Parafrasando Renzi: "Il Pd messinese chi?"

Parafrasando Renzi: “Il Pd messinese chi?”

Rosaria Brancato

Parafrasando Renzi: “Il Pd messinese chi?”

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giovedì 24 Aprile 2014 - 09:21

Un mese fa l'implosione del Pd messinese, poi le dimissioni del segretario provinciale Ridolfo e l'annuncio, da parte dei vertici regionali del partito di interventi immediati per avviare un percorso di ricostruzione. Ma al di là delle parole finora non si è visto nulla, non un gesto che dimostri una diversa e nuova attenzione verso il Pd messinese.

Venti giorni fa le dimissioni del segretario provinciale del Pd Basilio Ridolfo, peraltro a conclusione di un percorso di polemiche iniziato a metà marzo. Che il Pd messinese fosse nel caos, dilaniato da guerre intestine e ormai incapace di riprendere il timone era evidente da tempo ai vertici regionali, quindi le dimissioni di Ridolfo non si possono certo definire “un fulmine a ciel sereno”. Eppure, nonostante gli impegni, le dichiarazioni di interventi in tempi brevi da parte del segretario regionale Fausto Raciti, nonché le rassicurazioni di maggiore attenzione alla realtà messinese da parte del leader renziano Davide Faraone, da un mese non si muove foglia. Esattamente come in passato.

Parafrasando Renzi verrebbe da dire “il Pd messinese chi?”, perché è visto come qualcosa da lasciare nel cassetto, con un gesto fastidioso: “se la cavino da soli”.

Al di là di annunci di fantomatiche visite in riva allo Stretto, commissariamenti, staff di coordinamento, direzioni regionali da organizzare in città e dichiarazioni d’intenti su una maggiore attenzione al “caso Messina”, non si è visto altro.

Certo, nel mezzo ci sono state le guerre per la lista alle Europee, con tanto di gara a chi è il più antimafia di tutti, gli scontri per il rimpasto alla Regione, con gli assessorati distribuiti in base alle correnti ed i veleni seguiti ad entrambi gli argomenti. Certo, nel litigare su chi mettere in lista ci si è scordati di pensare ad un messinese ed il Pd, a parte la Lega Nord e Io cambio, è l’unico partito che non ha inserito, neanche come “cornice” un esponente dello Stretto. Non sarà rilevante e non è una tragedia, ma deve far riflettere. Del resto il bacino di voti che il Pd messinese grazie anche e soprattutto a Genovese, mister “19 mila preferenze” alle primarie, ha finora dato al Pd dell’isola è stato determinante (basta leggere i risultati elettorali sia nelle competizioni interne al partito che alle diverse elezioni, a tutti i livelli). Probabilmente l’inchiesta che ha coinvolto Francantonio Genovese avrà fatto ritenere ai vertici regionali che il Pd messinese sia morto e sepolto e non batterà un colpo ancora per molto tempo. Oppure, i ragionamenti in vista delle Europee sono altri. Non a caso la Giunta per le autorizzazioni a procedere sul caso Genovese fa melina e, su richiesta dei deputati Pd, ha ottenuto la proroga di un mese per l’esame della vicenda, facendo slittare oltre la data delle Europee il voto definitivo alla Camera. I voti, si sa, puzzano quando si parla davanti alle telecamere, ma alla vigilia delle urne, quando il gioco sulle percentuali si fa duro, iniziano a profumare di rosa.

Prendiamo poi il caso del rimpasto. Nel Crocetta bis non c’è più posto per il messinese Nino Bartolotta. E non per volere del fato, ma per decisione della stessa corrente che ha voluto Bartolotta nel primo Crocetta. Per intenderci, è stato lo stesso Lupo, che al Pd genovesiano deve moltissimo, sia da ex segretario regionale che da candidato alla segreteria regionale alle primarie di febbraio, che ha sostituito Bartolotta con Agnello. E il nuovo assessore messinese non è targato Pd, ma Crocetta-Picciolo. Insomma, il Pd regionale, “caduto” Genovese, guarda altrove ma non troppo, perché non si sa mai…corsi e ricorsi.

Fatto sta che dopo le dimissioni di Ridolfo non si è mosso più nulla a Messina, in nessuna direzione, nonostante gli appelli e i documenti ufficiali dei renziani e dei civatiani con precise richieste alla segreteria regionale. Non si muove foglia, nonostante nel Pd messinese la voglia di far politica e di discutere ci sia. Non si muove foglia nonostante il buon Emilio Fragale scriva lettere ogni settimana, nonostante Felice Calabrò e Liliana Modica abbiano sollecitato la ripresa del dibattito. Silenzio. Un po’ come accaduto la scorsa estate, dopo l’operazione Corsi d’oro, quando il Pd fu commissariato da Lupo che si recò in città solo una volta annunciando interventi che non prese mai. La voglia di fare politica, nel Pd messinese, c’è, eccome. C’è anche la voglia di sapersi rimboccare le maniche da soli senza attendere che da Palermo qualcosa si muova. Ma l’inerzia dei vertici regionali rischia di diventare sospetta. Fa comodo a tutti lasciare congelati i guai messinesi, non intervenire in modo chiaro e deciso, non riaccendere il motore di una macchina ferma da un anno. Fa comodo a tutti un Pd messinese che non ha più peso, finito sotto le macerie dei suoi stessi problemi interni. Fa comodo a tanti un Pd incapace di rialzarsi almeno fino al 25 maggio, data delle Europee. Anche se, dal nuovo che avanza, da chi dice di voler "rompere" con vecchi metodi e gestioni, ci si aspettava di più.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. Prima di tutto, comunque, nel PD MESSINESE, tanta gente dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza. Una domanda tipo “cosa faro’ da grande ?”. All’orizzonte, in questo momento, si vede ben poco, anzi,nulla. Ed allora ? Resta la base degli iscritti, teoricamente, a poter fare qualcosa. Ma cosa ?

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  2. Prima di tutto, comunque, nel PD MESSINESE, tanta gente dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza. Una domanda tipo “cosa faro’ da grande ?”. All’orizzonte, in questo momento, si vede ben poco, anzi,nulla. Ed allora ? Resta la base degli iscritti, teoricamente, a poter fare qualcosa. Ma cosa ?

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  3. DOBBIAMO AVERE PAZIENZA, fra qualche giorno i messinesi peseranno inesorabilmente i PARTITI POLITICI, e al bla bla delle parole si sostituiranno i numeri, essi non mentono mai. Alle politiche del 2008 il PDL di Silvio BERLUSCONI raccolse a Messina 69.357 voti, il 50,12%, a quelle di febbraio 2013, insieme al NCD di Angelino ALFANO, 32.567 preferenze, il 27.77%, alle successive comunali di giugno 2013, 17.481, il 21,36%. Il PD di Matteo RENZI, alle politiche del 2008, 38.136 voti, il 27,56%, mentre a quelle di febbraio 2013, 26.048, il 22,21%, alle comunali di giugno 2013, 24.973, il 35,14%. Il M5S di Beppe GRILLO alle politiche 2013, 32.443 voti, il 27,56%, mentre alle amministrative 2013 il voto si spostò sul ciclone Renato ACCORINTI, sommando i 19.540 del primo turno di RENATO ai 2.348 della SAIJA otteniamo 21.887, il 26,75%, grosso modo l’elettorato del M5S a quella data. Ricordo il numero di abitanti di Messina, è pari a 242.503, mentre gli aventi diritto al voto nel 2013 furono 193.057, alle politiche votò il 63,12%, cioè 121.857 messinesi.

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  4. DOBBIAMO AVERE PAZIENZA, fra qualche giorno i messinesi peseranno inesorabilmente i PARTITI POLITICI, e al bla bla delle parole si sostituiranno i numeri, essi non mentono mai. Alle politiche del 2008 il PDL di Silvio BERLUSCONI raccolse a Messina 69.357 voti, il 50,12%, a quelle di febbraio 2013, insieme al NCD di Angelino ALFANO, 32.567 preferenze, il 27.77%, alle successive comunali di giugno 2013, 17.481, il 21,36%. Il PD di Matteo RENZI, alle politiche del 2008, 38.136 voti, il 27,56%, mentre a quelle di febbraio 2013, 26.048, il 22,21%, alle comunali di giugno 2013, 24.973, il 35,14%. Il M5S di Beppe GRILLO alle politiche 2013, 32.443 voti, il 27,56%, mentre alle amministrative 2013 il voto si spostò sul ciclone Renato ACCORINTI, sommando i 19.540 del primo turno di RENATO ai 2.348 della SAIJA otteniamo 21.887, il 26,75%, grosso modo l’elettorato del M5S a quella data. Ricordo il numero di abitanti di Messina, è pari a 242.503, mentre gli aventi diritto al voto nel 2013 furono 193.057, alle politiche votò il 63,12%, cioè 121.857 messinesi.

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