Giallo sulle dimissioni, Mantineo scarica le colpe e dice: "Decide Accorinti"

Giallo sulle dimissioni, Mantineo scarica le colpe e dice: “Decide Accorinti”

DLT-F.St.

Giallo sulle dimissioni, Mantineo scarica le colpe e dice: “Decide Accorinti”

Tag:

venerdì 14 Agosto 2015 - 06:28

Nella lettera indirizzata al sindaco Accorinti non risparmia critiche al Dirigente dei servizi sociali ed al segretario/direttore generale Antonio Le Donne, spiegando di essere stato lasciato solo in molte occasioni. I maligni sostengono che Mantineo stia mettendo con le spalle al muro il primo cittadino, obbligandolo a prendere una decisione che è nell'aria da mesi

«Ho inoltrato ieri al sindaco e alla giunta una nota dettagliata che segnala le difficoltà nel settore e cosa sia necessario fare. Adesso le mie dimissioni dipendono da ciò che il sindaco vorrà valutare». Così Nino Mantineo spiega il caso scoppiato a Palazzo Zanca a seguito della lettera indirizzata al sindaco Renato Accorinti e a tutti gli assessori. L'assessore ai servizi sociali Nino Mantineo, il più contestato della giunta Accorinti, ha messo nero su bianco una serie di motivazioni che spiegano il perchè si sente ormai impossibilitato a continuare questa esperienza amministrativa, ma non è ancora chiaro se le sue siano dimissioni ufficiali o se abbia voluto dare uno scossone. Per questo è stata immediatamente convocata una riunione di giunta che sta portando in questa vigilia di ferragosto tutti i pezzi dell'amministrazione Accorinti a Palazzo Zanca. Anche perchè tutti erano a conoscenza dei problemi nel settore dei servizi sociali ma a quanto pare le dimissioni, così su due piedi, hanno colto di sorpresa un po' tutti. Mantineo rimette ogni decisione nelle mani di Accorinti che adesso dovrà valutare attentamente il contenuto della lettera e scegliere se andare incontro alle difficoltà segnalate da Mantineo o congedarlo per intraprendere un altro tipo di percorso.

Nino Mantineo sarebbe il terzo assessore in meno di due anni e mezzo a lasciare l’incarico conferitogli dal sindaco Renato Accorinti all’indomani della vittoria elettorale al ballottaggio del 24 giugno 2013. Prima di lui avevano già lasciato l’ex assessore alla Cultura Sergio Todesco, andato a dirigere la Biblioteca Regionale e l’ex assessore alla Poltiche del Mare Filippo Cucinotta, che ha optato per la carriera di ricercatore universitaro, incompatibile con quella politica. Ma se i primi due si sono congedati in un clima di armonia, Mantineo potrebbe andar via sbattendo la porta. Nella lettera indirizzata al sindaco non risparmia critiche al Dirigente dei servizi sociali ed al segretario/direttore generale Antonio Le Donne, spiegando di essere stato lasciato solo in molte occasioni.

Mantineo è finito spesso nell’occhio del ciclone e la sua attività è stata sovente oggetto di critiche, ma lui si è sempre difeso e in più occasioni ha scaricato sul Dipartimento le inefficienze del settore dei servizi sociali. Anche di fronte alla perdita di ingenti finanziamenti ha declinato ogni responsabilità, imputando rirtadi e falle nelle procedure alla macchina burocratico-amministrativa di Palazzo Zanca. Con la sua lettera arriva le resa dei conti ed un vero e proprio atto d’accusa nei confronti dell’ex dirigente ai servizi sociali Giovanni Bruno, recentemente sostituito da Letteria Pollicino, e di Le Donne, uomo potentissimo a Palazzo Zanca.

I maligni sostengono che, con la sua lettera, Mantineo abbia voluto mettere con le spalle al muro il sindaco Accorinti, il quale da tempo non nutrirebbe più totale fiducia nel componente della sua giunta. Da mesi infatti, a Palazzo Zanca, circolavano voci su un suo allontanamento, ma pare che il primo cittadino cercasse il momento giusto per non far pensare ad una frattura interna. Ed il momento giusto doveva essere settembre, alla ripresa degli impegni universitari di Mantineo, professore all’Ateneo di Catanzaro. Mantineo sembra però aver anticipato i tempi, scaricando sugli altri le responsabilità del totale immobilismo nel settore dei servizi sociali e chiedendo ad Accorinti di prendere una decisione, sfiduciando lui o il dirigente ed il segretario/direttore generale, uomo fidatissimo , Antonio Le Donne.

Per l'assessore, la colpa della mancata rivoluzione prommessa in campagna elettorale è di tutti tranne che sua.

Danila La Torre – Francesca Stornante

DI SEGUITO LA LETTERA DI MANTINEO:

Con l’incontro del 7 agosto nella stanza del Sindaco e alla presenza del segretario generale, della dirigente Pollicino e dei funzionari del Dipartimento si è presa coscienza, in modo chiaro e senza incertezze, della crisi e della paralisi che attraversa il Dipartimento dei servizi sociali, a partire dalla gestione dei fondi Pac, ma, io ritengo, più in generale nella sua organizzazione che, come denunciato più volte, non appare né razionale e né funzionale rispetto ai suoi obiettivi.

Né mi sembra rimedio l’ordinanza sindacale con la quale, a far data dal 3 agosto, veniva assegnata alla funzione di Dirigente ad interim dello stesso Dipartimento la dottoressa Pollicino, in quanto l’incarico ad interim non è in alcun modo risolutivo delle esigenzeprioritarie, improcrastinabili, in capo al Dipartimento, né pone rimedio ad una situazione che da troppo tempo ho segnalato essere grave.

Mi ha molto sorpreso e ratttristato che nell’incontro del 7 agosto il sindaco e il segretario generale abbiano più volte lamentato di non conoscere la gravità della situazione che si stava determinando a proprosito dei fondi Pac.

Per maggiore chiarezza è fatto obbligo, quindi, ricordare le circostanze in cui avevo condiviso con il Sindaco, con la Giunta e con il Segretario generale, le mie preoccupazioni, reclamando a più riprese, in forma verbale e con note scritte, la necessità di intervenire con decisione e senza tentennamenti o rinvii ma con scelte che modificassero, a partire dal Dirigente e con la riorganizzazione del dipartimento, l’assetto e di avviare le procedure per l’utilizzo delle somme stanziate dal Piano di azione e coesione sociale (Pac).

Potremmo dire che erano certamente informati almeno il Sindaco e il Segretario generale della nota del 5 agosto 2014 (VEDI QUI), con la quale testualmente dichiarava “di non poter procedere alla prosecuzione della procedura” per ragioni di ordine finanziario e per la “situazione organizzativa del Dipartimento”. La nota proseguiva “nell’occasione si richiama l’attenzione sulla necessità di evitare la richieste di nuove procedure e progetti che presuppongono successivi adempimenti che l’attuale struttura non è in condizione di poter portare a conclusione e che espongono l’amministrazione e la dirigenza a gravi rischi di responsabilità amministrativa e contabile che il sottoscritto non potrà avallare”.

Evito, in questa sede, di fare commenti o di esprimere giudizi sulla natura e legittimità delle affermazioni del dirigente Bruno, preferendo attenermi a fatti incontrovertibili. In quella circostanza segnalai, al sindaco e al segretario generale, la gravità della posizione assunta dal dirigente, rappresentando che non vi erano le condizioni perché restasse a dirigere un Dipartimento che ha necessità di reperire fonti di finanziamento diversi da quelli del bilancio comunale, allo scopo di diversificare e migliorare l’offerta dei servizi ai cittadini. Ricordo che la nota del Dirigente fu trasmessa ad un mese dalla notifica dei decreti n. 97 e 99 del 1 luglio 2014 del Ministero degli Interni con i quali il Comune di Messina, capofila del Distretto D26 era stato ammesso al finanziamento del Piano di Intervento per i servizi di cura all’infanzia e di cura agli anziani per un ammontare rispettivamente di 1.995.973 euro e di 2.588.011,68 euro. Forse è utile invece sottolineare che il lavoro politico prodotto da me e dai sindaci del Distretto e dal gruppo piano dello stesso aveva fatto sì che il nostro Distretto ricevesse il decreto di finanziamento molto prima degli altri 33 distretti della Sicilia e, comunque sia, prime delle altre due città metropolitane.

Per una ricostruzione dei fatti oggettiva si ricorda, altresì, che alcuni giorni dalla notifica dei due decreti ministeriali, prima richiamati, io stesso avevo richiesto di incontrare il Dirigente del Dipartimento dei servizi sociali, il Ragioniere Generale, il vicesindaco. L'incontro è avvenuto il 30 luglio 2014 ed aveva lo scopo di affrontare la questione legata alla ridotta anticipazione dei fondi Pac, che per disposizione dell'autorità di gestione era fissata al 5%. Si rappresentava che tale importo necessitava che il Comune fosse in grado di intervenire finanziariamente, nel periodo intercorrente tra la spesa effettivamente sostenuta e rendicontata e prima che il Ministero erogasse, per gli stati di avanzamento, l'importo dovuto e corrispondente.

Questi fatti, spero, chiariscano che dovevamo sapere tutti quanto fosse rischio la gestione a fronte di una indisponibilità assoluta a mettere in moto le procedure di avvio e di spesa delle risorse finanziarie Pac.

Sottolineo nella progettazione Pac, sia nel primo nel secondo riparto, sia il risultato del compito del comitato dei sindaci del distretto, assolto da me direttamente, e che, con l'ausilio dell'ufficio piano, aveva prodotto una programmazione, almeno per il primo riparto, ammessa a finanziamento. Da allora e fino a oggi, con il comitato di sindaci, ho sempre svolto un'azione finalizzata a rendere l'organismo efficiente ed insieme fiducioso nei confronti del Comune capofila, per dirimere ogni dubbio incertezza legati ritardi ed inadempienze. Con il comitato di sindaci e con l’Anci siamo riusciti a fare pressione affinchè l'anticipazione ministeriale passasse dal 5% al 10% e ciò si è ottenuto attraverso la minaccia di delibere adottate da tutte le 14 amministrazioni locali, per lamentare le difficoltà di utilizzare un'anticipazione così limitata.

Ancora il dirigente Bruno con una nota del 21 aprile 2015, sulla possibilità che il distretto presentasse il piano di intervento per il secondo riparto, rappresentava non solo all'assessore al ramo, ma ancora una volta al sindaco, al vice sindaco, al segretario generale e al ragioniere generale le seguenti difficoltà:

1. La capacità di anticipazione delle spese ammessa a finanziamento da parte dell'amministrazione beneficiaria.

2. Una struttura organizzativa e gestionale degli uffici che consenta l'applicazione dei richiamati principi.

3. L'attività di rendicontazione, che deve garantire la continuità dell'erogazione dei finanziamenti, è lavoro di alta specializzazione che al momento non può essere eseguito.

Nella stessa nota si segnalava, inoltre, che "già per il primo riparto non si era provveduto alla nomina del RUP dei responsabili intervento (RI), quali figure fondamentali per la gestione” e che "tanto meno il ruolo può essere ricoperto dal dirigente".

Anche di questi fatti, di certo, il sindaco e il segretario generale dovevano essere a conoscenza, come pure dell'indisponibilità, da molto tempo manifestata dal dirigente ad interim, a ricoprire il ruolo.

Tale specifico problema, quello della gestione dei fondi Pac, a fronte del diniego del dirigente Bruno ad interpretare ogni azione finalizzata all'avvio della procedura, anche a seguito della mia interlocuzione con il Prefetto Riccio, Autorità di Gestione, in tempo ancora utile a riprendere le procedure per l'avvio del piano Pac, ho indirizzato al dirigente, al Dipartimento politiche sociali e al Segretario generale, quindi ne era a conoscenza, un sollecito a predisporre tutti gli atti amministrativi, finalizzati a: "Individuazione dei responsabili delle procedure ed avvio di bandi per le azioni relative al primo riparto (servizi di cura all'infanzia e servizi di cura agli anziani)". Indicavo ancora: "La prima (priorità) costituisce un'effettiva possibilità di orientare risorse specifiche attive ulteriori ad azioni migliorative rivolte agli anziani e all'infanzia, rispetto a quelle comunali, di tutto il distretto di 26, e, in secondo luogo, costituisce condizione impensabile per accedere ai finanziamenti del secondo riparto".

Il sollecito, che sottolineo indirizzato anche al Segretario generale, conteneva altre due priorità. L'integrazione, come richiesta dalla Regione, alla documentazione relativa al piano di zona 2013-2015, a tutt'oggi non esitata dagli uffici del Dipartimento, pena, come da me ancora una volta denunciato, la revoca del finanziamento pari a € 800.000; e, ancora, la richiesta di riorganizzazione del dipartimento e l'istituzione dell'Ufficio del servizio sociale, previsto dalla legge regionale del 1986 e dalla circolare dell'assessore regionale dell’8 aprile del 1999.

Su questa priorità, scrivevo nel sollecito, "all'esigenza, più volte rappresentata, e rispondente ad una non più rinviabile esigenza di razionalizzazione/funzionamento della struttura organizzativa attuale, in quanto risulta soprattutto carente sul piano dell'esercizio delle diverse funzioni ed aree di intervento: ovvero, l'esatta definizione dei compiti tra mansioni tecniche-professionali e mansioni amministrative, l’assegnazione di compiti e obiettivi gestionali e tempi di realizzazione degli stessi in capo ciascun funzionario e dipendente, la programmazione e il controllo e valutazione di tutti i servizi offerti ai cittadini". Il sollecito proseguiva: "Si raccomanda, quindi, di avanzare le proposte nel termine di 10 giorni dalla trasmissione… segnalando, in particolare sui Pac, che il Ministero degli Interni ha indicato il termine perentorio per comunicare l'avvenuto avvio o, in alternativa, le ragioni che l'abbiano ostacolato. Passato il termine di 10 giorni, ai sensi della delibera di giunta numero 295 del 7 maggio 2015, chiederò si avvii la procedura di sostituzione, adottando tutti provvedimenti di natura disciplinare amministrativa ". A tale sollecito, il dirigente Bruno rispondeva con la nota del 2 luglio 2015 richiamando le sue precedenti note con le quali comunicava le problematiche strutturali, finanziarie, e professionali del caso e si dichiarava in attesa della procedura di sostituzione e dei provvedimenti disciplinari e amministrativi.

Un chiaro riconoscimento di responsabilità, con ammissione o/e una sfida aperta e non celata alle minacce di sostituzione prospettate dall'assessore e dei provvedimenti disciplinari amministrativi, anche se non attivati, a tutt'oggi, dalla segreteria generale.

Ma si può riorganizzare il dipartimento? Sì, ma ci vuole una direzione mista di efficace.

Nel confronto con l'autorità di gestione, Prefetto Riccio, e con la Dirigente dell'assessorato regionale al welfare, di fronte ai ritardi accumulati dal Distretto di Messina, le due, all'unisono mi chiedevano: ma perché non sostituire il dirigente? Perché non ruotare i funzionari? Lapalissiano, dal punto di vista anche delle due alte rappresentanti. E’ quello che ho cercato in questi due anni di ottenere dai vertici amministrativi.

La vicenda dei fondi Pac, non del tutto ancora risolta negativamente a sfavore della città di Messina e sempre che si orienti tutta l'attività amministrativa a rendere concreto ed immediato l'avvio di tutte le procedure: richiesta al Ministero degli Interni dell'anticipazione del 10%; indicazione dei responsabili di tutte le procedure; nel contempo avvio dei bandi di gara per la ristrutturazione dei locali adibiti ad asili, San Licandro e Camaro, e per l'affido dei servizi di assistenza domiciliare anziani e di assistenza integrata anziani) mi riporta alla questione, prima solo accennata, di un riordino del Dipartimento che, anche con la determinazione dirigenziale, a firma del dirigente Bruno del 28 luglio 2015, rischia non già di non essere migliorato, come pure deriverebbe, ma, anzi, di porsi fuori anche dagli obblighi di legge, quelli che nella regione Sicilia sono introdotte a partire dalla legge numero 2 del 1986 e dalla legge numero 328 del 2000, come segnalato, da ultimo, dallo stesso ordine degli assistenti sociali, che hanno comunicato un atto di diffida ad attuare la determina dirigenziale. Infatti, come da ultimo segnalato dalle stesse assistenti sociali del dipartimento, il provvedimento dirigenziale non istituisce l'Ufficio di servizio sociale, come invece richiesto fin dal suo insediamento dall'assessore.

Così, tutti gli atti di indirizzo politico, fin dal 2013, con l'avvio della conferenza di servizi convocata per avviare nuovi Piani di zona, 2013-2015, perfino gli Stati generali -preceduti da un incontro con tutta la giunta, cui partecipava il gruppo di lavoro, che segnalò con me i seri problemi di organizzazione del dipartimento e di attualizzazione in atti amministrativi delle linee di indirizzo politico– convocati proprio per rilanciare i servizi di welfare municipale con l'apporto di tutti i soggetti selezionati (Asp, Irccs, Università, Tribunali, Camera di commercio…); soggetti sociali, Consulta comunale delle organizzazioni sociali, volontariato, centrale delle cooperative; organizzazioni datoriali e ordini professionali; organizzazioni sindacali; rappresentanti delle chiese delle confessioni religiose (Caritas, Chiesa valdese, evangelici), si pose la questione di una organizzazione ed un aggiornamento della macchina amministrativa.

In quella occasione, tante proposte sono emerse, anche con il contributo degli assessori del Comune intervenuti, tutti orientati costituire forme di partecipazione e di collaborazione interistituzionale e interassensoriale per monitorare i servizi di welfare a favore della persona.

Cosa rimane di questa esperienza?

Solo, titolo esemplificativo, nell'ambito della delega alle politiche sociali.

1. Avvio utilizzo delle risorse del piano di zona, a partire dal 2011 e fino al 2010, pari a oltre 16 milioni di euro, immobilizzati alla Regione e non spesi. Di essi si attende da parte della Regione la rendicontazione che deve essere resa dagli uffici. Corre l'obbligo che con una nota assessoriale del 7 luglio 2014, chiedevo "l'attivazione delle procedure di gara per l'affidamento dei servizi di cui al piano di zona 2010-2012, che ad oggi non sono state attivate, ovvero il pronto soccorso sociale, assistenza donne difficoltà, centro Happy days ";

2. Riavvio delle procedure di finanziamento di un asilo nido aziendale;

3. Presentazione del piano di zona 2013-2015;

4. Partecipazione, per la prima volta, all'assegnazione dei fondi Inps per il progetto Home care Premium, assistenza ai disabili;

5. Protocollo d'intesa con l'Asp, le aziende ospedaliere e l'azienda Policlinico sulle buone prassi del TSO;

6. SPRAR di Villa Lina per famiglie richiedenti asilo;

7. Protocollo per l'assegnazione dello spazio dell'Istituto Marino per il Centro Prima Pietra, a favore dei bambini autistici;

8. Rinnovo della convenzione con la fondazione Don Pino Puglisi per le vittime di usura e per progetti di micro credito;

9. Avvio delle procedure per la scelta del Consiglio comunale della figura della garante dell'infanzia;

10. Bando per i morosi incolpevoli;

11. Regolamento il bando per le esenzioni e le agevolazioni Tari;

12. Partenariato della città di Messina con una rete europea nel progetto Urbact, accoglienza migranti;

13. 500 minori stranieri non accompagnati accolti strutture di prima seconda accoglienza;

14. Partecipazione in qualità di esperto Anci al gruppo interassensoriale regionale nella definizione dei LEA (livelli essenziali di assistenza);

15. Avvio delle procedure di messa in sicurezza della struttura di Casa Serena, e lavori per l'adeguamento;

16. Short list dei progettisti in progettazione sociale;

17. Partecipazione con la Consulta delle organizzazioni sociali alla giornata contro il razzismo e a Libera;

18. Stati generali del welfare municipale, preceduti dall'incontro con 50 gruppi sociali ed istituzionali.

Tante di queste attività sono state rese possibili anche dal personale del dipartimento, e devo di tutto ciò ringraziarli. Tutte sono state non solo accompagnate, talvolta elaborate e programmate insieme al gruppo di lavoro di alto livello umano e professionale che gratuitamente mi ha affiancato e che via via si sentiva abbandonato, non già da me, ma dai vertici amministrativi. Tanti i cittadini e le cittadine, i volontari, i migliaia di cittadini stranieri che ho incontrato, accolto, per come meglio potevo.

Ho cercato di creare un gruppo permanente, prima che tutto fosse assegnato alla competenza della Prefettura, che si coordinasse con le altre Istituzioni per meglio render ospitale la nostra città, che, peraltro, in questi due anni continua a dare prova di generosità.Dovrò, a distanza di tempo, chiedere scusa al Prefetto per l'espressione usata sui confronti. È nuociuto più a me che a lui. Egli sa, per averlo incontrato molte volte, che non volevo offendere la sua persona ma è stato il mio modo di protestare per la piega che avrebbe preso l'accoglienza dei migranti con la creazione delle tendopoli.

Ho goduto della stima e simpatia reciproca di coloro che mi hanno collaborato, a cominciare da chi ha curato tutti gli affari di segreteria, e del sostegno dei tanti, molti sconosciuti, dei quasi 500 che mi avevano votato alle elezioni amministrative del 2013.

Per tutte le ragioni esposte, affido al sindaco la volontà di procedere sulle questioni da me sollevate, o intervenendo direttamente per modificare la condizione attuale del dipartimento o di ritenere che sia opportuno procedere al mio ricambio, dando tempi e modalità diversi di soluzione alle questioni da me richiamate. Posso solo aggiungere che l'esperienza di una Messina che cambiasse dal basso, con la partecipazione attiva di tutti, liberandola, in primo luogo dalla rassegnazione dalla paralisi, è stato il motivo principale che mi ha condotto prima candidarmi nella lista e poi ad assolvere al compito difficile di assessore. La delega alle politiche sociali, sapevo bene, fosse difficile. Tante incrostazioni, ritardi, interessi coinvolti; tanti operatori ereditati dalle vecchie gestioni; servizi standardizzati non più rispondenti alle nuove esigenze dei poveri, dei giovani, dei bambini. Anche per questo aveva accettato l'impegno, cui ho dedicato tutte le mie energie, sacrificando anche rapporti con la mia famiglia e con il mio lavoro. Non mi hanno scoraggiato tante critiche, né il fatto che spesso mi sono sentito solo, non potendo condividere come avrei voluto con il gruppo della giunta le mie preoccupazioni. Mi rattrista e mi preoccupa oggi non considerare che le ragioni da me esposte richiederebbero un cambio di marcia amministrativo che non è stato colto, neppure di fronte ai guasti, ritardi, inadempienze che hanno caratterizzato l'azione amministrativa. Ma qualcuno di questo ne deve rispondere. Ed io non mi sento irresponsabile se qualcuno ha preferito non vedere e non intervenire.

Sempre con amicizia,

Nino Mantineo».

12 commenti

  1. Maestra è colpa sua ….. è colpa sua …. io non sono stato 😀

    0
    0
  2. Maestra è colpa sua ….. è colpa sua …. io non sono stato 😀

    0
    0
  3. grave perdita

    0
    0
  4. grave perdita

    0
    0
  5. Si dimette mantineo..viva mantineo……

    0
    0
  6. Si dimette mantineo..viva mantineo……

    0
    0
  7. stanno morendo nell’indifferenza assoluta dei cittadini,e non c’è sconfitta politica più cocente

    0
    0
  8. stanno morendo nell’indifferenza assoluta dei cittadini,e non c’è sconfitta politica più cocente

    0
    0
  9. La colpa è sempre degli altri…..
    Sighhh…..

    0
    0
  10. La colpa è sempre degli altri…..
    Sighhh…..

    0
    0
  11. sig.Mantineo,siamo tibetani mica buddaci.

    0
    0
  12. sig.Mantineo,siamo tibetani mica buddaci.

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007