“Non essere cattivo”, opera ultima di Claudio Caligari

“Non essere cattivo”, opera ultima di Claudio Caligari

Lavinia Consolato

“Non essere cattivo”, opera ultima di Claudio Caligari

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giovedì 22 Ottobre 2015 - 22:03

Claudio Caligari gira un nuovo film sulla droga, dopo “Amore tossico”. Caligari è morto a Roma, nel maggio di quest’anno, dopo aver concluso il montaggio della pellicola, presentata alla Mostra del Cinema di Venezia 72 e ora in lizza per gli Oscar. Ospite del “Senza Pasolini” l’attrice Silvia D’Amico.

Nel 1995, ad Ostia, Cesare (Luca Marinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi) spacciano e consumano droga, vivendo di eccessi e pericoli. Cesare abita con la madre e la nipotina, che lui ama, orfana dei genitori morti per l’eroina, che le hanno passato l’aids. Lui le regala un orsacchiotto con una maglietta su cui c’è scritto: “Non essere cattivo”. La bambina è destinata a morire e questo duro colpo non riesce a fermare Cesare, che anzi intensifica il suo lavoro, diventato sempre più violento.

Al contrario, Vittorio sente di dover cambiare: dopo l’incontro con Linda (Roberta Mattei), si distanzia da Cesare e comincia a fare il muratore. Tuttavia, i due amici non riescono a star separati a lungo, Vittorio cerca di portare sulla buona strada Cesare -che va pure ad abitare con una ragazza, Viviana (Silvia D’Amico)-, inutilmente, e anzi è di nuovo tentato dalla cocaina.

Insomma, dalla droga è difficile uscirne, se non se ne vuole uscire davvero. E Cesare dalla cocaina passa all’eroina, senza siringhe, però. Cesare prende sempre più una china violenta e il dramma è inevitabile.

Dopo Amore tossico (1983) sulla colonizzazione delle borgate pasoliniane a opera dell’eroina, Non essere cattivo racconta il mutato consumo e commercio di stupefacenti. Non è il semplice spaccato fenomenologico del nuovo mondo tossico, ma, più ambiziosamente, la fotografia dell’esito finale del mondo pasoliniano: oggi Accattone va in discoteca, consuma e spaccia cocaina e pastiglie.. La ricerca sul campo è stata fondamentale e ha portato alla luce una miniera di fatti e racconti di vita: un quadro antropologico impressionante per quantità e verità, da cui, più che un nuovo Accattone o un nuovo Amore tossico, potrebbe forse uscirne un nuovo Mean Streets”; così spiega Caligari.

Effettivamente l’idea è ambiziosa, ma senza voler essere cinici, questo film non si distingue da tanti altri che trattano lo stesso tema. Si ride all’inizio, si piange e ci si copre gli occhi davanti alla violenza, ma queste emozioni si devono soprattutto alla bravura dei due co-protagonisti, Marinelli e Borghi, mentre la sceneggiatura non è particolarmente originale. Presente alla proiezione l’attrice Silvia D’Amico, ospite del “Senza Pasolini”, in Sala Fasola.

Lavinia Consolato

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