Messina: una città al collasso. IL VIDEO

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Ilaria Raffaele

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mercoledì 28 Novembre 2012 - 08:46

A scuotere le istituzioni cittadine a sette mesi dalle prossime elezioni amministrative, c'è l'interessamento alle finanze del Comune da parte della Corte dei Conti di Palermo

Questa città si può chiamare con diversi appellativi: la porta della Sicilia, la città dello Stretto, quella del terremoto del 1908, la vecchia Zancle. Oggi, però, sono due le cose che caratterizzano, più di ogni altra, la sua situazione: la crisi economica e l'emergenza lavoro. Messina è diventata, nel corso di anni di cattiva amministrazione, di clientelismo, la città del dissesto. Un nuovo Sulcis che ancora non è esploso in tutta la sua drammaticità: vuoi per il carattere indolente dei siciliani, che qui assume toni esasperati; vuoi per la rassegnazione di chi non ha mai vissuto una condizione di benessere prima di sprofondare nuovamente nella disperazione.

Il dissesto messinese riguarda soprattutto i conti del Comune, che influenzano la situazione finanziaria delle società partecipate e, a cascata, il mondo del lavoro. Dopo dibattiti, relazioni, conferenze stampa, non è ancora chiaro di quanto Palazzo Zanca sia in debito: un documento inviato dall’Area coordinamento economico finanziaria del Comune alla Corte dei Conti e datato 5 novembre 2012 stima l'ammontare del deficit a 60 milioni di euro. Ma i tre esperti nominati dal commissario straordinario Luigi Croce (che è subentrato a Giuseppe Buzzanca del Pdl, dimissionario con nove mesi di anticipo per correre all'Assemblea regionale) parlano di cifre decisamente più alte: 259 milioni di euro di debito che la città si deve accollare per non rischiare il fallimento.

Sotto il palazzo del Comune ogni giorno protestano i lavoratori di una società diversa. Sabato 10 novembre si sono uniti tutti insieme e sono scesi in piazza per rivendicare il loro diritto ad essere pagati. Sono lavoratori delle cooperative di servizi sociali, del teatro, dell'Azienda dei trasporti pubblici, del Comune, dello stabilimento di birra Triscele, delle case di cura private, dell'Ente fiera. È un elenco impressionante, si può dire che ciascun messinese conosca almeno un lavoratore la cui società è in crisi. Da mesi sono senza stipendio o rischiano il licenziamento quasi 4mila famiglie, in una città di 250mila abitanti.

A scuotere le istituzioni cittadine a sette mesi dalle prossime elezioni amministrative, c'è l'interessamento alle finanze del Comune da parte della Corte dei Conti di Palermo. Già lo scorso 9 novembre il commissario Luigi Croce era stato convocato dai giudici per relazionare sullo stato delle casse comunali e sulla capacità dell'Ente di garantire i servizi essenziali alla cittadinanza. Come conseguenza di quell'audizione, i messinesi si erano sentiti promettere lacrime e sangue. Ieri, un altro ultimatum della Corte dei Conti sembra riavvicinare drammaticamente l'ipotesi dissesto, con richieste pressanti per risanare i conti da mettere in atto entro 30 giorni. Intanto, per ridurre le spese del Comune, il commissario Croce ha già stabilito la fine delle attività di quattro Centri Servizio Circoscrizionali, lo stop alle mense scolastiche e ai servizi non essenziali. E dal 31 dicembre non saranno più rinnovati i contratti dei precari delle cooperative e delle società partecipate. Per la città, insomma, si prevedono tempi di magra degni di un dopoguerra. (Ilaria Raffaele)

11 commenti

  1. Salvatore Vernaci 28 Novembre 2012 09:19

    Dopo che al Comune di Taranto fu dichiarato il dissesto dal Commissario Prefettizio, a fronte delle ricadute negative per i Cittadini, le forze Politiche, sociali, sindacali, imprenditoriali della Città si posero la domanda se il dissesto poteva essere evitato e se il Commissario avesse fatto di tutto per evitarlo. Quasi tutti hanno convenuto che la dichiarazione di dissesto poteva essere benissimo evitata, ritenendo che sussistevano in Città le condizioni per dare attuazione al piano di risanamento attraverso la contrazione della spesa, ed un’attenta ed efficace politica di entrate ed alienazione del cospicuo patrimonio comunale. Non vorrei che la stessa situazione si venisse a verificare a Messina. Per me, a mio parere personale, MESSINA NON E’ DA DISSESTO, se si da il . via a specifiche e determinate soluzioni:.: 1) Avanzare la richiesta allo Stato del prestito di “pre-dissesto”, previsto dal D.L. 10. ottobre 2012 , n. 174.; 2) Cessione delle quote sociali delle Società partecipate; 3) Determinare e valutare effettivamente la consistenza patrimoniale delle unità immobiliari censite ed inserite nel piano triennale delle alienazioni; 4) Verificare la consistenza dei fitti attivi del Comune, rivalutare il canone o rectius procedere alla loro vendita 5) Mettere sul mercato tutti gli impianti sportivi presenti nella Città, affidandoli o alienandoli, secondo normativa vigente, ai privati; 6) Passare al fotovoltaico l’illuminazione pubblica e degli edifici e strutture comunali 7) Trasformare l’ATM in S.p.A ed aprire ai privati; 8) Cedere ai privati il 49% delle quote sociali dell’AMAM S.p.A.; 9) .- Rimodulare la dotazione organica del personale del Comune e delle Aziende comunali, con possibilità dell’istituto della mobilità.10) Modificare radicalmente il sistema degli appalti dei servizi sociali con l’introduzione dei “buoni” vaucher, dando piena libertà agli utenti di scegliersi la Cooperativa sociale accreditata al Comune, dalla quale si sentano trattati meglio con più cura, efficienza e qualità.11) Incrementare la lotta alla evasione ed elusione fiscale con controlli incrociati sulle utenze (ENEL, Aqua, IMU, Carasro, ecc…); 12) Avviare le azioni di rivalsa nei confronti dei Responsabili, colpevoli dei milioni di euro andati in prescrizione; 13) Avviare le azioni di rivalsa nei confronti di coloro che hanno causato o comunque provocato danno erariale, anche nel riconoscimento dei debiti fuori bilancio; effettuati per servizi non indispensabili 14 ) Revisione del salario accessorio dei dipendenti comunali, tenendo in debito conto la situazione finanziaria del Comune; 15) Riduzione drastica delle spese, limitandole ai servizi obbligatori ed indispensabili.
    Se si effettueranno gli interventi testè accennati, i debiti scompariranno o, comunque, saranno così esigui da non giustificare, affatto, una dichiarazione di dissesto.

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  2. quindi cosa frena dal dichiarare ufficialmente il dissesto? almeno si metterebbe un punto fermo da cui ripartire.

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  3. ma perchè NON fate un altra domanda… come operare per salvare e ripartire ?? questo modo di ragionare che anche TEMPOSTRETTO sollecita OVVERO disfattismo e lacrime a posteriori ,SALVO precedentemente (20 anni min) ogni ossequio al potente di turno ha portato a questa situazione difficile ma non impossibile.. OCCORRE SOLO FARE PULIZIA e chi ha pensato di sistemarsi da precario in qualche ente inizi a LAVORARE seriamente… agricoltura… pesca…. turismo….all’estero , insomma si torni a zappare invece che a manifestare !! Io e gli altri 200mila che provano a farlo entrando e uscendo da aziende private..cantieri e viaggiando per l’Italia quando a casa non cera o non c’è lavoro NON abbiamo mai manifestato chiedendo prebende come chi lo fa dopo che aver cercato di fare il furbetto !! Adesso gli devo pagare il debito e preferire il dissesto ..NO LICENZIATE CHI NON SERVE e fate ordine nei conti , amministrazione controllata e RIPARTIRE !!

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  4. esattamente cosi..bravo !!

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  5. ma quale dissesto…. amministrazione controllata , recupero crediti e a casa chi NON serve o NON mali nenti !!

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  6. Ebbene questa è la strada da seguire.

    Ora mi domando come mai Buzzanca e compagnia non l’ha seguita e ha fatto in modo di liquidare, tra gli altri, all’esperto Ruggeri la somma di circa 300.000 €?

    Certo per opportunità politica visto che comunque il buddace messinese è pronto sempre a pagare

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  7. molte delle proposte sono equivalenti a quanto si avrebbe “obbligatoriamente” in caso di dichiarazione di dissesto. ma si tratta di spunti interessanti, anche se temo siamo assolutamente fuori tempo massimo.
    non mi pare ci siano le condizioni e le persone adatte a fare quanto proposto.

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  8. vivo controvoglia a messina dal 2007, ma fortunatamente lavoro fuori. trovo che in questi 5 anni la situazione sia precipitata senza che nessuno facesse nulla.
    in caso di dissesto potrei avere l’occasione per chiedere a mia moglie “finalmente” di trasferirci in un posto civile, di certo non pagherò il disastro causato da una classe dirigente incapace.
    comunque vada, siamo alle porte di un dramma sociale che potrebbe avere serie ripercussioni sulla sicurezza stessa dei cittadini.
    non c’è nulla da salvare. bisognava pensarci prima.

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  9. Non vivo più a Messina da 3 anni. La mia città il mare il sole mi mancano come i miei genitori e mio fratello. Non mi manca la gente la rassegnazione il continuo “sopravvivere” spero che la situazione collassi davvero oltre la soglia della tipica rassegnazione della mediocrità messinese.
    Solo in questo modo si potrà ripartire. Odio i Messinesi Rassegnati.

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  10. le ripeto quanto detto in altro commento alle sue proposte: sono condivisibili,ma non vanno chieste a Croce.Andavano o vanno richieste ad un soggetto politico,SINDACO, che abbia una sua leggitimazione e maggioranza politica e non al Commissario, che appena presenta una proposta in consiglio i membri di quel consesso scappano.Cosa ciazzecca Croce.La proposta avrebbe dovuta farla a Buzzy oppure,ammesso che ci salviamo, al prossimo sindaco.Siamo fuori tempo egr.avvocato.

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  11. Mi piacerebbe sapere cosa ha fatto Vernaci durante la sua gestione. Oggi, in queste condizioni, è facile consigliare su come evitare. Non ci vuole molto a dire che Messina non è da dissesto e si può salvare. Certo le conseguenze saranno nefaste, ma credo sia più ingiusto, illudere con queste chiacchiere i messinesi e qualche addetto ai lavori che potrebbe anche convincersi che quanto proposto da Vernaci sia fattibile, anche se nessuno è stato capace e non ha voluto. Adesso dovrebbe farlo in meno di un mese Croce, neanche se fosse I Fantastici 4. Salvatore Vernaci, ormai è tardi. Si doveva pensare PRIMA, quando si poteva e si doveva, ma evidentemente ci sono state delle ragioni più o meno valide che non lo hanno consentito, sperando e illudendosi che i tempi delle vacche grasse non sarebbero mai finiti, ed invece……………sono finiti. Proteggere i politici in questo momento non serve a nessuno, neanche a loro. Dobbiamo dare un taglio se ci teniamo al cambiamento, quello vero per intenderci. Beppe Grillo, con il suo movimento ha iniziato a dare una spazzolata. La vecchia politica, le cariatidi che hanno distrutto Messina, visto che la selezione naturale ritarda a fare il suo corso, devono sparire per i prossimi 10 anni.

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