Contratto di servizio Amam-Comune. Non tutto è perduto. Forse

Contratto di servizio Amam-Comune. Non tutto è perduto. Forse

Contratto di servizio Amam-Comune. Non tutto è perduto. Forse

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giovedì 23 Maggio 2013 - 12:17

Una nota dell'ufficio legale chiarisce ulteriormente i termini: il canone di 15 milioni di euro all'anno che la partecipata dovrebbe versare nelle casse di palazzo Zanca viola le norme, però, intervenendo su manutenzione e implemento della rete...

Prima un parere dell’avvocatura comunale, poi uno dei revisori dei conti, infine un secondo da parte dei legali di palazzo Zanca. Tutti e tre negativi, e negativa è stata anche la votazione in aula: il contratto di servizio tra Amam, la partecipata che si occupa dell’acquedotto comunale, ed il Comune (che avrebbe garantito all’ente un introito annuale di quindici milioni di euro) è bocciato dal consiglio comunale, di fatto condannando palazzo Zanca al default. Cosa c’è da aggiungere? Ancora qualche chiarimento, richiesto dal presidente del consiglio Pippo Previti, di nuovo all’avvocatura, per avere sicurezza che la decisione, vero e proprio spartiacque per le sorti del COmune, non comporti alcun tipo di pericolo per i consiglieri.
Come rispondono i cinque legali Aldo Tigano, Mariangela Ferrara, Paolo falzea, Arturo Merlo e Francesco Marullo? Sostanzialmente rassicurando Previti ed il resto dei consiglieri. “I chiarimenti ricevuti confermano che il Comune di Messina – si legge nella nota di chiarimento – a prescindere dalla possibilità o meno che avrebbe avuto di richiedere un canone di concessione per l’uso dei beni strumentali alla gestione del servizio idrico, di fatto non avrebbe percepito dall’Amam alcuna somma per la gestione di detto uso, per non avere in concreto esercitato una facoltà che nel regime legislativo previgente non era impedita”.
Per una porta che lasciano aperta, però, i cinque legali “sprangano” un portone. “Ciò premesso, si tratta di stabilire se, alla luce della normativa vigente e delle regole che disciplinano la “perpetuatio dationis” come enucleate nell’originario parere – scrivono gli avvocati – il comune possa esercitare, ora come allora, la facoltà di imporre e richiedere il canone di concessione, in guisa tale da creare quella continuità che consentirebbe, oggi, di ritenere ravvisabile la fattispecie della perpetuatio dationis”.
Quindi palazzo Zanca può o non può imporlo come fosse una “continuazione” del canone che non ha richiesto quando poteva? La risposta confonde ancora più le idee. “Le difficoltà di questa soluzione sono molteplici”, si legge nella nota. nella quale, in sostanza, si spiega che la continuità dovrebbe essere “attuale e non semplicemente potenziale”. E invece non c’è. Un piccolissimo ulteriore spiraglio, il collegio di difesa lo lascia nelle ultime tre righe. Fermo restando che i 150 milioni in dieci anni che l’Amam dovrebbe far confluire nelle casse secondo il contratto di servizio bocciato contrastano con le norme, “è altresì vero che il predetto limite negativo non si estende agli oneri relativi alla straordinaria manutenzione ed a quelli relativi all’implementazione della rete”. Che, in italiano, vorrebbe dire che c’è la possibilità, per il Comune, di effettuare le manutenzioni, migliorare la rete e far pagare all’Amam il corrispettivo.

4 commenti

  1. Non commento per le risate. Pur di salvare la sedia calpesterebbero il corpo del loro padre. Questi soni i politici messinesi. Zittitevi, ne vale la vostra dignità, quella che vi è rimasta

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  2. mah…

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  3. Ma invece di aggrapparsi ai muri lisci, perchè non si è provveduto a censire al 31.12.2012 tutti i debiti dell’Amministrazione ed a certificarli per chiedere di poter accedere al fondo di cui al decreto legge n. 35 dell’8/4/2013 che consente anche ia comuni in pre-dissesto di fruire di un mutuo a 30/anni per pagare tali debiti certificati…. Non si sarebbe fatta una prima mossa per fare fronte alle emergenze ATM, MESSIANBIENTE, Servizi sociali, forniture ecc… Incredibile, ora vi è un ulteriore termine per chiedere tali fondi “residuali” rispetto ai 5/miliardi iniziali che scade il 30/09, facciamo perdere anche questa opportunità? mentre intanto leggiamo il pubblicato elenco dei comuni già ammessi e gli importi finanziati???? Ma, forse non si vule fare conoscere la vera entità dei debiti e ci si lascia affogare?!!!

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  4. Carissimo Luigi CROCE, lei sa meglio di me, come il limite naturale della procedura di riequilibrio rispetto a quella di dissesto guidato, è rappresentato dalla delibera di accertamento del perdurare dell’inadempimento da parte di Palazzo Zanca delle misure correttive e della sussistenza delle condizioni dal Testo Unico(art.244). Dopo il suddetto provvedimento (ad oggi ASSENTE) la Corte, assolto il suo compito di accertamento della situazione di dissesto, procede alla trasmissione della delibera per avviare la fase esecutiva affidata al Prefetto. Nel nostro caso le delibere di ricorso alla procedura di riequilibrio sono state adottate anteriormente all’adozione delle delibere di accertamento del perdurare dell’inadempimento delle misure correttive e della sussistenza delle condizioni di cui all’articolo citato, per cui restano sospese le procedure di dissesto guidato in pendenza di quelle per il riequilibrio pluriennale. Immagino che lo spirito della sua lettera sia quello di spronare il Consiglio Comunale ad assumere le responsabilità che ad esso competano, rispetto al piano di riequilibrio, non certo quello di influenzare negativamente la Corte, anche perchè mi pare complicato per tutti, modificare il regolamento e la prassi delle Sezioni Riunite.

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