"Ciao Sel", un gruppo di delusi lascia il partito "c'è chi predica bene e razzola male"

“Ciao Sel”, un gruppo di delusi lascia il partito “c’è chi predica bene e razzola male”

Rosaria Brancato

“Ciao Sel”, un gruppo di delusi lascia il partito “c’è chi predica bene e razzola male”

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venerdì 25 Ottobre 2013 - 09:45

"Troppe ambiguità ed incapacità progettuale. Abbiamo fallito, non è questo il partito che sognavamo". Un gruppo di dirigenti e iscritti di SEL lascia il partito,con una nota che è anche l'esito di una riflessione avviata dopo le amministrative. "Da mesi Sel è divisa tra accorintiani ed antiaccorintiani che non riescono a dialogare in un clima di maccartismo. Chi la pensa diversamente è tacciato di eresia".

Ciao Sel. Con amarezza, con rammarico, ma anche con lucidità, un gruppo di dirigenti di Sinistra ecologia e libertà dice addio al partito, alla luce di una serie di riflessioni e di eventi che si sono verificati dalle amministrative ad oggi.

“Noi Andrea Carbone, Antonino Cicero, Elio Morabito, Dafne Musolino e Gaetano Rinaldi, dirigenti a vari livelli di Sinistra Ecologia e Libertà, prendiamo atto con serena lucidità della nostra sconfitta politica- si legge nel documento- Non siamo riusciti a costruire il partito che ci avevano fatto sognare. Con costanza, generosità e impegno, alcuni di noi hanno assunto, da tre anni responsabilità di direzione politica a livello regionale, provinciale e locale, altri invece da poco iscritti hanno partecipato al tentativo di ricostruzione del partito dopo una tempestosa e lacerante esperienza vissuta in occasione delle amministrative”.

Dopo il Congresso di Firenze del 2010, il loro sogno era quello di un “partito nuovo” e non di un nuovo partito, così come immaginato dallo stesso Nichi Vendola, che voleva puntare a molto più dell’ennesimo partitino alla soglia del 3%. Negli ultimi tre anni, raccontano nel documento, hanno provato a combattere le ambiguità che hanno caratterizzato l’azione politica di Sinistra Ecologia e Libertà.

“Un giorno antagonisti e il giorno dopo più appiattiti che mai sull’alleato di turno, in base a chi per primo rilasciava dichiarazioni. Abbiamo visto ammantare di nobili ideali pessime azioni motivate dall’interesse personale di alcuni. Le abbiamo evidenziate, ma ci siamo sentiti dire che per il bene del partito non era ancora il momento di affrontare il problema, ma quel momento non è arrivato mai”.

Ma gli ultimi tempi, a Messina, sono stati caratterizzati, secondo gli ormai ex Sel, dall’incapacità di uscire dalle secche dell’ambiguità nei comportamenti politici di una classe dirigente che non ha voluto urtare né quello che considera il suo alleato naturale, cioè il Pd, né scontentare la parte radicale del suo elettorato.

“Un esempio per tutti: in ognuno dei tre comuni più importanti della Sicilia alle ultime elezioni amministrative Sel appoggiava candidati Sindaci diversi, a Palermo ufficialmente Ferrandelli e una parte importante Orlando, a Messina ufficialmente Calabrò e una parte Accorinti, a Catania una parte Bianco e l’altra Iannitti. Dopo le amministrative di Messina abbiamo assistito alla rincorsa del carro del vincitore. Autorevoli esponenti nazionali e regionali del partito, non appena si è delineata l’affermazione di Accorinti al ballottaggio hanno fatto a gara nel cospargersi il capo di cenere chiedendo scusa, non si sa bene a chi, per il mancato appoggio al neo “Sindaco scalzo” plaudendo alla sua elezione con un’euforia inusitata. Ci è sembrato il peggiore dei trasformismi

Da giugno, spiegano ancora Carbone, Morabito, Musolino, Rinaldi e Cicero, il partito si è diviso tra gli accortiniani della prima ora, “ seguaci più che sostenitori che con entusiasmo, convinzione e ardore quasi fideistico diffondono il “verbo” accorintiano, in modo assolutamente acritico tacciando di eresia chiunque rilevi le molte criticità dell’amministrazione (mense scolastiche, costituzione SRR, assenza di politiche a sostegno dell’economia locale), in un clima di intolleranza e maccartismo. Dall’altra parte si è cristallizzata un’area che, senza affermarlo apertamente e con chiarezza, è avversa al nuovo Sindaco in maniera speculare agli accorintiani, anche se in assenza di un esame del dato politico”.

Insomma dalle elezioni Sel ha due anime: una accorintiana e l’altra antiaccorintiana che non riescono a dialogare fra loro e che neanche l’arrivo del garante è riuscito a riavvicinare. Con questo clima Sinistra ecologia e libertà si avvicina alla stagione de Congressi.

“E’ subito scattata la ricerca spasmodica di nuovi tesserati, non importava come la pensassero l’importante era che facessero giuramento di fedeltà al proprio “capetto” e fossero pronti a diventare “truppe cammellate” seguendo pratiche becere da vecchia politica. Non contano i documenti programmatici, non contano le idee, contano solo le tessere che hai fatto. Siamo consapevoli, che, dati i numeri in campo, saremmo stati determinanti per la vittoria di una delle due parti contrapposte. Tuttavia crediamo che essere capaci dirigenti di partito non significhi solo fare più tessere di qualcun altro. Abbiamo così deciso di tirarci fuori dal pantano in cui si trovano Sel e i suoi dirigenti e non parteciperemo ad alcuna attività congressuale e di partito. Non vogliamo più essere coinvolti in beghe che con la politica non hanno nulla a che vedere, non vogliamo più mischiare i nostri percorsi politici con chi pur dicendo di combattere il berlusconismo ne è nei fatti e nei modi il più fedele interprete. Non vogliamo più avere a che fare con chi predica bene e razzola male. Noi ci fermiamo qui”.

Dunque addio Sel alla vigilia dei Congressi, ma non addio alla Politica, perché sembra che alcuni delusi stiano pensando di avvicinarsi all’area di sinistra del Pd, rappresentata in questo momento da Civati.

Rosaria Brancato

3 commenti

  1. “Rifondazione Masochista” sarebbe il nome ideale per i neo fuoriusciti. Peccato che anche quelli rimasti lo vorranno perché è nello spirito della sinistra politica la voglia di masochismo purista.
    Ma i puristi sono quelli rimasti, inutilmente rimasti, tenacemente pronti a giocare ancora con le terminologie e i dogmi per potersi dividere sino a raggiungere percentuali da partito marxista-leninista (quello attuale dico), cioè infinitesimali prossime allo zero.
    Ma sottobanco è Civati la nuova frontiera della sinistra pura e non purista e, detto così fa anche ridere dal momento che il PD non è più un partito di centro-sinistra e neanche centrista, ma un partito “immobilista” dove ognuno può rispecchiarsi senza per questo riflettersi e nemmeno riflettere. Insomma una democrazia cristiana onnivora.

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  2. Scusate se mi permetto ma l’area di sinistra nel PD è rappresenta anche da Gianni Pittella vice presidente vicario del Parlamento Europeo, iscritto al partito socialista europeo e non al PPE!

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  3. si segnala che in seguito alla diffusione di questa notizia una folla di cittadini si è riversata nelle strade per manifestare il proprio sgomento. previste anche per i prossimi giorni pesanti ripercussioni per il traffico cittadino.

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