Quale futuro Per La RAM di Milazzo? Tra prospettive di riconversione, business e rischi ambientali

Quale futuro Per La RAM di Milazzo? Tra prospettive di riconversione, business e rischi ambientali

Alessandra Serio

Quale futuro Per La RAM di Milazzo? Tra prospettive di riconversione, business e rischi ambientali

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sabato 27 Settembre 2014 - 21:07

La sottile "guerra" dell'indotto e gli attacchi dei cittadini della Valle del Mela. Sullo sfondo, la "smobilitazione" dell'industria petrolchimica italiana.

L’incendio materiale è divampato nella notte tra venerdì e sabato. Ma il clima era rovente alla RAM già da qualche anno. Un ingresso massiccio di quote Kuwait, un corposo giro di poltrone, poi un sostanzioso cambio di rotta nell’indotto, dove sono entrate ditte e imprese diverse da quelle precedenti, sia nel campo delle manutenzioni che della sicurezza, sia nei trasporti che nella logistica. Una cosa soltanto non è cambiata all’impianto della Raffineria: la totale “blindatura” del complesso produttivo, a tutti i livelli, dall’organizzazione del personale ai protocolli di sicurezza. Fuori e dentro, però, dopo il cambio di rotta, è stato un crescendo di malumori che ha spinto la dirigenza, un paio di anni addietro, ad avviare una minuziosa indagine interna. Poco dopo, anche la magistratura si è occupata della RAM, scoprendo che un gran numero di dipendenti, denunciati, faceva la “cresta” sulla produzione, “grattandone” una parte, che portava regolarmente a casa.

La magistratura ovviamente si è occupata anche del rischio inquinamento da più parti paventato, sia per le emissioni della Ram che per la complessiva esposizione a diversi fattori inquinanti del triangolo produttivo della Valle del Mela. Diverse le tranche di indagine sugli episodi di sversamento di liquami in mare, così come i procedimenti relativi alle emissioni. Ancora in corso al Tribunale di Barcellona il troncone processuale principale, nell’ambito del quale sono state depositate corpose perizie. Come succede spesso in questo caso, una parte sono allarmanti, le altre tendono a ridurre il fattore di rischio per l’ambiente e la salute dei cittadini. Uno studio in particolare, ad esempio, ha rilevato che il livello di emissioni di polveri sottili degli impianti della Raffineria erano inferiori a quelli quotidianamente rilevati in via La Farina a Messina, l’arteria schiavizzata dal traffico e dai tir. Un dato che dovrebbe rassicurare gli abitanti della Valle del Mela? Certamente non rassicura i messinesi.

Un altro studio, effettuato all’Università di Messina, è stato acquisito lo scorso inverno dalla Guardia di Finanza di Milazzo e sembra rappresentare dati e proiezioni tra le più precise. Uno studio non nuovissimo ma fino a quel momento poco conosciuto, che confronta un campione di adolescenti della valle del Mela con i coetanei della vicina Montalbano, collocata più in alto e quindi meno esposta ai fattori inquinanti della zona. Un raffronto che evidenzia un incidenza di malformazioni e anomalie nello sviluppo degli organi genitali in particolare, davvero impressionante, nei bambini del comprensorio del Mela.

Mentre si facevano e disfacevano i cambi societari, le istanze da parte dei cittadini e dei comitati, preoccupati della salute dei residenti, si facevano sempre più pressanti. La dirigenza ha così deciso di istallare sponte propria alcune centraline rilevatrici delle emissioni, accanto a quelle dell’Arpa, che paiono funzionare a singhiozzo. In entrambi i casi, però, sono in dotazione alla stessa Raffineria. In questo clima, nell’ultimo anno il socio di maggioranza, l’Eni, ha intrapreso la strada della smobilitazione degli impianti di raffinazione in Italia, puntando esclusivamente sulla riconversione “Green” dello stabilimento di Venezia. Così anche a Milazzo, lo scorso luglio, il personale ha scioperato per solidarizzare con i colleghi di Priolo, Gela, Porto Marghera. Al momento alla RAM non tira affatto aria di smobilitazione, anzi Eni ha assicurato che Milazzo è uno di quegli impianti dove la produzione sarà certamente mantenuta, ma le spinte verso la riconversione industriale, anche alla luce delle scelte strategiche dell’Eni, si fanno sempre più forti.

Alessandra Serio

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