Viaggio nel Piau. Tra Rfi-operatore immobiliare e chi trasforma sassi in oro

Viaggio nel Piau. Tra Rfi-operatore immobiliare e chi trasforma sassi in oro

Rosaria Brancato

Viaggio nel Piau. Tra Rfi-operatore immobiliare e chi trasforma sassi in oro

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giovedì 13 Luglio 2017 - 06:32

In questa seconda puntata esaminiamo le criticità degli Ambiti 2 e 3. Resta la cesura tra città e affaccio a mare ma quel che colpisce è il ruolo di Ferrovie dello Stato... che sveste i panni di gestore del trasporto pubblico per indossare quello di imprenditore

Nella prima puntata abbiamo esaminato le criticità dell’Ambito 1 (leggi qui) del Piau. Oggi passiamo agli Ambiti 2 e 3.

AMBITO 2- si sviluppa nella parte costiera a valle del fascio di binari della linea ferrata ed è compreso fra la fiumara Portalegni sino ad oltre la fiumara Zaera. L'ambito è attualmente molto degradato ed occupato da manufatti e attività artigianali.

Il piano propone uno sviluppo orientato al turismo, con l'insediamento di attività ricettive per lo sport, il tempo libero e la fruizione del mare. E’ previsto uno sviluppo alberghiero, il recupero della spiaggia e la creazione di un parco urbano.

AMBITO 3

Comprende la fascia a monte dell'ambito 2 ed è compreso tra la fiumara Portalegni fino ad oltre la fiumara Zaera.

E' previsto un mix urbano residenziale, ricettivo, direzionale, commerciale.

CRITICITA’

Per quanto riguarda la situazione dei terreni le criticità sono grosso modo le stesse che abbiamo visto nell’Ambito 1: rischio liquefazione in seguito ad amplificazione segnale sismico (fenomeno simile a quello delle sabbie mobili); inquinamento dei terreni, presenza di discariche (l’area a valle della via Don Blasco è costituita da una grande discarica formatasi a seguito del deposito delle macerie provenienti da terremoti, eventi bellici e successive ricostruzioni). Sono aree allagabili in seguito ad onde anomale o maremoti ed infine sono presenti numerosi foci torrentizie.

Valgono anche per questi due Ambiti gli stessi rilievi fatti per la zona falcata per gli accessi, dal momento che il progetto non prevede nuove vie ma solo la sistemazione dei sottopassi esistenti. Allarmano le foci torrentizie. Come vedremo nei capitoli conclusivi di questo viaggio nel Piau il Genio Civile ha chiesto numerose integrazioni al Progetto presentato dall’amministrazione. Tra queste c’è l’adeguamento del Piano alla gestione del rischio alluvioni, indispensabili vista la presenza di alvei torrentizi ed aree allagabili in seguito ad onde anomale.

Gli interventi negli Ambiti 2 e 3 aprono un capitolo fondamentale sul ruolo delle Ferrovie dello Stato. Se il Genio Civile ha alzato una serie di bandierine di stop sono altrettanto interessanti alcune note protocollate del dirigente del Dipartimento urbanistica, architetto Vincenzo Schiera e alcuni interventi del consigliere della terza circoscrizione Santi Interdonato (entrambe ignorate dall’amministrazione ma di grande valenza, sia sotto il profilo delle perplessità emerse che delle proposte avanzate). Le useremo adesso e nei prossimi giorni capire meglio alcune questioni.

IL RUOLO DELLE FERROVIE DELLO STATO

L’idea iniziale di interrare i fasci di binari è stata accantonata nelle versioni successive. Il tema fondamentale riguarda le sorti delle aree dismesse e l’utilizzo di queste.

Sia RFI che molti privati riusciranno a trasformare i sassi in oro.

Nelle aree ferroviarie dismesse a nord e sud della Via S. Cecilia il piano prevede la realizzazione di due zone urbanizzate denominate “Quartiere Mediterraneo Ecosostenibilecon strutture residenziali, recettive, direzionali, vicinali ed area pedonale- scriveva Santi Interdonato nell’aprile 2016 e nel gennaio 2017- La domanda, che vale anche per le aree dell’Ambito 4 è: RFI intende cedere al Comune queste aree oppure vuol mantenerne la titolarità per realizzare nella zona a cavallo della Via S. Cecilia un quartiere residenziale “di lusso” da cui, presumibilmente, possono scaturire ricavi molto cospicui? Se così fosse, l’operazione non sembrerebbe somigliare molto alla più classica delle speculazioni edilizie?

E se così fosse, si chiede Interdonato quale sarebbe la contropartita per il Comune e per la città visto che non saranno più interrati i binari e resterà la cesura che impedisce la libera fruizione del mare? Sono previste in cambio zone a verde, servizi? L’amministrazione fa riferimento ad un accorto siglato con RFI del quale però non c’è traccia tra gli allegati e non si capisce chi potrebbe fare la parte del leone.

Interdonato accenna anche al problema della delocalizzazione delle attività produttive esistenti. Il Piau (e questo è più evidente nell’Ambito 5 e nelle zone ex Zir e Zis), non prevede né la delocalizzazione per le attività esistenti che confliggono con la nuova vocazione nè la conversione.

E’ come se l’amministrazione avesse deciso di lasciare tutto così com’è, forse perché il cambiamento non risulta abbastanza gradito a coloro cui fa comodo lo status quo e non intendono trasferire in altro sito le proprie attività. Così facendo finisce per sacrificare a vantaggio dell’interesse di pochi l’irripetibile possibilità di pianificare un cambiamento fondamentale nelle strategie urbanistiche ed il perseguimento di una nuova prospettiva di sviluppo economico”.

Alla fine si ha l’impressione che alla giunta sia mancato quel pizzico di coraggio per cambiare fino in fondo, ed abbia scelto la via più comoda, preferendo l’edilizia residenziale nonostante i numeri dell’emigrazione siano allarmanti.

L’Amministrazione- conclude Interdonato- sta accettando senza battere ciglio che si mantenga anche per il futuro la storica cesura tra la città ed il suo mare rappresentata dalla presenza ingombrante dei binari ferroviari. Inoltre, perplessità si nutrono circa le soluzioni individuate per consentire l’accesso alla spiaggia attraverso quelli che sembrano dei pontili sopraelevati in corrispondenza della via Salandra e della via S. Cosimo. Il piano subisce la permanenza della invasiva presenza dei fasci ferroviari che ne condiziona negativamente lo sviluppo in termini di vivibilità del territorio”.

RFI quindi si “spoglia” delle vesti di protagonista del sistema trasporti per indossare quelli del costruttore o dell’imprenditore che investe nel mattone per realizzare profitti. Va da sé, e questo si fa più evidente con gli ambiti successivi, che non mancheranno i privati così avveduti e fortunati da riuscire ad acquistare aree degradate oggi ma destinate a diventare uno scrigno di ricchezze tra un paio d’anni.

Eppure più di un anno fa il dirigente del Dipartimento Vincenzo Schiera, in una nota indirizzata all’assessore De Cola aveva evidenziato queste criticità (come vedremo domani) “si consente ai proprietari delle aree (FF.SS e privati) la edificabilità delle aree prospiciente al mare in zona Stazione Centrale, quindi proprio nel cuore della città. Che la città ottenga al contempo sufficienti benefici da una operazione così importante credo sia una legittima aspettativa che non può ridursi al solo risultato (benché non disprezzabile) d'essere risanata in quell'area di confine che si sviluppa tra la stazione e l'intorno urbano, dove si susseguono una infinità di magazzini e capannoni, sia ferroviari quanto privati in buona parte in disuso e dove il degrado urbano segna negativamente il territorio. Occorre, dunque, che a fronte di una operazione edilizia così palesemente conveniente e lucrosa per FF.SS e per i privati vi sia un giusto "ritorno" per la città che proprio per la presenza dell'area ferroviaria ha dovuto rinunciare, fin dal secolo scorso ad una parte importantissima del suo naturale fronte mare; affaccio che adesso verrebbe consentito, esclusivamente e sempre a chi in tutti questi anni ha separato (anche se per espletare un servizio pubblico statale) questa parte di città dal suo mare e che oggi invece vediamo proporsi nelle vesti di operatore immobiliare per le stesse aree che lo Stato gli aveva affidato per realizzare ferrovie. Così come oggi proposto il progetto potrebbe risultare un'altra "occasione perduta" per questa città che tendenzialmente è stata sempre spinta a riempire spazi liberi (inedificabili) piuttosto che affrancare spazi per ridurre quell'inaccettabile gap che la vede da anni sempre agli ultimissimi posti nelle classifiche per vivibilità e verde pubblico oltre che non mancare a quell'appuntamento con la storia per riprendersi – di diritto – quell'affaccio a mare che da due secoli le viene negato”.

Schiera cita l’esempio di Bari dove il sindaco Michele Emiliano affidando il progetto allo studio Fuksas, ha utilizzato il PIAU per risanare la zona ferroviaria di Bari Centrale, in parte in disuso ,per creare un grande parco urbano sopraelevato ricucendo le due parti di città separate dalla linea ferroviaria ed aumentando il verde cittadino da 2,7 mq/ab a 5,1 mq/ab. A Palermo dove Leoluca Orlando ha utilizzato il PIAU per riprogettare due spazi urbani fortemente degradati: uno nella zona Porto Antico Cala ," Castellammare " e l'altro in zona ferroviaria " stazione Lolli" .

(continua…)

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. consiglio a tutti, per avere un’idea di guardare il video realizzato da UrbanFutureOrganization http://www.youtube.com/watch?v=SJq25o2Qfw4

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  2. Il progetto avveniristico e spettacolare di UrbanFutureOrganitation, da me esaltato già anni fà, era previsto in..”sinergia” e..complementare al progetto Ponte di Messina. Ma poiché questa città è nelle sue viscere maledettamente asservitap, colpevolmente o dolosamente alla lobby del NO Ponte, merita evidentemente il degrado e l’immobilismo “buddace” verso il quale è inesorabilmente condannata. La NEMESI non perdona. Colpisce tutti. Politici, classe dirigente, “intellighenzia”, giornalisti compresi ahinoi e…la quasi totalità dei cittadini.

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