Sequestrati 320mila euro in beni all’imprenditore Filippo Denaro. Già pronto l’appello

Sequestrati 320mila euro in beni all’imprenditore Filippo Denaro. Già pronto l’appello

Sequestrati 320mila euro in beni all’imprenditore Filippo Denaro. Già pronto l’appello

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martedì 27 Agosto 2013 - 13:09

Il provvedimento è stato disposto dal gip Salvatore Mastroeni su richiesta del sostituto Fabrizio Monaco nell’ambito di un’inchiesta avviata dopo la segnalazione della sezione fallimentare del tribunale che sta gestendo il concordato preventivo per la vendita di una villa a Faro Superiore

Al centro dell’inchiesta che ha portato al sequestro preventivo di beni per un valore di 320 mila euro nei confronti dell’imprenditore Filippo Denaro c’è la mancata vendita di una villa a Faro Superiore. Un provvedimento contro il quale il legale del professionista, l’avvocato Bonni Candido, sta già preparando appello. Il provvedimento siglato dal gip Salvatore Mastroeni su richiesta del sostituto procuratore Fabrizio Monaco è maturato nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato per bancarotta fraudolenta in concorso l’imprenditore Filippo Denaro e che è stata avviata dalla Guardia di Finanza dopo una segnalazione della sezione fallimentare del tribunale che sta gestendo il concordato preventivo per la vendita di una villa a Faro Superiore.

Villa per la quale, come si evince da un’informativa dei finanzieri, era stato stipulato un contratto preliminare ad aprile 2009, quando la società stava già attraversando una fase di crisi. In questo preliminare stipulato con il padre, poi deceduto, da Filippo Denaro, già consigliere di amministrazione della società “Grasso Filippo e figlio srl” la società rappresentata dal padre si impegnava ad acquistare da Filippo Denaro per 650 mila euro una villa a Faro superiore. Ma all’esame delle Fiamme Gialle è balzato all’occhio l’evidente squilibrio delle condizioni contrattuali a vantaggio di Denaro e in danno alla società. E vediamo perché. La società, in caso di inadempimento da parte di Filippo Denaro avrebbe avuto diritto alla restituzione della sola caparra anziché del suo doppio, mentre in caso di inadempimento della società, essa avrebbe dovuto versare una penale di 200mila euro alla controparte, in aggiunta al diritto di quest’ultima di ritenere la caparra.

La villa di Faro non venne venduta e in ottemperanza alle disposizioni contenute nel preliminare di vendita Denaro intascò 320mila euro, 60mila a titolo di caparra confirmatoria e 260mila a titolo di acconto. Ai 320 mila euro si sarebbero andati a sommare 340mila euro. Cifra richiesta da Denaro perché accantonata a fondo rischi in seno alla proposta di concordato. Ma a far due conti si tratta di una cifra superiore alla differenza tra i 650mila euro, prezzo stabilito per la l’acquisto della villa e i 320mila euro già versati.

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