Le parole che i politici non si dicono e si vorrebbero dire... Capitolo secondo

Le parole che i politici non si dicono e si vorrebbero dire… Capitolo secondo

Rosaria Brancato

Le parole che i politici non si dicono e si vorrebbero dire… Capitolo secondo

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domenica 24 Novembre 2013 - 07:03

Seconda puntata delle traduzioni dal politichese all'umano. Da Roma a Palermo passando per Messina i politici usano termini d'ordinanza ma il significato delle frasi è ben altro. Oggi ho tradotto altri valzer dell'ipocrisia: il diverbio Letta-Renzi sul caso Cancellieri, il dialogo Crocetta-Castiglione dopo la nascita del Ncd e lo scontro Genovese-Panarello sui Congressi

A fine settembre ho riassunto alcuni dialoghi dal “politichese” “all’umano” per mostrare come i politici usino un linguaggio in codice, un vero e proprio valzer dell’ipocrisia. Ufficialmente si scelgono termini “d’ordinanza”, per nascondere il vero messaggio, ma i destinatari hanno il traduttore simultaneo nella testa e capiscono benissimo. Per la seconda puntata di “Quello che i politici non si dicono, ma si vorrebbero dire” ho scelto tre esempi illuminanti: 1) Le dichiarazioni di Letta-Renzi ed Epifani sul voto di sfiducia alla Cancellieri 2) Il dialogo Crocetta-Castiglione dopo la nascita del Nuovo Centro Destra 3) Lo scontro tra Panarello e Genovese sui congressi del Pd a Messina.

CASO CANCELLIERI- (LETTA-RENZI-EPIFANI)

Quello che ha detto Letta: “La mozione di sfiducia contro la Cancellieri è un attacco politico al governo. Un voto di sfiducia è una sfiducia al governo. Su questo voto ci metto la faccia”

Quello che voleva dire Letta: “Se Renzi pensa di fare scherzi è avvisato. Qui nessuno vuole andare a casa. Governiamo con Berlusconi da sei mesi figuriamoci se ci spaventa una telefonata per aiutare Giulia Ligresti a uscire dal carcere”.

Quello che ha detto Renzi: “ Il vecchio Pd ha salvato la Cancellieri. Letta ha sbagliato a metterci la faccia. Con me segretario avremmo detto sì alla sfiducia”.

Quello che voleva dire Renzi: “Caro Letta la tua faccia è vecchia come le cabine telefoniche degli anni ’70. Ne riparliamo dopo l’8 dicembre e vediamo quanto dura il governo delle larghe intese e la tua faccia”.

Quello che ha detto Epifani: “Trovi lei il modo, ministro Cancellieri, per consentire a chiunque di poterle fare una telefonata o di accedere a una procedura che consenta a chi non ha voce di potersi fare ascoltare”.

Quello che voleva dire Epifani: “La prego, signor Ministro, apra una chat, un profilo facebook, un telefono amico, si faccia il whatsapp, qualsiasi cosa ma ci salvi dalla figuraccia che stiamo facendo con i nostri elettori votando la fiducia a un ministro della giustizia che sta dimostrando che la giustizia non è uguale per tutti”.

DIALOGO CROCETTA-CASTIGLIONE

Quello che ha detto Crocetta: Dialogheremo con il Nuovo Centrodestra di Alfano, più largo è il consenso, più stabile è il governo. La rivoluzione si fa con i progetti collettivi, creando un clima collegiale in cui tutti collaborano. Mi sento regolarmente con Alfano e condivido il percorso che porterà il centro destra a sostenere a Roma un governo fatto dagli stessi partiti che sostengono il governo regionale. Non punto al modello Letta ma al modello Sicilia. E’ un modello al quale ho pensato fin dall’inizio, un confronto sulle riforme per cambiare la Sicilia”.

Quello che voleva dire Crocetta: “ Yuppi yuppi, altri deputati che potranno votare per le mie megariforme. E ora possono pure uscire allo scoperto, perché prima con Alfano e il Pdl sembravamo quasi amanti che si sentono al telefono di nascosto. La mia rivoluzione si fa così: tutti parlano e poi decido io. E se non gli piace li denuncio, tanto qualche cosa per denunciarli si trova sempre. Altro che modello Letta,io sin dall’inizio sognavo il Modello Sicilia! Come, i grillini? Chi? Ah, sì, è vero, l’anno scorso sbandieravo le delizie del Modello Sicilia con i 5Stelle. Ma chi se ne frega di quello che ho detto l’anno scorso. Ora ho un nuovo Modello, tutti insieme appassionatamente come facevano Lombardo e Cuffaro. Viva il Modello Siculo-Lombardo e a chi mi critica lo denuncio.

Quello che ha detto Castiglione, Ncd: “ Non vogliamo dialogare su poltrone e assessorati, non vogliamo creare problemi perché sappiamo quanto sia fragile la compagine governativa di Crocetta che si regge su un equilibrio precario. Ma la situazione drammatica ci impone per senso di responsabilità di essere pronti al dialogo. Se farà proposte siamo disponibili al confronto”.

Quello che voleva dire Castiglione: “Caro Saro, mettiti l’anima in pace che adesso il modello Letta lo copiamo paro paro in Sicilia e tu ci dai poltrone e assessori. Del resto non mi pare che il tuo governo goda di ottima salute, con il Pd che ti detesta, D’Alia che si è pentito di averti messo lì e si fustiga la notte per autopunirsi, gli altri che ti tirano la giacca e una giunta che non è riuscita a varare una riforma neanche sotto tortura. Viva il Modello-Siculo-Lombardo. Tu proponi pure la pista d’atterraggio per marziani, se ci dai due assessori ti votiamo tutto quello che vuoi e ti chiamiamo pure Imperatore.

SCONTRO GENOVESE-PANARELLO SUI CONGRESSI

Quello che ha detto Panarello: “Si è trattato di Congressi fantasma. Genovese perde il pelo ma non il vizio. A proposito sarebbe interessante conoscere il pensiero di Renzi su Genovese e su questi metodi di raccolta del consenso”.

Quello che voleva dire Panarello: “Uè, ma come, non si fa così! Eravamo rimasti che mi davi tutti i tuoi voti per Cuperlo così io facevo un figurone e invece cambi idea all’ultimo momento senza dirmelo? Non si trattano così gli amici. Tanti anni insieme….E poi, ti ricordi l’anno scorso quanto ci siamo divertiti a far votare Bersani pure agli ex andreottiani, ai morti, ai fantasmi e ora mi fai questo? Ma come, per te ho litigato pure con Quero e Russo che volevano fare un candidato, sono passato per traditore, per mollaccione, e ora mi tradisci così? Vai a fidarti degli amici.

Quello che ha detto Genovese: “La gestione dell’organizzazione della fase congressuale è di pertinenza della Commissione provinciale per il congresso, unico organismo deputato a svolgere tale compito, per il quale non ho ricoperto, né direttamente né indirettamente, alcun ruolo. Resto stupito dalle parole pronunciate da Panarello che invece, in più occasioni, ha sollecitato un mio intervento di mediazione. Comprendo tensioni e nervosismo davanti a defaillance come quelle lamentate dall’On. Panarello, le cui cause andrebbero ricercate altrove, senza coprire con un polverone di facili accuse le responsabilità reali di un risultato politico per qualcuno certamente deludente”.

Quello che voleva dire Genovese: “Eh, no, caro Filippo, io non ho perso né il pelo né il vizio. Fino a quando i miei metodi, la mia organizzazione e le mie truppe cammellate ti andavano a genio erano rose e fiori e ora divento lupo? Ma davvero pensavi che avrei dato tutti i miei voti a Cuperlo per farti un favore? Volete il mio posto? Sarò un lupo, mica un asino e quattro conti me li so fare. Se volete il mio posto dovete vedervela da soli, dimostrare di avere i numeri. Si è visto quanto siete bravi…Tanti anni insieme e non avete imparato neanche un trucco e volete pure fare i leader? E poi, per restare nella fattoria degli animali ricordati che chi pecora si fa lupo se la mangia.

Quello che ha replicato Panarello: “Non capisco a quali ‘mediazioni’ si riferisca Genovese: la scelta di sostenere un candidato unitario e di avere organismi dirigenti rappresentativi delle varie anime è stata proposta da Lupo alla luce della drammatica situazione in cui si è trovato il partito a Messina. In ogni caso la scelta di gestire unitariamente il partito non fa certo venire meno la necessità di rispettare le regole congressuali. Evidentemente c’è chi crede che il consenso possa essere strumento per superare il rispetto delle regole”.

Quello che voleva dire Panarello: “Ma ti pare il caso di sbandierare ai quattro venti i nostri accordi e le nostre discussioni? Ti pare il momento? Ti ricordo che l’idea del candidato unico Ridolfo è venuta a te che poi hai detto a Lupo (quello di nome e non di fatto), di proporla come idea sua e noi abbiamo accettato, così come concordato. Se il Pd è in questo stato è per colpa tua, mica nostra che abbiamo sempre accettato le tue mosse. Non è che perché hai sempre violato le regole col nostro silenzio-assenso vuol dire che puoi farlo per sempre. Meno male che te ne stai andando

Quello che ha detto Genovese: “ ”

Quello che voleva dire Genovese: “ Tanto me ne sto andando con Alfano e D’Alia e poi voglio vedere che percentuali da prefisso telefonico prendete. Bolscevichi ingrati!

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. Spettacolare e perfetta rappresentazione della ipocrisia e della falsità dei politici. Non avevamo però dubbi. La gente lo ha capito. Il crescente ‘astensionismo elettorale ne è’ un sintomo anche preoccupante. I politici …chiamano anti politica e “qualunquismo” la “saggezza popolare” che da sempre li identifica e li definisce “imbroglioni”” corrotti”e ” avidi”. Analisi più sofisticate direbbero che questi politici OGGI sono anche inutili ed ininfluenti perché servi e “camerieri” di fortissimi poteri finanziario- burocratici sempre più lontani e “nascosti” che li sovrastano dopo averli “assunti” e sufficientemente “remunerati”. La politica vera, quella che incide sulla VITA dei cittadini si fa in stanze a loro precluse. Il “teatrino della politica ” continua, solo che adesso il cartellone dopo tante commedie e “feuilleton” mette in scena la tragedia..greca
    Ancora più sofisticate analisi di tipo psico-sociologico e filosofico-spirituale potrebbero sostenere infine che sono vittime di sindrome da ” impotenza”, che cercano di “compensare” con la coazione.e la necessità a tutti i costi del ri conoscimento dello status di POTENTI. Riusciranno a salvarsi anche loro assieme a noi ?

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  2. la traduzione onesta di tutto ciò, ci piace e la condividiamo con il fegato a pezzi. Sappiamo tutti che è così,quel che mi stupisce è che, pur sapendolo, continuiamo a tenerli lì,qualcuno li omaggia,li vota, dispensa sorrisi e saluti…..ma so altrettanto bene che l’unico modo per non vederseli più avanti,nè…dietro le spalle, è fucilarli…: il rumore della pallottola è inconfondibile e non si presta giammai a fraintendimenti….
    p.s. ci metto nome e cognome: maurizio castagna

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  3. hanno la xxxxx fino al collo tra non molto verranno inghiottiti

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  4. Complimenti alla Rosaria Brancato sempre piu’brava ed incisiva e complimenti al “pgiuttari” che ha fatto una disamina veramente di alto livello! Mi associo a quanto scritto da quest’ultimo e non mi sento di aggiungere altro essendo stato lo stesso pienamente esaustivo!

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