I sette pilastri della meditazione consapevole: la pazienza

I sette pilastri della meditazione consapevole: la pazienza

I sette pilastri della meditazione consapevole: la pazienza

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lunedì 07 Gennaio 2013 - 11:00

“Psicologica” è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana. Chiedi alla psicologa: invia una mail all’indirizzo psicologica@tempostretto.it.

E’ la “qualità di chi sopporta serenamente avversità anche molto spiacevoli”, così recita il dizionario. E’ virtù antica, cui i filosofi latini si appellavano per consentire alla vis medicatrix naturae di fare il suo corso. E’ la stessa virtù che la saggezza contadina invoca quando sostiene che ‘u tempu è ‘u mastru d’ ‘i cosi. È una qualità dimenticata nella nostra frettolosa cultura consumistica, nella nostra “società liquida”, in cui niente (dalle relazioni umane ai luoghi di incontro) fa in tempo ad assumere caratteristiche stabili che subito si evolve in qualcosa d’altro. Non la dimentichiamo semplicemente, ma contribuiamo a svilirla ogni volta che osanniamo tutto ciò che è veloce e precoce. Il tempo necessario a far maturare qualcosa, dalla frutta ai sentimenti, al talento artistico, è tempo sprecato. Esser pazienti vuol dire anche riconoscere valore al tempo della maturazione. Ma non solo. Viviamo costantemente proiettati verso risultati futuri, ogni tanto ci perdiamo dietro nostalgici pensieri del passato. Siamo concentrati sulle nostre mete: la laurea, l’amore, una solida posizione economica, una bella famiglia, il successo, la carriera. Ci perdiamo dietro quello che abbiamo avuto e perso: la serenità dell’infanzia, la gioia del primo amore, la soddisfazione proveniente dai primi successi lavorativi, la solidità di una posizione economica che non abbiamo più. Come un metronomo d’altri tempi, la nostra mente oscilla tra passato e futuro. Che ne è del presente? Il presente è quello che siamo, adesso, è la nostra vita reale, non quella ricordata o quella temuta e fantasticata. Pazienza è anche riconoscere valore al presente così come è. Vuol dire esser consapevoli che non occorre riempirlo di cose da fare e pensieri da pensare perché sia prezioso ma, al contrario, saperlo accettare così come si presenta, con tutti i suoi problemi e dolori. Noi siamo qui, vivi, adesso. Abbiamo dei motivi per esser felici del momento presente e, se non li abbiamo, finché abbiamo respiro, abbiamo l’opportunità di darci da fare per averli. E dobbiamo saper apprezzare questo, sebbene non sia facile né immediato.

Ma pazienza è anche saper aspettare. Come riconosciamo il valore del bruco poiché da esso nascerà la farfalla, così dobbiamo vivere il momento presente: anche se non ne siamo particolarmente soddisfatti, dobbiamo viverlo come un momento prezioso poiché è una tappa necessaria al raggiungimento delle nostre mete. Le mete stanno nel futuro, sono utili, come le stelle che orientano la rotta in mare aperto: il navigante fa in modo di seguire la loro direzione, ma non è suo scopo toccarle. Questa è una valida metafora del rapporto che dovremmo avere col futuro: usiamolo per orientare il nostro presente, ma viviamo saldamente in quest’ultimo. E’ il solo tempo che abbiamo.
Perché parliamo di pazienza? Perché è essenziale per la serenità di ogni giorno e per il conseguimento degli obiettivi futuri. Perché essere pazienti vuol dire esser consapevoli del valore del momento presente. Perché è una qualità da potenziare, ma anche da usare nell’immediato praticando la meditazione. Dobbiamo esser pazienti se i risultati non giungono immediati. Dobbiamo esser pazienti con la nostra mente, soprattutto ora che siamo maggiormente in grado di coglierla nel suo eterno oscillare da un giudizio all’altro, dal passato al futuro. La nostra mente è vagabonda: è la sua natura. Dobbiamo accettarla e docilmente ricondurla al presente, invitandola a fare esperienza della realtà così come è, senza giudicarla.

“Psicologica” è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana.

Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

2 commenti

  1. C’è proprio di una come lei? In momenti come questi dove famiglie sono abbondonate al prorpio destino?

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  2. C’è bisogno di tutti, caro Fiorenzo. Soprattutto in questo momento. C’è bisogno di punti di vista alternativi. C’è bisogno di dare valore alle persone ed ai loro reali desideri, alla vita ed a quello che già ci offre. C’è bisogno di ricordare che siamo uomini ed abbiamo il diritto ed il dovere di perseguire la nostra felicità, in contrapposizione a quanti vogliono farci credere che siamo solo lavoratori che non riescono a trovare lavoro, consumatori che non riescono a spendere.
    C’è bisogno di ricordare che esistono e sono praticabili abitudini e valori alternativi, che è possibile creare una società basata sulla cooperazione e sull’autodeterminazione, personale e collettiva. Tutto ciò richiede impegno, energia e pazienza. E la capacità di guardare alla realtà con mente aperta, la volontà di mobilitare le proprie risorse ed i proprio desideri verso questa direzione.
    Nel mio piccolo, ricordo che è possibile farlo e che bisogna cominciare col cambiare il modo di pensare e vivere il nostro presente. Noi siamo il punto di partenza. Noi, che iniziamo a cambiare la nostra sfera personale e poi comprendiamo che è possibile fare rete con gli altri che, come noi, coltivano il loro cambiamento.

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