Lo Stretto di Messina, l'habitat preferito di una particolare specie di squalo

Lo Stretto di Messina, l’habitat preferito di una particolare specie di squalo

Daniele Ingemi

Lo Stretto di Messina, l’habitat preferito di una particolare specie di squalo

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giovedì 28 Luglio 2016 - 22:55

Fin da sempre le acque dello Stretto sono popolate da varie specie di squalo, molte delle quali del tutto innocue per l'essere umano

Come ogni estate sullo Stretto di Messina si torna a parlare di avvistamenti di squali e quant’altro. Soprattutto negli ultimi giorni, a seguito di recenti catture di alcuni esemplari nelle acque dello Stretto. In realtà la presenza degli squali nei nostri mari non è una novità, specialmente per un lungo braccio di mare come lo Stretto di Messina, che vista la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, rappresenta una via preferenziale per le grandi migrazioni di grandi mammiferi marini e pure di molte specie di squali. Fra queste non mancano anche vari esemplari di squali, che possiamo considerare come delle specie autoctone dello Stretto, il quale rappresenta l’habitat ideale per la ricerca di cibo. Fra le varie specie, più o meno note nel mar Mediterraneo, troviamo il cosiddetto squalo Capopiatto, meglio noto con il nome scientifico di Hexanchus griseus Bonnaterre. In dialetto conosciuto anche con il termine di “pesci vacca”, come viene più volte identificato dai pescatori che quotidianamente vivono lo Stretto di Messina, data la sua notevole mole. Quella del Capopiatto è la specie più grande della famiglia dei Hexanchidae. La caratteristica principale degli squali Capopiatti è quella di avere un’unica pinna dorsale. Inoltre le loro dimensioni possono variare fra i 140 ed i 480 cm. Ma alcuni esemplari possono superare anche i 5 metri di lunghezza, quindi non bisogna stupirsi se il grosso squalo osservato recentemente nello Stretto sia da attribuire a questa specie.

Questi tipi di squali non rappresentano una minaccia per la balneazione. I Capopiatti, sono abituati a vivere a grandi profondità, e sovente, durante le ore notturne, come capita spesso nello Stretto di Messina, possono risalire fino in superficie per predare altri pesci o alle volte pure pesci spada e calamari. Nelle acque dello Stretto di Messina, molto pescose è ricche di vita per via delle forti correnti di marea che producono un ricambio d‘acqua davvero unico al mondo, il Capopiatto è una specie molto comune, solitamente innocua per l’uomo, a differenza di altre specie molto più pericolose (come i grandi squali Bianchi che popolano i mari del Sudafrica o dell’Australia). Il particolare habitat abissale fornito dallo Stretto, con i fondali che sprofondano fin sotto i 500 metri nella zona meridionale del Canale, è l’ideale per questa specie di animali che sovente sono abituati a vivere a grandi profondità. Abbiamo detto che è una specie abbastanza nota in gran parte del mar Mediterraneo ed innocua per l’uomo. Non di rado si lasciano avvicinare e persino accarezzare. Ma lo Stretto di Messina rimane l’unico luogo del Mediterraneo dove è più agevole osservalo, anche nei tratti sotto la costa, a profondità relativamente basse per questa specie.

Molto probabilmente questa specie di squalo preferirebbe le acque dello Stretto per cacciare durante le notti di luna piena, durante l’ingresso della corrente “Montante” che spinge enormi masse d’acqua dagli abissi dello Ionio fino all’imboccatura nord dello Stretto. In tale contesto, nelle giornate di luna piena, in cui si raggiunge il massimo “gradiente di marea” fra Ionio e Tirreno, con un notevole rinforzo delle correnti, gli squali Capopiatti sembrano farsi cullare dalla corrente “Montante” (da sud verso nord) che dalle buie profondità del mar Ionio li spinge diretti fino in superficie nella parte centrale dello Stretto di Messina, dove vi trovano l’habitat ideale per la caccia di piccoli pesci e calamari, sempre abbondanti nelle acque di questo ricchissimo braccio di mare. Appena finita la caccia gli stessi attendono l’ingresso della corrente contraria, la “Scendente”, molto forte e violenta in superficie, che li accompagna nelle profondità dello Ionio.

Daniele Ingemi

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