donne in bilico superano la crisi di nervi

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martedì 31 Maggio 2016 - 22:05

Sulla rotta della decima musa: due donne mentalmente disturbate in fuga da una comunità di recupero. Impressioni a cura di Tosi Siragusa

Lungometraggio di Paolo Virzì, con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, nei panni di due donne mentalmente disturbate in fuga da una comunità di recupero psichico (ove sono state rinchiuse per ordine del tribunale) immersa nella campagna toscana, una coppia improbabile che nel corso di esperienze rocambolesche, costellate di incontri, azzardi e imprevisti, riassaporerà la vita. Il filmaker è co-sceneggiatore insieme a Francesca Archibugi di questa storia di disagio mentale che tocca profondamente le nostre corde e che ci permette di trarre qualche semplice conclusione: l’unico strumento terapeutico, la sola cura è l’amore in senso lato. Al set hanno preso parte quali comparse alcune ospiti di una comunità psichiatrica in una performance di cinema – verità che ha dato particolare forza al film.

L’opera cinematografica è passata dalla sezione “Quinzaine des Realisateurs” della Croisette ed è attualmente in programmazione nelle sale messinesi. La svaporata Beatrice, interpretata magnificamente da Valeria Bruni Tedeschi è egocentrica, ricca, impicciona, apparentemente solare, colta ed iper-euforica, di nobile famiglia e mondano, glorioso pasato, ed è stata rinchiusa nella struttura terapeutica dalla madre e dall’ex marito; Donatella, una triste, dolente e depressa Micaela Ramazzotti, è abbrutita, magrissima, con il corpo ricoperto di cicatrici e tatuaggi, fragile e silenziosa, proviene da un ambiente subalterno, ove ha subito umiliazioni e aggressioni, e piena di paura e arruffata, vorrebbe solo, affamata di speranza, incontrare il suo bambino per scusarsi di non essere stata una buona madre e di aver commesso un atto orribile. Come è facile intendere i personaggi sono apparentemente agli antipodi per carattere ed estrazione sociale, ma, fra alterni umori e vicende, riescono ad avvicinarsi e sostenersi, e pur litigando spesso, danno vita ad una bella amicizia, ad un rapporto che fa sperare, per queste due donne ferite, in un destino più dolce. Questo dramedy vede la partecipazione apprezzabile di Anna Galiena, Valentina Carnelutti, Bob Messini e Tommaso Ragno. Il titolo “La pazza gioia” è volutamente fuorviante, poiché la pellicola – che affronta anche i temi di famiglia, maternità e imperfezione – suscita a più riprese la commozione, stimolando la tenerezza e l’empatia. Il cineasta sembra sospendere il giudizio sui suoi personaggi e li presenta senza alcuna negativa connotazione, con umana comprensione, lasciando intendere che la reciproca cura li farà un po’ guarire. Villa Biondi, la struttura di cura del film, sembra fuori dai severi clichè che immaginiamo rappresentino quei contesti ed è accogliente, pare preparare gli ospiti al futuro che dovrebbe attenderli nel mondo. Nella constatazione che tutti vorremmo sentirci accettati e siamo sovente diffidenti perché feriti e che il vero manicomio “a cielo aperto” è l’universo dei “sani”, siamo, man mano che si ricompone il puzzle delle due esistenze sempre più dalla loro parte, ammirando la loro soave capacità di semplificazione che l’esercizio quotidiano della razionalità spesso impedisce. Beatrice e Donatella, insieme, nel corso dell’avventurosa fuga, riacquistano la loro dignità di esseri umani e forse una chance.

E si opera questa immedesimazione degli spettatori con i destini delle due “pazze” e si fa il tifo per loro, mentre folli rubano una macchina stupenda su un set e la abbandonano sulla strada e riescono a fuggire da un ristorante costosissimo senza pagare il conto, è merito della valenza registica impostata fra tenerezza e ironia, delle magistrali interpretazioni, della fotografia e delle sapienti scenografie, oltrechè delle musiche, a tratti (come nella scena della messa alla casa di cura con l’Ave Maria scritta da De Andrè) veramente suggestive.

Tosi Siragusa

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