L'operazione, basata sulle corpose informative stilate dalla Squadra Mobile di Messina e dai Carabinieri del Nucleo Operativo, in quasi cinque anni di indagini portò alla luce l'intero "impero" di Tibia e dei suoi affari.

Inizierà il prossimo 26 aprile l’udienza preliminare per i 24 imputati della maxi inchiesta Totem, quella che lo scorso anno sgominò il clan di Giostra e la fitta rete di rapporti tra sale giochi, punti di scommesse, lidi della riviera e corse clandestine di cavalli. Dinnanzi al Gup Daniela Urbani, compariranno dunque Luigi Tibia, considerato il boss dell’intera organizzazione, e i suoi affiliati: Paolo Aloisio, Massimo Bruno, Luciano De Leo, Santi De Leo, Maddalena Cuscinà, Antonino D’Arrigo, Pietro Gugliorra, Francesco Forestiere, Roberto Lecca, Teodoro Lisitano, Paolo Mercurio, Vincenzo Misa, Giuseppe Molonia, Eduardo Morgante, Antonio Musolino, Natale Rigano, Giacomo Russo, Carmelo Salvo, Giuseppe Schepis Calogero Smiraglia, Natale Squadrito e Pietro Squadrido.

L’operazione, basata sulle corpose informative stilate dalla Squadra Mobile di Messina e dai Carabinieri del Nucleo Operativo, in quasi cinque anni di indagini portò alla luce l’intero “impero” di Tibia e dei suoi affari. Coordinati dal dirigente Giuseppe Anzalone, in particolare, i poliziotti erano riusciti nel giugno del 2016 a puntare i fari sui legami tra il mondo del boss di Giostra, i lidi, le sale giochi e le corse clandestine. Le indagini dei militari dell’Arma, coordinati dal maggiore Boracchia, avevano poi aggiunto materiale sulle società prima sequestrate e poi confiscate a Tibia che, attraverso prestanomi e faccendieri, venivano comunque gestite direttamente da lui.