“Variazioni enigmatiche”, un triste déjà vu

“Variazioni enigmatiche”, un triste déjà vu

Domenico Colosi

“Variazioni enigmatiche”, un triste déjà vu

Tag:

domenica 20 Marzo 2016 - 07:47

Svenevoli colpi di scena, doppie verità e vizi imperdonabili per uno spettacolo pretenzioso costruito sulla sola forza dello stereotipo

In un isolotto del Nord Europa il Nobel per la Letteratura Abel Znorko riceve Erik Larsen, giornalista di una piccola testata locale: tema della discussione l’ultimo romanzo dello scrittore incentrato sullo scambio epistolare protratto per anni con una donna misteriosa conosciuta solo con l’iniziale H. A fronteggiarsi un vanesio uomo di lettere in lotta contro la volgarità del quotidiano ed un timido intervistatore: si procede per gradi, di disvelamento in disvelamento, fino a giungere al nome della protagonista del capolavoro di Znorko. Amata da entrambi, Helene diviene nei ricordi dei due uomini una personalità sfuggente, suadente variazione ad una melodia sconosciuta.

Svenevoli colpi di scena, doppie verità e vizi imperdonabili. “Variazioni enigmatiche” di Éric-Emmanuel Schmitt sviluppa un tema noto con la sola forza dello stereotipo: ambizioni ibseniane, fughe dal mondo, agnizioni continue per uno spettacolo piatto nel suo dispiegamento e lontano da ogni forma di originalità. Già visti e sentiti lo scrittore asceticamente concentrato su un sistematico rifiuto del mondo borghese, il giornalista-fan-amante in soccorso ad un idolo caduto nel fango, la musica classica a far da contrappunto ad una vicenda avvolta nel mistero. Scrittura debole, con qualche battuta fulminante diluita in un plot sempre pronto ad avvitarsi nel nonsense: scacciata la noia, si avverte la curiosità per una degradazione senza fine, talvolta semplicemente ridicola, in qualche caso addirittura aberrante; “less is more”, precetto della scuola minimalista sconosciuto al ridondante Schmitt in una scrittura costellata da estenuanti soluzioni paradossali che non producono alcun effetto sullo spettatore. A salvarsi dal naufragio l’esperto Saverio Marconi (Abel Znorko), abile nel donare un minimo di tridimensionalità ad un personaggio ordinario nella sua prevedibile eccentricità; discorso diverso per Gian Paolo Valentini (Erik Larsen), plagiato dalla desolante e perversa modestia di un lavoro smaccatamente pretenzioso. Vizi abituali per Éric-Emmanuel Schmitt tradotti in uno spettacolo che non riesce mai a suggerire un’idea di claustrofobia anche in presenza di tutti gli elementi necessari. Nessun sussulto, in questa direzione, neanche da parte della regista Gabriela Eleonori.

Le “Variazioni enigmatiche” del titolo, dunque, composizioni del britannico Edward Elgar a fare da correlativo oggettivo alle vicende narrate: unico balenio di interesse, probabilmente, in una Sala Laudamo deserta, mentre sul palco un agitarsi convulso prova a rendere credibile l’ennesima (evitabile) sorpresa. Il tracollo finale prima degli applausi di cortesia: un sorriso in luogo della commozione, la farsa si è compiuta.

Domenico Colosi

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007