Siti archeologici e musei: è scontro tra sindaci e Regione. Tornano i privati nelle biglietterie

Siti archeologici e musei: è scontro tra sindaci e Regione. Tornano i privati nelle biglietterie

Rosaria Brancato

Siti archeologici e musei: è scontro tra sindaci e Regione. Tornano i privati nelle biglietterie

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lunedì 04 Luglio 2016 - 22:03

Polemica tra sindaci e Regione per gli incassi derivanti dalla gestione dei siti archeologici. Intanto biglietterie e servizi aggiuntivi tornano ai privati che si aggiudicano i primi bandi. A vincere sono i "colossi del settore".

La gestione delle biglietterie e dei servizi aggiuntivi di musei e siti archeologici dell’isola torna in mano ai privati. Saranno infatti i “colossi” del settore ad occuparsi della gestione di un ambito che negli anni scorsi, dopo l’inchiesta Novamusa, è piombato nel caos e nell’inefficienza, dando palese dimostrazione dell’incapacità del settore pubblico, in particolare della Regione, di fornire servizi di qualità ed efficienti.

In questi anni i siti archeologici, rimasti in mano a “mamma Regione” non hanno avuto alcun servizio aggiuntivo ed una gestione al limite del tollerabile. Nei giorni scorsi però sono stati firmati i primi di una serie di contratti a conclusione di diversi bandi di gara, che riportano in mano ai privati la gestione, con precise clausole però a favore delle casse dell’isola.

A vincere le gare per i tre siti di Siracusa è stata l’associazione d’imprese Thekey (società della quale fanno parte Civita cultura e Mondadori Electa). La vincitrice si occuperà dei servizi aggiuntivi e della biglietteria impegnandosi a pagare alla Regione una percentuale sugli incassi (il 70%),un canone di concessione, il 30% degli incassi per eventuali eventi, il 7% delle somme incassate per i servizi aggiuntivi.

La stessa società ha vinto il bando per il Teatro antico di Taormina e i siti archeologici di Giardini Naxos, due tesori che corrispondono a oltre 700 mila visitatori annui e incassi che sfiorano i 4 milioni e mezzo di euro. Civita cultura e Mondadori sono due “colossi” del settore. Civita dal ’97 in poi è riuscita ad aggiudicarsi la gran parte delle gestioni dei servizi di siti archeologici, musei e siti culturali, dai Musei capitolini alla Galleria Borghese e alla Galleria degli Uffizi. Da analisi effettuate negli anni scorsi dal Ministero ai beni culturali è risultato che 8 società concessionarie gestiscono il 90% dei servizi nei musei. Attraverso il sistema di raggruppamenti e Ati per partecipare ai bandi il risultato, in numerose regioni italiane, sempre lo stesso: figurano sempre gli stessi nomi. A livello nazionale Civita, Electa Mondadori e PRC Codess (quest’ultima si è aggiudicata i bandi per Agrigento e per i siti del palermitano) sono i tre colossi del settore, che adesso ritroviamo anche in Sicilia.

Soddisfatto l’assessore regionale ai beni culturali Carlo Vermiglio soprattutto per quel che riguarda la qualità dell’offerta dei servizi ed i possibili risvolti occupazionali.

La domanda da porre però è anche un’altra: perché la Regione, in una terra così ricca di risorse sia naturali, che storiche che umane, segnata dalla fuga quotidiana di giovani e imprese, non ha colto l’occasione per affidare questi servizi a realtà locali, a cooperative di giovani, a quanti vogliono scommettersi là dove sono nati?

Perché non dare anche alle realtà siciliane la stessa opportunità?

Ma la gestione delle biglietterie ha portato ad un’altra polemica, soprattutto a causa di una proposta all’attenzione dell’Ars che toglie ai Comuni le somme derivanti dagli incassi dei siti per conferirle direttamente alla Regione.

La proposta ha fatto andare su tutte le furie i sindaci interessati, con in testa il primo cittadino di Agrigento Firetto: “Ho parlato con i sindaci di Palermo, Catania, Siracusa e Taormina- spiega al Giornale di Sicilia- e siamo tutti d’ accordo nel sostenere che non possiamo essere penalizzati con la revoca di questo finanziamento.
La decisione approvata dalla giunta Crocetta intende cambiare senza alcuna preliminare consultazione la volontà espressa dall’ Assemblea regionale dal 1999 ad oggi. Scavalca i Comuni, ignora le direttive regionali, nazionali, europee sui siti Unesco e sottovaluta l’ aspetto compensativo a favore di enti che dal passaggio di migliaia di visitatori dovrebbero sostenere costi di servizi, di promozione, di segnaletica, di traffico, di inquinamento, di raccolta di rifiuti, di controllo del territorio, di repressione dell’ abusivismo e di mantenimento dell’ ordine e della sicurezza. L’assessore dei Beni Culturali Vermiglio abolisce così qualsiasi forma di partecipazione e tagliando di netto quel cordone ombelicale che unisce ogni città al suo patrimonio”.

Insomma, stando così le cose, dal nuovo sistema di ricadute dirette nel territorio dei siti interessati ne resterebbero ben poche.

Rosaria Brancato

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