Fallimento del progetto Accorinti, associazioni e movimenti insieme per un'alternativa condivisa

Fallimento del progetto Accorinti, associazioni e movimenti insieme per un’alternativa condivisa

Francesca Stornante

Fallimento del progetto Accorinti, associazioni e movimenti insieme per un’alternativa condivisa

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martedì 12 Aprile 2016 - 11:59

Un gruppo di associazioni e movimenti cittadini hanno deciso di condividere un percorso comune di idee e progetti per offrire una nuova visione di sviluppo e progettualità per la città. Partendo dal presupposto che l'amministrazione Accorinti ha fallito l'obiettivo è creare una piattaforma comune.

Contro il declino di una città che continua ad essere intrappolata senza nessuna programmazione. Contro un’amministrazione che non è riuscita a portare avanti il suo progetto e tre anni dopo conta solo fallimenti. Per dire che un’alternativa esiste ed è fatta da tanti movimenti e associazioni che stanno condividendo un percorso che si vuole fondare su una gestione intera collegiale. Con questi presupposti oggi Federazione Nuova Destra, Fratelli D’Italia, Italia Unica, L’Altra Messina, Libera Messina, Rete Civica per le infrastrutture al Sud, La Voce del Popolo per un Risveglio Italiano, Labdem, Reset, Popolari dell’Italia, Servizio Pubblico Peloro si sono seduti tutti intorno allo stesso tavolo per analizzare l’attuale quadro politico-amministrativo della città, anche alla luce degli ultimi rimpasti che hanno scosso la giunta Accorinti.

«Siamo stretti in una morsa tra chi gestisce adesso e chi tutela questa gestione per interessi personali e di continuità rispetto al passato. I cittadini oggi non sono più rappresentati. La città sa che questa amministrazione ha dovuto cambiare tutte le sue pedine perché i tre anni trascorsi sono solo di fallimenti. Oggi il nostro messaggio è per dire che fuori dal Palazzo c’è anche tanta gente che si vuole impegnare per costruire una società degna di questo nome e libera da occulti sistemi». Ha esordito così Franco Tiano, esponente della Nuova Destra che focalizzato l’attenzione su una situazione economica ormai non più sanabile. «I conti del Comune sono compromessi e lo disse oltre dieci anni fa l’ex sindaco Franco Providenti. Sappiamo che non sarà possibile andare subito ad elezioni, ma chiediamo alla città di non farsi strumentalizzare da chi dice che le associazioni hanno fallito. Qui ha fallito una piccola realtà che ha illuso tanta gente con un programma che doveva essere rivoluzionario. Dovevamo andare subito al dissesto, intanto per salvare tutte le piccole aziende che hanno crediti con il Comune da anni e che rischiano di fallire proprio perché aspettano quei soldi». Riflettori anche su Amam e partecipate, sull’operazione di affidamento dei rifiuti, sulla necessità che sia la Magistratura a entrare nei numeri delle società di Palazzo Zanca. «Per noi si dovrebbe privatizzare tutto il settore rifiuti».

Per Vento dello Stretto c’era Ferdinando Croce che ha sottolineato il nulla di fatto di questa amministrazione nel settore della cultura, dove sono passati tre assessori senza nessuna programmazione. Per Croce il rimpasto ha messo in luce lo snaturamento dell’esperienza Accorinti, svelando precise logiche spartitorie e un processo poco trasparente e cristallino.

Il messaggio di Labdem di Luigi Beninati per dire no alle suddivisioni per aree politiche: «Dichiarare il dissesto non è una cosa che fa onore alla città ma non è una scelta di natura politica, o c’è o non c’è. Piuttosto la scelta eventuale è di continuare a vivere alla giornata, di sopravvivere. Se errori sono stati commessi nel passato, oggi vanno rimossi affrontando i problemi, iniziando a fare chiarezza. Invece sembra si continui solo a prendere tempo, non capendo che tempo non ce n’è più. Ci sono 20 mila partite debitorie che aspettano di essere onorate e non risultano nei conti del Comune. Valutiamo di costituirci tutti insieme parte civile per tutti i danni subiti dai cittadini».

Per Ciccio Barbalace il punto di partenza potrebbe essere l’idea progettuale che Reset aveva costruito, soprattutto guardando a quanto stanno facendo Catania e Palermo. Per Ferdinando Rizzo di Rete Civica per le infrastrutture del mezzogiorno è poi necessario discutere di una prospettiva di governo e di visione della città, partendo da un’amara considerazione: «Che prospettiva ci può essere in un città che non riesce a mettere insieme il pranzo e la cena? Accorinti non è certo il futuro di questa città. Il problema è uno: avete mai sentito parlare questa giunta di lavoro? Negli ultimi dieci anni sono scappati diecimila giovani e una città che manda via i suoi giovani non ha più alcuna speranza. Pensare di basare lo sviluppo futuro della città sul Terminal Tremestieri che aumenta tempi e costi di percorrenza significa non avere nessuna visione futura. Sicilia e Calabria sono sempre più emarginalizzate. Inutile creare una grande area metropolitana se non ci sono le infrastrutture terrestri».

Per Reset Alessandro Tinaglia ha puntato l’attenzione sul perché oggi ci si trova a parlare di fallimento: «La città voleva il cambiamento, un signore con una magliettina ha pensato di poter impersonare questo cambiamento e oggi siamo di fronte a totale mancanza di sviluppo. Il primo che dovrebbe andare a casa di corsa dovrebbe essere il super segretario direttore generale. Riteniamo che l’unica soluzione sia andare al voto. Questa piattaforma potrebbe trovare una pacificazione che individui lo sviluppo condiviso rispetto al tema del lavoro. Potremmo dettare noi i tempi alla politica».

Lo spirito che anima tutte le associazioni è stato alla fine riassunto dalla rappresentate di Italia Unica: «Abbiamo la necessità di un disegno e progettualità alternativa a questo sistema di amministrazione che abbiamo avuto. E dobbiamo essere pronti a impersonare questo spirito».

Francesca Stornante

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