Operazione "Case Basse": 16 condanne per associazione mafiosa, spaccio di droga ed estorsioni nella zona sud

Operazione “Case Basse”: 16 condanne per associazione mafiosa, spaccio di droga ed estorsioni nella zona sud

Operazione “Case Basse”: 16 condanne per associazione mafiosa, spaccio di droga ed estorsioni nella zona sud

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lunedì 05 Dicembre 2011 - 22:56

I giudici della Corte d'Appello hanno inflitto sedici condanne nel processo di secondo grado dell'operazione Case Basse. Alla sbarra presunti affiliati ai clan emergenti che gestivano spaccio di droga ed estorsioni nella zona sud.

Quattro conferme e dodici revisioni nel processo d’appello dell’operazione “Case Basse” per gli imputati accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni e detenzione illegale di armi. Le condanne più alte, 20 anni e 4 mesi, sono state inflitte a Gaetano Barbera e Marcello D’Arrigo, 11 anni e 8 mesi a Francesco Costa, 11 anni e 6 mesi a Vittorio Stracuzzi, 10 anni e 2 mesi a Vincenzo Mesiti e Giovanni Pappalardo, 10 anni e 8 mesi a Franca Centorrino, 10 anni ed un mese a Salvatore Strano, 10 anni a Salvatore Irrera, 9 mesi a Fortunato Barrile, 6 mesi a Rosario Di Stefano ed Antonino Giordano. Condanne confermate per Vincenzo Barbera, Placido Catrimi, Salvatore Centorrino e Francesco D’Agostino. L’operazione “Case Basse” scattò il 18 luglio 2008 quando i Carabinieri arrestarono 28 persone ritenute affiliate ad un’organizzazione criminale appena nata in città e capeggiata da tre detenuti nel carcere di Gazzi: Gaetano Barbera, Marcello D’Arrigo e Daniele Santovito.Gli investigatori, grazie ad intercettazioni telefoniche ed ambientali, accertarono che i tre continuavano ad impartire direttive dal carcere. In particolare il gruppo si occupava di estorsioni e spaccio di droga ed in un’occasione fu ordinato perfino un omicidio. Il delitto fu impedito dai Carabinieri grazie all’operazione “Ricarica” . I Militari dell’Arma eseguirono una serie di arresti prima che potesse essere attuato il piano che prevedeva l’uccisione di Antonio Spartà, fratello del boss della zona sud Giacomo Spartà. I boss comunicavano dalle celle grazie ad un telefono cellulare fatto entrare in carcere. La telefonata con la quale fu ordinato l’omicidio fu intercettata dai Carabinieri che sventarono il piano di morte.

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