L'allarme delle Acli: "In Sicilia 7 famiglie su 10 sono in affanno"

L’allarme delle Acli: “In Sicilia 7 famiglie su 10 sono in affanno”

Rosaria Brancato

L’allarme delle Acli: “In Sicilia 7 famiglie su 10 sono in affanno”

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venerdì 11 Aprile 2014 - 06:57

E' iniziato da Messina il "tour del presidente" delle Acli, Gianni Bottalico che fino a domani resterà in Sicilia orientale per incontrare i rappresentanti del territorio e delle comunità. Priorità lavoro, welfare, sviluppo. "Non bastano i bonus o le social card, solo creando occupazione si aiutano le famiglie". E sulla formazione professionale "Il Paese non può essere spaccato in due, le regole devono essere applicate dalla politica allo stesso modo da nord a sud".

“Siamo qui per metterci in ascolto, incontrare le comunità, rimettere al centro temi come il welfare e le nuove povertà in una terra come la Sicilia dove 7 famiglie su 10 sono in affanno”. Le parole del vicepresidente nazionale delle Acli, nonché presidente regionale, Santino Scirè, riassumono il senso di un “tour siciliano” iniziato proprio a Messina che ha tra i principali obiettivi voluti dal presidente nazionale delle Acli Giovanni Bottalico proprio quello di “riannodare” quei legami che la crisi ha sfaldato lentamente tra territorio, comunità ed istituzioni.

Il “tour” nella Sicilia orientale si conclude sabato a Catania con una manifestazione di grande rilievo e nel corso della quale saranno presentate una serie di proposte. Il presidente nazionale delle Acli sta girando l’Italia per continuare ad incontrare parti di comunità che finiscono inevitabilmente con il dovere fare i conti con una crisi devastante che colpisce le famiglie al cuore, perché quando si tocca il lavoro, si tocca il cuore di una famiglia, la sua stessa capacità di sopravvivenza.

“Siamo lieti che il presidente abbia scelto Messina per iniziare il giro in Sicilia, tra l’altro alla vigilia del XXV Congresso- commenta Antonio Gallo, presidente provinciale Acli – per noi le priorità sono il lavoro, il precariato e i temi dell’accoglienza e dell’ospitalità. Stiamo crescendo nel territorio, ci sono circa 5000 iscritti e circoli in tutta la provincia e la presenza dei vertici nazionali non può che spingerci a continuare con questo impegno”.

All’incontro nella Sala ovale del Comune erano presenti anche il consigliere comunale Carlo Cantali (presidente provinciali dei giovani delle Acli), la presidente del consiglio comunale Emilia Barrile ed Elvira Amata, consigliere comunale dei Democratici riformisti.

“L’emergenza povertà si allarga sempre di più e coinvolge il ceto medio-commenta Scirè- in Sicilia la situazione è drammatica. Il terzo settore, il volontariato, il mondo dell’associazionismo oggi più che in passato devono operare in sinergia con le istituzioni. In Sicilia poi dobbiamo puntare non su 100 mega progetti, ma su sei, sette progetti che guardino in modo concreto allo sviluppo ed al lavoro”.

Le Acli (Associazione cattolica lavoratori italiani) operano instancabilmente sul territorio da 70 anni e con il tempo hanno imparato a “modificare” strategie in base ad una società che cambia continuamente e richiede sempre nuove modalità di intervento.

“Dalla crisi si esce solo attraverso “alleanze nella società”, come abbiamo fatto lanciando l’alleanza contro la povertà- spiega il presidente nazionale Bottalico- Ma non possiamo limitarci a proposte come la social card, perché non bastano più. E’ fondamentale creare una rete di servizi ed una politica fiscale equa e riformata”.

Nel corso della tre giorni in Sicilia orientale i vertici delle Acli incontreranno anche i vescovi dell’isola ed i rappresentanti delle comunità cattoliche.

“Il tema cruciale- continua Scirè- è quello del lavoro, perché se c’è il lavoro sta bene tutta la famiglia. Se vogliamo aiutare la famiglia non possiamo limitarci al bonus regionale per i figli o ai voucher, dobbiamo cambiare metodo”.

Inevitabilmente si è parlato di formazione professionale, anche perché le Acli stanno predisponendo una proposta per un Piano di formazione per i giovani con regole uguali in tutta Italia e che non comportino una spaccatura tra la formazione del nord o quella del sud e che diano nuove prospettive se non di stabilità occupazionale, almeno di certezza che le imprese, ad esempio, non “utilizzino” il working experience o analoghe iniziative solo per incamerare finanziamenti, per poi non dare risposte agli apprendisti.

“Non possiamo liquidare la formazione dicendo che è tutta sbagliata- commenta Bottalico- La formazione professionale è un ottimo strumento, ma è stata la politica che lo ha gestito a fare errori. Non dimentichiamo che nel mondo della formazione ci son migliaia di lavoratori che rischiano di pagare per colpe di altri. Un Paese non può essere spaccato in due sulla formazione, servono regole certe e ferree per l’intero settore, che valgono da nord a sud”.

Secondo Scirè poi è importante riuscire a collegare la formazione con il sistema produttivo e con la rete delle imprese: “ereditiamo un sistema vecchio di 20 anni, dobbiamo cambiare strategie. Esiste la buona formazione, è da lì che bisogna prendere esempio”.

Rosaria Brancato

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