Noosfera Lucignolo. Sei giovedì e una domenica

Noosfera Lucignolo. Sei giovedì e una domenica

Domenico Colosi

Noosfera Lucignolo. Sei giovedì e una domenica

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domenica 07 Maggio 2017 - 10:14

Al ClanOff la fiaba nera di Pinocchio nella rilettura di Roberto Latini. Lo spettacolo giunge a Messina grazie alla collaborazione tra il Clan degli Attori e la Rete Latitudini

Nell’edizione originale del classico di Collodi, Pinocchio terminava i suoi vagabondaggi impiccato ad una quercia dopo il tradimento del Gatto e la Volpe. Un finale poi modificato sotto insistenza di centinaia di lettori destabilizzati da una svolta tanto inattesa. Una fiaba nera edulcorata per andare incontro ai sentimenti delle masse: non sorprende una vicenda del genere per quello che è forse l’unico vero Grande Romanzo Italiano, allegoria e profezia di uno Stato, di un Paese e di un popolo condannati ad una eterna immaturità. È pendaglio da forca l’irresponsabile Pinocchio, condotto da Lucignolo tra i balocchi di un mondo dove il giovedì non si lavora e la cui settimana è composta, per l’appunto, da “sei giovedì e una domenica”: grida asinine al brusco risveglio, quando il dionisiaco ha cancellato la ragionevolezza.

Se, come vuole l’adagio, l’ozio è il padre dei vizi, è anche progenitore dell’arte, di quell’intuizione nata da un distacco volontario dal grigio fluire. Scomposto, destrutturato in ogni singola parte, il Pinocchio rivisitato da Roberto Latini per Noosfera Lucignolo è un incubo allucinato, persecuzione e tortura dello slancio vitalistico ai danni della logica, o della semplice noia. Cronache da un Paese infantile, mentre un cappio aleggia minaccioso sulla scena: dalle modulazioni della voce si alternano i vari personaggi, la gestualità completa le movenze di burattini privi di una vera catarsi, le musiche di Gianluca Misiti regalano suggestioni luttuose. Come nel Diario di un pazzo di Gogol ogni pensiero è interrotto, ardori e mortificazioni divengono indistinguibili in una successione cronologica irregolare e sfrenata. Negli intimi locali del Teatro Clan Off diviene dunque ancora più claustrofobica la lunga performance finale, apparentemente slegata dai primi sviluppi. Il cappio agitato, la sedia rovesciata ed un uomo divenuto quadrupede a bagno in una vasca, un’allegria di naufragi che inquieta e destabilizza fino ai lunghissimi applausi finali.

Esplorazione della potenzialità del pensiero, la noosfera di Roberto Latini è pandemonio, grand guignol intellettuale che celebra il testo collodiano smembrandolo in epifanie cubiste. Un prodigio che restituisce all’attore un potere quasi sciamanico, una possessione rigenerante in una sequela infinita di inutili déjà vu.

Domenico Colosi

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