Favorì la latitanza del boss Francesco Pelle, non risponde al gip il fisioterapista Stefano Violi

Favorì la latitanza del boss Francesco Pelle, non risponde al gip il fisioterapista Stefano Violi

Favorì la latitanza del boss Francesco Pelle, non risponde al gip il fisioterapista Stefano Violi

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lunedì 16 Luglio 2012 - 13:53

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Stefano Voli, il fisioterapista arrestato per aver aiutato il boss della 'ndrangheta Francesco Pelle durante la latitanza. Violi ha fatto scena muta davanti al gip di Reggio, Tommasina Cutroneo.

Si è chiuso nel mutismo avvalendosi della facoltà di non rispondere. Ha scelto di non rispondere alle domande del gip del Tribunale di Reggio, Tommasina Cutroneo, l’ex fisioterapista del Centro Neurolesi di Messina, Stefano Andrea Violi, 35 anni. L’uomo, residente a Bova Marina, arrestato era stato arrestato venerdì scorso dai Carabinieri con l’accusa di aver favorito la latitanza del boss della ‘ndrangheta Francesco Pelle, coinvolto nella faida di San Luca e nella strage di Duisburg, Da Messina era giunto anche il sostituto procuratore della Dda, Giuseppe Verzera che aveva chiesto l’ordine di custodia cautelare firmato dal gip Maria Vermiglio. Un viaggio inutile dal momento che Violi per ora ha preferito non parlare. Violi è accusato di aver coperto Pelle, nel periodo della sua latitanza, quando fu costretto al ricovero per sette mesi nel reparto di Riabilitazione del Centro Neurolesi di Messina. Il boss fu ricoverato sotto falso nome. Tutti lo conoscevano come signor Scipione ed aveva detto, a così fu riportato nel referto, di aver riportato delle ferite d’arma da fuoco alla spalla durante una battuta di caccia. Secondo quanto emerso dalle indagini, invece, sarebbe stato ferito in un agguato mentre era latitante. Violi, durante il ricovero di Pelle, si sentiva telefonicamente con i parenti del boss per aggiornali sulle condizioni di salute del congiunto. La circostanza è stata confermata dai tabulati telefonici acquisiti dai Carabinieri.

2 commenti

  1. Fin troppo facile prevederlo nel commento all’articolo che preannunciava l’interrogatorio di oggi. Scena muta “doveva essere” e scena muta è stata.
    Ma del resto perché prendersela con un fisioterapista.
    Il signor “Scipione” per un presunto.. “incidente di caccia” sarà passato da un “pronto soccorso”, ovvero sarà stato soccorso da uno dei tanti medici conniventi.. volenti o costretti su cui la ndrangheta si appoggia alla bisogna.
    E poi sette mesi, dicasi sette mesi, ovvero 210 giorni, il signor “Scipione” poteva mai passarli al Bonino Puleio senza che nessuna carta mai ne mettesse in dubbio l’identità?
    A meno di qualche “lasciapassare” da parte di una “autorità” sicuramente ben presto si sarebbe scoperto chi era il signor “Scipione”, e questo senza considerare il carattere megalomane del “cognome” scelto.
    E le cure del signor Scipione chi le avrebbe pagate?
    O il “signor Scipione” era una “identità completa”, costruita sin da un falso certificato di nascita, e magari non la sola, a disposizione di un boss che ne avesse avuto bisogno?

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  2. fiorenzo crespantini 17 Luglio 2012 01:34

    Non è facile che un povero cristo, si metta a parlare rischiando lui e famiglia la vita.

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