La catechesi attraverso l'arte. I linguaggi nel sacro

La catechesi attraverso l’arte. I linguaggi nel sacro

La catechesi attraverso l’arte. I linguaggi nel sacro

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venerdì 04 Marzo 2016 - 07:32

Ieri si è svolto il IX Simposio di Studi Catechetici presso l’Istituto Teologico S. Tommaso. A illustrare la forte valenza pedagogica che l’arte in tutte le sue forme ha nel racconto della sacralità è stato monsignor Letterio Gulletta, noto conoscitore delle bellezze artistiche e promotore, negli anni, della fervida, seppur circoscritta, fucina culturale cittadina

La catechesi attraverso l’arte è il tema scelto per il IX Simposio di Studi Catechetici, che si è svolto ieri presso l’Istituto Teologico San Tommaso, in collaborazione con il Centro di Pedagogia Religiosa “Don Giovanni Cravotta”.

La Sicilia possiede un ricco patrimonio artistico che giace, in gran parte, nei musei; si tratta di un patrimonio che tocca la sensibilità di chi lo fruisce e rischia di rimanere silente se nessuno si fa cassa di risonanza affinché queste opere tornino a essere protagoniste dello spazio liturgico”. Parole di monito forti, quelle con cui il Preside dell’Istituto Teologico, Don Giuseppe Cassaro, ha aperto i lavori di questa giornata di studio.

A illustrare la forte valenza pedagogica che l’arte in tutte le sue forme ha nel racconto della sacralità è stato monsignor Letterio Gulletta, noto conoscitore delle bellezze artistiche e promotore, negli anni, della fervida, seppur circoscritta, fucina culturale cittadina.

Il dibattito sul ruolo dell’arte sacra nell’ambito più ampio di un’ermeneutica pedagogica è sempre stato vivo anche se fondato, quasi sempre, su pareri discordanti: un’opera che ha un soggetto religioso è (ed è soltanto) arte sacra? “I musei (diocesani) – si domanda monsignor Gulletta – possono diventare luoghi pastorali o conserveranno sempre il ruolo ristretto di stanza delle meraviglie”?

La funzione evangelizzatrice dell’arte più volte ribadita nei documenti conciliari e riaffermata dalla CEI durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, attraverso una lettura “aggiornata” delle opere e non più (o non solo) secondo gli stilemi classici favorisce il confronto e la crescita spirituale oltre che culturale. “Nell’ambiente museale – prosegue Gulletta – diventa possibile elaborare linguaggi artistici nuovi con cui riscrivere la fede”; prosegue poi con una provocazione proponendo che, accanto ai tanti ministeri presenti nella Chiesa, venga istituita una figura che abbia la capacità di veicolare l’arte al fine di supportarne la speculazione spirituale.

Ci sono tanti personaggi come il Cardinale Martini, Pierluigi Lia, Vittorio Sgarbi, Dario Fo, Bruno Maggio che hanno (o hanno avuto) con l’opera d’arte un approccio vivo, complementare, in cui l’elemento interessante molto spesso non è la ricognizione degli elementi che si riscontrano in essa, bensì la metodologia di lettura e ciò che l’opera è capace di trasmettere pur cambiando il linguaggio a seconda del contesto di lettura ma conservando la sua centralità.

L’arte, dunque, ha una potenza simbolica e strategica enorme, soprattutto per chi s’interroga sull’affidabilita dell’esperienza religiosa e cristiana poiché essa è, in buona parte, storia di teologia e spiritualità.

I lavori moderati dal diacono Giovanni Garufi hanno previsto, nella seconda parte della mattinata, un laboratorio pratico di lettura di un’opera d’arte fra tre proposte, cui è seguito un interessante dibattito.

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