Piemonte, Picciolo accetta la sfida del Comitato: "Sì ad un confronto, è una battaglia comune"

Piemonte, Picciolo accetta la sfida del Comitato: “Sì ad un confronto, è una battaglia comune”

Rosaria Brancato

Piemonte, Picciolo accetta la sfida del Comitato: “Sì ad un confronto, è una battaglia comune”

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mercoledì 20 Maggio 2015 - 22:05

"Pronto ad un confronto pubblico in qualsiasi momento. Non esiste alcun accordo nelle segrete stanze". E' il capogruppo regionale dei Dr Beppe Picciolo a raccogliere il guanto di sfida del Comitato salvare l'ospedale Piemonte per un chiarimento sui termini dell'accorpamento Piemonte-Neurolesi. Il matrimonio più discusso della città, quello tra le due aziende sanitarie pubbliche, continua ad infiammare gli animi.

“In ogni momento ed a qualsiasi ora siamo disponibili a fornire chiarimenti. E’ un invito che rivolgo ai vari comitati e movimenti che si stanno battendo per evitare la chiusura del nosocomio. Nessun accordo nelle segrete stanze, questa per il Piemonte è una battaglia comune che stiamo riuscendo a vincere proprio grazie all’unione con il Centro Neurolesi”. Domani pomeriggio si terrà la mobilitazione organizzata dal Comitato Salvare l’ospedale Piemonte ed il capogruppo regionale dei Democratici riformisti Beppe Picciolo, che insieme a Santi Formica ha portato avanti il ddl sulla fusione, non si tira indietro e si dichiara pronto a rispondere a qualsiasi perplessità sull’accorpamento.

Nei giorni scorsi era stato lo storico Comitato Salvare l’ospedale Piemonte a chiedere alla deputazione un confronto pubblico per chiarire tutti i dubbi sulle reali sorti del nosocomio e del Pronto soccorso, nonché dei reparti collegati e infine anche del punto nascita (quest’ultimo destinato ad essere chiuso).

Tra tutti i deputati che hanno seguito la vicenda sui diversi tavoli, da Palermo a Roma, è Picciolo ad “accettare la sfida” e a dirsi pronto ad un confronto davanti alla città sui dettagli del disegno di legge e sul matrimonio più discusso di Messina.

Anche perché, per restare in tema di matrimoni, come si usa dire “chi ha qualcosa da dire lo faccia adesso o taccia per sempre….”. Finora per la verità ci sono stati molti silenzi anche da parte di chi, come il sindaco, avrebbe dovuto e potuto avere un ruolo ben più incisivo di quello svolto.

Tornando alla “sfida all’ok Corral”, l’ultima tappa è stato il via libera della Commissione sanità all’Ars alla norma che porterà entro l’anno alla fusione tra Piemonte e Neurolesi ed alla nascita del polo di riabilitazione del meridione.

Secondo quanto più volte ribadito sia dall’assessore Borsellino che dai protagonisti dell’operazione, l’accorpamento tra le due aziende sanitarie pubbliche non comporterà lo smantellamento dell’emergenza-urgenza, né la chiusura del Pronto soccorso e dei reparti collegati, né la cancellazione dei posti per acuti che saranno 45 ai quali poi aggiungere i posti destinati alla riabilitazione (una parte, quelli Suap resteranno nell’attuale sede del Neurolesi).

Il Comitato Salvare l’ospedale Piemonte insieme alla Uil ed al fronte di quanti temono che dietro il ddl vi possa essere la chiusura del nosocomio, sia pure “postuma” al matrimonio o in itinere chiede chiarezza e si prepara a scendere in piazza per la terza volta dall’autunno scorso, domani pomeriggio.

Secondo il presidente del Comitato Marcello Minasi, la fusione Ha sancito l’atto di morte del Pronto Soccorso del Piemonte. Nella legge, infatti, appare cancellata la Chirurgia, senza la quale non si può parlare di pronto soccorso ma di un semplice Pte”. Il Comitato, inoltre si esprime negativamente sulla rimozione del Reparto di Ostetricia e Ginecologia, “ ma con l’inserimento della Stroke Unit vengono alla luce gli accordi portati avanti nelle segrete stanze. Infatti, non si capisce come possa essere triplicata questa Unità, già esistente sia al Policlinico che al Papardo, mentre, invece, ne è prevista una per ogni milione di abitanti. Si è tanto parlato del doppione costituito da Ostetricia e Ginecologia, per eliminare il reparto al Piemonte, adesso sbuca fuori la Stroke Unit, che altro non è che una ripetizione di unità già presenti negli altri ospedali cittadini”.

Insomma da chirurgia al punto nascita passando per il pronto soccorso 24 ore su 24, il Comitato chiede che siano resi pubblici i dettagli del progetto e gli obiettivi finali.

Non esistono accordi nelle segrete stanze e sono disponibile, con Santi Formica e quanti altri colleghi vorranno esserci, in ogni momento ad un confronto pubblico con i comitati, i movimenti e le associazioni di cittadini che meritoriamente si sono fino ad oggi battuti per salvare l’Ospedale Piemonte- è la risposta di Picciolo- Il disegno di legge è stata l’unica strada possibile per mantenere il pronto soccorso e per potenziare gli altri servizi sanitari indispensabili ad un modello di sanità che guarda al bene dei cittadini puntando sull’efficacia e sull’efficienza delle prestazioni offerte. Il Comitato dice che Chirurgia sarà chiusa? Evidentemente è più informato della Regione. Forse pensa che l’assessore alla sanità voglia mettere un cartello al pronto soccorso con la scritta “no feriti, no appendiciti? Scherziamo? Quanto al reparto di ginecologia e ostetricia ribadisco quanto detto in Commissione: nessuno tocchi il punto nascite fin quando non saranno adeguatamente attrezzati Papardo e Policlinico per far fronte alle nuove esigenze”.

Alla mobilitazione di domani aderisce anche Cambiamo Messina dal basso con una nota firmata dalla consigliera comunale Ivana Risitano e da Federico Alagna, portavoce del movimento. “l'assistenza sanitaria non è una merce del mercato ma un bene comune.”lo afferma l’Oms. Ci sono beni, e la sanità è tra questi, che devono essere sottratti alle logiche commerciali ed economiche, beni per i quali i fini non è il profitto ma l’uso condiviso. A Messina si sta verificando che un presidio ospedaliero, collocato in centro città, con un’utenza prevalentemente anziana, facilmente raggiungibile, paghi il prezzo dei tagli e della visione aziendalistica che inquina ormai tutto l’orizzonte dei servizi essenziali e dei diritti fondamentali. L’accorpamento sembra a molti una soluzione valida, l’unica che concili il bisogno di scelte improntate ai criteri dell’economicità con la salvaguardia del nosocomio. Eppure, non siamo convinti che ci si possa accontentare del male minore. Ci chiediamo come questo possa essere fatto senza tenere informati i cittadini su ciò che si sta decidendo sulle loro teste. Molti fra quelli che hanno sponsorizzato l’idea di accorpamento all’IRCCS Neurolesi, non hanno chiarito: – che destino avranno i dipendenti del Piemonte già trasferiti d’ufficio al Papardo in questi anni – quale destino per il rimanente personale – chi fornirà l’assistenza territoriale a quanti usufruiscono del presidio in mancanza di una rete territoriale efficace ed efficiente – come viene gestita l'attuale convivenza di ambulatori di due aziende”.

Domande che avrebbe dovuto porsi lo stesso sindaco Accorinti che invece sulla vicenda Piemonte, nonostante sia la massima autorità sanitaria, è stato fin troppo assente, se si esclude una lettera che sapeva tanto di “resa”nell’agosto 2014 e trasmessa alla Borsellino, la partecipazione alla manifestazione del 29 settembre e la convocazione di un tavolo tecnico allargato del quale se ne perse le tracce strada facendo. Quella in corso non è una battaglia tra due fazioni, ma un bivio che riguarda l’intera città per le prossime generazioni.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. Onorevole se veramente controllassero tutte le cliniche in Sicilia e in particolar modo MESSINA, troverebbero molti xxxxxx Interessi?

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  2. Onorevole se veramente controllassero tutte le cliniche in Sicilia e in particolar modo MESSINA, troverebbero molti xxxxxx Interessi?

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