I tre volti di Chet Baker

I tre volti di Chet Baker

Giuseppina Borghese

I tre volti di Chet Baker

martedì 02 Settembre 2014 - 17:26

Premiato da una buona cornice di pubblico l’ambizioso progetto di Raffaella Cannioto per la regia di Simonetta Pisano. Tra le note più gradevoli, la voce di Danilo Cuccurullo, il trombettista Alessandro Presti e le coreografie di Alice Rella.

Tre Chet Baker si aggirano sul palcoscenico realizzato nella scalinata del Monte di Pietà: un attore dall’aria disincantata, presenza tragica e beffarda, un trombettista irresistibilmente timido e un cantante romantico, figure, quest’ultime, capaci di integrarsi e sdoppiarsi in un continuo gioco di stili e corrispondenze. L’ambizioso progetto di Raffaella Cannioto è quello di frazionare il personaggio Chet Baker per ricostruirlo tramite diversi linguaggi artistici, la musica, naturalmente, al centro della scena con la delicata voce di Danilo Cucurullo e la tromba di Alessandro Presti (accompagnati al pianoforte da Andrea Beneventano, al contrabbasso da Nello Toscano e alla batteria da Mimmo Papa), ancora immagini di Chet Baker proiettate alle pareti, con filmati inediti, interviste, fotografie; l’attrice Giada Vadalà a fare da voce narrante mentre Gianni Fortunato interpreta il Chet Baker conscio delle difficoltà di una vita in bilico tra genio creativo e compromesso, attraversa il palco con l’aria di un reduce afflitto dalla disperazione di un talento in parte dissipato sotto la scure pesante e insostenibile dell’astinenza. La droga, le dipendenze, l’atmosfera lisergica con il suo corredo di artificiale esaltazione e rapido ritorno nell’oscurità della depressione sono rappresentate con efficace fascinazione dalle due ballerine, la coreografa Alice Rella e la sua allieva Federica Vento, abili a dissolversi tra i veli per poi riapparire più volte durante lo spettacolo in un richiamo continuo alla lotta primordiale tra le energie positive e le forze oscure che albergano nelle intercapedini dell’animo umano.
Tra le note dei suoi più celebri successi, da “I Fall In Love Too Easily” a “Time After Time”, si svela il Chet Baker più intimo e inguaribilmente malinconico, quello di “You Make Me Feel So Young” e “My Funny Valentine”, il musicista che con la sua tromba regalò al jazz un soffio di sentimento. Uno spettacolo pacato e introspettivo.
Il Chet Baker di Simonetta Pisano esce di scena in punta di piedi, leggero, senza fare alcun rumore, proprio come ci piace immaginarlo in quel tragico pomeriggio di maggio del 1988, quando precipitò dal quarto piano di un hotel di Amsterdam, in circostanze misteriose.

Giuseppina Borghese

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