Una via per Lucia Natoli, per colmare i vuoti di una toponomastica al maschile

Una via per Lucia Natoli, per colmare i vuoti di una toponomastica al maschile

Rosaria Brancato

Una via per Lucia Natoli, per colmare i vuoti di una toponomastica al maschile

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venerdì 27 Settembre 2013 - 21:14

A Messina le strade intitolate a donne sono appena il 4,1%. Il gruppo Toponomastica femminile da due anni si batte per promuovere il recupero della memoria e della storia di donne che sono diventate invisibili. L'Osservatorio per i minori, nel corso del dibattito organizzato dal corso"Donne, istituzioni e politica" ha proposto l'intitolazione di una via a Lucia Natoli. L'assessor Todesco ha accolto con favore l'idea.

“Anche le strade ci raccontano il difficile cammino delle donne e manifestano spesso un vuoto di memoria”. E’ la professoressa Antonella Cocchiara, coordinatrice del corso “Donne, politica e istituzioni”, ad aprire i lavori dell’incontro sulla toponomastica femminile, oggi pomeriggio nell’Aula IX dell’ex facoltà di Economia e commercio. E a Messina, in base ai dati, questo cammino è ancora lungo e questo vuoto di memoria incolmabile. Le donne, nella toponomastica femminile cittadina, sono invisibili e se esistono lo sono solo in quanto “mogli di…(re,principi)”, oppure sante o figure mitologiche. La percentuale di strade intitolate alle donne è bassissima, il 4,1% ed il fatto di essere in linea con i dati nazionali non consola affatto. A Messina, come ha spiegato Antonella Cocchiara attingendo ai dati del libro di Sergio Di Giacomo, le vie intitolate alle donne sono appena 53. Entrando nel dettaglio, 11 sono Madonne, 20 Sante, una suora, un’imprenditrice, 3 benefattrici, 2 letterate, 5 tra regine e principesse, 4 figure mitologiche. Nessuna scienziata, nessuna atleta, nessuna artista. Le ultime intitolazioni sono la piscina comunale a Graziella Campagna, l’asilo di Camaro a Suor Maria Francesca Giannetto, il belvedere di Grotte a Mia Martini. Solo 53 donne in un mare di vie, piazze, rotonde, slarghi, vicoli, intitolati a uomini, oppure a categorie di uomini ( via degli artigiani), o persino a numeri o lettere alfabetiche. E di queste 53 gran parte sono Madonne, Sante, consorti reali. “Eppure la nostra storia, quella messinese- ha ricordato la Cocchiara- è ricca di donne che hanno contribuito in modo determinante a “fare la storia”. Ma non ci sono. Sono diventate invisibili alla memoria”.

Proprio da questa constatazione, da questo guardarsi intorno e scoprire che la metà dell’umanità non esiste nella segnaletica stradale e nelle targhe di vie e piazze che è nato il gruppo Toponomastica femminile, inizialmente con una serie di riunioni tra insegnanti che volevano rendere concreti i progetti per le pari opportunità, poi divenuta un’iniziativa a carattere internazionale.

Già perché da Catania a Oslo, da Bari a Parigi la situazione non cambia di molto.

“O sante o regine, le donne o sono benedette o esistono in quanto mogli di re- ha spiegato la professoressa Pina Arena, referente di Toponomastica femminile- Le targhe sono la cartina di tornasole della discriminazione di genere”.

A Roma sono solo il 4% le strade intitolate alle donne, a Catania il 2%, nel sud si oscilla tra il 3 ed il 5%. A Messina il 4,1%, mentre in provincia vi sono comuni, come Rocca di Caprileone al 10% e Sant’Alessio all’11%, o come Condrò e Malvagna dove non esiste neanche una strada al femminile. “Ciò che non è nominato non esiste”. Questo è il più grande reato commesso senza spargere sangue né usare armi se non quella dell’oblio. Toponomastica femminile sta promuovendo diverse iniziative per intitolare piazze, vie, scalinate, ville, giardini, alle donne che hanno fatto la storia, piccola e grande. Sono stati avviati concorsi nelle scuole, come a Catania, che hanno portato alla pubblicazione di un libro realizzato dagli studenti con le proposte per tre strade da dedicare. Le donne ci sono, dalle 21 costituenti, alle scienziate, alle artiste, alle donne di pace, fino alle prime donne, quelle che “per prime” hanno aperto un percorso. Il cultore di storia patria Giovanni Molonia ha accompagnato i presenti al dibattito alla scoperta delle donne delle vie messinesi. E’ stato quindi Saro Visicaro, dell’Osservatorio per i minori Lucia Natoli a proporre l’intitolazione di una strada a Santa Lucia sopra Contesse, alla figura di Lucia Natoli, morta il 22 agosto 2007 nell’incendio del Rifugio del falco a Patti. Assistente sociale, psicologa, direttrice dei servizi sociali del Tribunale dei minori Lucia Natoli è stata una “pioniera”, quando, sul finire degli anni ’70, insieme ad altre donne, nell’inerzia delle istituzioni, aprì il primo consultorio a Santa Lucia. Nell’assenza di quanti avrebbero dovuto applicare la legge ci pensarono le donne, aprendo un consultorio autogestito basato sull’autotassazione e sul volontariato, inaugurato l’8 marzo del ’79. Le chiamavano “le signorine” e non mettevano il camice per non dare a quel luogo un’impronta “ospedaliera”. Una storia di donne che rischia di essere cancellata da una memoria selettiva, perché troppo spesso, come ha ricordato l’assessore comunale alla cultura Sergio Todesco “pensiamo alla Storia dei libri di storia e mai a quella delle storie quotidiane. Accolgo con piacere la proposta di Visicaro perché nelle dinamiche della toponomastiche si è consumata una doppia esclusione: quella di genere e quella degli ultimi. Ma sono gli ultimi a fare la Storia, dovremmo imparare a ripensarla tenendo conto di quelle figure che hanno lasciato un’impronta non sempre colta dagli storici”.

A proposito della “gente semplice” che fa la storia, Franca Sinagra Brisca da mesi promuove la mostra itinerante delle “Donne dei Nebrodi”, fotografie che sono scorci di storia delle nostre donne che hanno lottato per i diritti, contro la mafia, per la giustizia. Nei comuni dove viene portata la mostra, Franca Sinagra Brisca propone anche l’intitolazione di una via ad una “donna speciale”, in nome di quella che lei chiama “democrazia geografica ed ambientale”. Grazie al Carrettino delle idee in molte scuole messinesi la toponomastica femminile ha trovato cittadinanza. “Alla scuola Juvara- ha detto l’editore Dino Sturiale- saranno intitolate le aule, le palestre. Ed abbiamo proposto di dedicare il Cavalcavia, che divide due mondi, quello di chi ha due cellulari e quello del campo nomadi, a Gao, l’artista di strada, brasiliana, morta nell’indifferenza e nella solitudine”.

L’assessore Todesco ha sposato la proposta dell’intitolazione della strada di Santa Lucia sopra Contesse a Lucia Natoli, avviando un percorso di “cambiamento dal basso anche per la toponomastica” e si è detto disponibile ad ospitare al Palacultura la mostra delle Donne dei Nebrodi.

La “strada” è ancora lunga. Le targhe sono molto più che simboli, sono quei punti di riferimento che aiutano a muoverci e a memorizzare i luoghi. Eppure, di fronte a quelle pochissime targhe con il nome delle donne, le città sono tappezzate di migliaia di manifesti nei quali l’unica cosa che non conta , di quella donna, è il nome, quel che ha fatto, quel che è, e conta invece solo l’immagine, quasi sempre nuda. E anche questo, purtroppo, è un altro modo per continuare a farci restare invisibili, solo corpi che la memoria cancella velocemente.

Rosaria Brancato

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