Casa di Vincenzo, tra televisione e realtà. Il Comune non paga

Casa di Vincenzo, tra televisione e realtà. Il Comune non paga

Danila La Torre

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sabato 01 Aprile 2017 - 22:26

Lo scorso 8 marzo, padre Francesco Pati ha lanciato un grido di aiuto senza mai ricevere riposta. E la struttura potrebbe anche dover chiudere per qualche mese al fine di poter eseguire i lavori di messa in sicurezza

L’apertura della Casa di Vincenzo è probabilmente l’evento che riguarda la città di Messina più conosciuto fuori dai confini dello Stretto. Non c’è salotto televisivo o incontro pubblico in altre città in cui il sindaco Renato Accorinti non parli del rifugio realizzato all’interno degli Ex Magazzini Generali, nel 2014, per dare un tetto sotto cui dormire ai clochard. Eppure, quella struttura considerata così importante dal primo cittadino, che in giro per l’Italia si vanta delle politiche della sua giunta a favore degli ultimi, rischia ancora una volta di chiudere. Il Comune infatti non ha rinnovato l’affidamento alla Cooperativa Sociale “S.Maria della Strada”, che sin dal primo giorno in cui la Casa di Vincenzo ha aperto i battenti si occupa del servizio di emergenza sociale e di sostegno notturno.

Lo scorso 8 marzo, il presidente della Cooperativa, padre Francesco Pati, ha lanciato un grido di aiuto scrivendo una lettera al sindaco Accorinti, all’assessore ai servizi sociali Nina Santisi e al dirigente del Dipartimento Servizi Sociali Domenico Zaccone, senza mai ricevere riposta.

Padre Pati ha ricordato agli amministratori comunali che la Cooperativa ha sempre garantito il servizio «sia con affidamento da parte del Dipartimento sia in totale gratuità nei periodi non coperti da affidamento».

Durante il 2016, la copertura economica del servizio è stata a carico della Cooperativa per nove mesi e solo per tre mesi a carico del Comune; all’inizio del 2017 Palazzo Zanca ha provveduto ad un affidamento di 2 mesi, «in attesa – si legge nella lettera – che venisse avviato l’iter per un affidamento più lungo». Tuttavia, dal 28 febbraio nessuna notizia è prevenuta alla Cooperativa circa l’intenzione dell’amministrazione di proseguire il servizio. Da qui l’iniziativa di Padre Pati di scrivere al sindaco per evidenziare «l’impossibilità della Cooperativa di poter continuare a garantire, con risorse proprie, l’erogazione degli interventi necessari». Alla richiesta di chiarimenti, sindaco ed assessore hanno continuato a fare orecchie da mercante, almeno fino ad oggi.

La somma che il Comune di Messina dovrebbe versare mensilmente per garantire l’accoglienza di circa 30 persone a notte ammonta a 7.800,00 euro. Con queste risorse (ma anche senza, come abbiamo visto), la Cooperativa assicura i seguenti servizi a favore delle persone senza fissa dimora: unità di strada per far sapere ai senzatetto che c’è la possibilità di dormire nella struttura; servizio doccia, compresa la fornitura del necessario per l’igiene personale; fornitura di materiale igienico; apertura e gestione dei locali tutti i giorni dalle ore 20 alle ore 8, con un presidio fisso di almeno due unità di personale; distribuzione vestiario; servizio lavanderia; servizio pulizia giornaliera dei locali; servizio di ascolto e sostegno; copertura assicurativa per gli ospiti e per gli operatori. In una delle determine con cui il Comune ha proceduto all’affidamento c’è anche il dettaglio dei costi per bimestre: personale (6 operatori in tutto) 6mila euro; materiale di consumo (prodotti per l’igiene e la pulizia, materiale igienico) mille euro; fornitura biancheria 5mila e 200 euro; servizio pulizie giornaliere mille e 200euro; assicurazioni 600euro; abbigliamento mille euro.

Stando a quanto ha scritto Padre Parti nella lettera dell’8 marzo, la Cooperativa Sociale “S. Maria della Strada” potrebbe, suo malgrado, dover interrompere il servizio perché non è più nelle condizioni economiche di sostenerlo. La palla passa adesso all’amministrazione Accorinti, che dovrà dire se è in grado di poter riaffidare il servizio in assenza di bilancio e con una situazione economico-finanziaria a dir poco complicata. Sulla Casa di Vincenzo c’è anche un’altra gatta da pelare per l’amministrazione e riguarda la messa in sicurezza dei locali al fine di ottenere l’idoneità. La struttura potrebbe infatti dover chiudere per qualche mese al fine di consentire l’esecuzione dei lavori. Ma anche su questo fronte si attende che da palazzo Zanca battano un colpo.

Danila La Torre

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