Quanto è difficile fare cultura? I Sikilia: "Tanti sacrifici, ma non ci arrendiamo"

Quanto è difficile fare cultura? I Sikilia: “Tanti sacrifici, ma non ci arrendiamo”

Giusy Briguglio

Quanto è difficile fare cultura? I Sikilia: “Tanti sacrifici, ma non ci arrendiamo”

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giovedì 30 Ottobre 2014 - 16:42

I Sikilia sono un'associazione no profit di Santa Teresa che da 17 anni mette in scena spettacoli ispirato al patrimonio storico siciliano. Nonostante le difficoltà hanno deciso di produrre un nuovo spettacolo, "Terremigranti 1908-1920"

Quanto è difficile fare cultura? In una giornata che si apre con la notizia della proroga dello sfratto del Teatro Eliseo di Roma, ultima sintesi della difficile situazione in cui lavorano gli operatori culturali costretti ad abbassare la testa di fronte al vile denaro, la domanda diventa una constatazione, amara. Fare cultura comporta grandi sacrifici, ma se da un parte toglie dall’altra restituisce, regalando immense soddisfazioni, in qualsiasi realtà, grande o piccola.

I Sikilia nascono a Santa Teresa di Riva nel 1997 grazie a Cettina Sciacca, presidente e “mamma”. All’inizio c’era un gruppo di persone con una passione per la storia siciliana e per l’arte, in tutte le sue forme. All’inizio c’era una stanza piccola, concessa dal comune e c’era anche la possibilità di accedere ai contributi regionali, poca roba, ma pur sempre qualcosa. I Sikilia diventano presto un punto di riferimento culturale importante, non solo nella riviera jonica e non solo in Sicilia. E’ del 1998 la tournèe in Australia, presso le Comunità Siciliane e gli Istituti di Cultura di Melbourne e Adelaide. Un impegno, quello nel campo delle tradizioni popolari, che vale alla compagnia numerosi riconoscimenti.

Provare è difficile, perché lo spazio è poco, le prove si fanno di sera, quando i ragazzi sono liberi e si rischia di disturbare il vicinato, “ma le persone capiscono”. Poi , tra il 2003 e il 2004, l’associazione si trasferisce nei locali del Teatro Val d’Agrò, di proprietà del sig. Famulari. Il Teatro è chiuso da anni e non è in buone condizioni, ma la compagnia non si scoraggia e lo rimette a nuove con le proprie forze, anche economiche. Vengono ritinteggiate le pareti, risistemato il bagno e altri accorgimenti per rendere il Teatro accogliente e funzionale. Intanto sono stati tagliati i contributi regionali.

Quanto è difficile fare cultura? Cettina Sciacca lo sa bene perché ci fa i conti ogni fine mese, quando bisogna pagare, ad esempio, le bollette della luce del Teatro. E poi ci sono le spese per gli spettacoli, per i costumi di scena o per i musicisti professionisti a cui la compagnia si rivolge. “I ragazzi vorrebbero contribuire”, spiega, “ma io non voglio che gravi niente su di loro”. Per questo i Sikilia sono una grande famiglia che non comprende solo i 25 componenti del gruppo, ma anche le famiglie dei ragazzi che si spendono come possono per aiutarli nell’impresa di “fare cultura”. Tutti danno una mano. Ma i soldi sono sempre di mezzo e il Teatro può ospitare solo 150 posti: “Quanto dovrebbe costare un biglietto per recuperare le spese?”, si interroga Cettina Sciacca, “ci vorrebbe una struttura più grande o un minimo di contributo”.

I comuni della riviera li chiamano per farli esibire, ma anche da parte loro l’aiuto è poco, “non perché non vogliano, ma perché non possono”. “Tirare avanti è molto difficile per noi, ma c’è una grande volontà e un grande entusiasmo in quello che facciamo”. E, come dicevamo, sono tante le soddisfazioni. Infatti, i Sikilia non si fermano e hanno deciso di mettere in scena un nuovo spettacolo, “Terremigranti 1908-1920”, presentato in conferenza stampa pochi giorni fa alla presenza di personaggi illustri come l’architetto Antonino Principato, lo storico Franz Riccobono e la poetessa Rosa Gazzara Siciliano.

“Terremigranti nasce parecchi anni fa, in occasione del centenario del terremoto del 1908”, racconta Cettina Sciacca, “il progetto allora era minimo, poi è stato portato avanti e al tema del terremoto è subentrato quello dell’immigrazione. Per noi si tratta di uno spettacolo innovativo che mette in scena il patrimonio siciliano in maniera diversa, più aperta. Abbiamo inserito delle tracce sonoro video per ricreare l’emotività di quel tragico momento”, continua Cettina Sciacca, “siamo soddisfatti del lavoro svolto, è una nuova esperienza per tutti”. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Val d’Agrò giorno 15 novembre alle ore 18.30, giorno 29 novembre alle 20.30, il 30 novembre alle 18.30 e il 7 dicembre alle 20.30.

“Vogliamo tenere il Teatro aperto e sensibilizzare la gente, anche se non sappiamo che riscontro avremo”, conclude Cettina Sciacca. Ebbene, fare cultura è difficile, serve una grande passione per non arrendersi, come quella che guida i Sikilia. Oggi i tempi sono duri, ma la speranza è che le cose possano cambiare.

Giusy Briguglio

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