I giovani scout Agesci di Messina 14: Politica è occuparsi di noi

I giovani scout Agesci di Messina 14: Politica è occuparsi di noi

I giovani scout Agesci di Messina 14: Politica è occuparsi di noi

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giovedì 07 Giugno 2018 - 07:02

La riflessione e le attività dei giovani del gruppo Messina 14 anche in vista delle amministrative

Quante volte ci è capitato di ascoltare la voce della televisione e cambiare canale al primo
accenno di parole come “elezioni”, “partiti”, “governo”? E quante volte su Facebook, o
qualsiasi altro social network, abbiamo scrollato un post contenente le stesse, e altre, parole
pensando “ma che mi interessa” o “tanto non ci capisco niente”?
Viviamo nell’era del boom tecnologico, dove l’importante è connettersi, stare al passo della
vita che scorre sullo schermo di un telefono; eppure invece di interessarci di ciò che davvero
è importante, distratti finiamo per perdere di vista le cose essenziali, piccole ma grandi, e,
nel peggiore dei casi, ad ignorare quella che potremmo definire “realtà”, quella concreta,
tangibile.
Noi, ragazzi dai 16 ai 21 anni, della comunità R/S del gruppo scout AGESCI Messina 14,
abbiamo deciso, nel corso di quest’anno, di abbracciare un nuovo progetto e di sforzarci di
guardare al di là del nostro naso. Ci siamo interrogati su quale fosse la componente della
nostra società alla quale ci sentivamo più estranei, quale aspetto di essa avremmo voluto
approfondire e la riposta è stata, quasi inevitabilmente, “la politica”. Ci piacerebbe dire di
esserci sentiti un’eccezione, ma purtroppo abbiamo avvertito di far parte della maggioranza,
quella dei giovani, che come noi credono che la politica sia qualcosa “al di fuori” della
propria vita, qualcosa per soli privilegiati, qualcosa per i grandi.
Non si può nascondere che tra di noi vigesse disinteresse, sfiducia, ignoranza nei confronti
del tema scelto. Una generale sfiducia, che deriva sicuramente da una serie di precedenti
storici che, pur non avendo vissuto direttamente, hanno influenzato la coscienza politica dei
nostri genitori, sulla quale abbiamo plasmato la nostra.
Sicuramente non è solo la sfiducia ad ostacolare la partecipazione attiva alla vita politica,
anche la disinformazione porta spesso ad allontanarsene: non conoscere la prassi e le
dinamiche politiche del nostro paese significa non essere in grado di decidere
consapevolmente da che parte stare, non capire le decisioni che vengono prese e non
riuscire a decretarne la condivisibilità. Senza ombra di dubbio, lasciarsi scivolare il problema
addosso non è la scelta più saggia: questo è il motivo per cui il nostro cammino politico è
stato caratterizzato da informazione, confronto e impegno.
Abbiamo provato a risanare le nostre lacune e, in ottica nazionale e locale (in vista anche
delle prossime elezioni comunali del 10 giugno), ci siamo documentati e abbiamo cercato
occasioni di dibattito che contribuissero alla nostra comunitaria e personale crescita. Ne
deriva così un’autocoscienza critica, indotta prima di ogni cosa dal riconoscimento dei nostri
“debiti” nei confronti della società in cui viviamo, attraverso un’attenta analisi dei nostri
precedenti modi di agire o pensare.
Ci siamo chiesti cosa ci avesse portato ad essere noi stessi il limite da superare, come dei
ragazzi che hanno ancora la possibilità di costruire un futuro più roseo possano rifiutare a
priori di credere nell’integrità dello Stato. Quello stesso Stato in cui facciamo fatica a
riconoscerci, che non avvertiamo, forse a causa di un’inadatta conversazione tra esso e il
cittadino; quello che nessuno ci ha insegnato ad amare e comprendere.
Passiamo tutta l’adolescenza seduti dietro ai banchi di scuola e solo qualche compagno
coglie i pochi input che vengono dati e trova il modo di vivere la politica, coltivandone
l’interesse per lo più in modo autonomo. E forse, fino a quando si guarda alla propria vita
relegata solo all’interno dei confini scolastici è facile credere che il resto non ci riguardi.
Tuttavia, tutti abbiamo studiato la storia, molti possiedono un’infarinatura generale di diritto,
chiunque conosce il primo articolo delle nostra Costituzione.
“L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Che cosa significa Repubblica? Dal latino “res publica”, cosa di tutti. Che cosa significa
Democrazia? Dal greco “démos krátos”, governo del popolo.
Parlando in termini pratici e non etimologici: siamo noi a fare il nostro Paese, siamo noi ad
essere il nostro Paese.
La storia italiana ci insegna attraverso la lotta al totalitarismo l’importanza della libertà e
mediante altri moti e insurrezioni la forza di volontà di chi si è battuto per un mondo in cui
tutti, con pari diritti, potessero manifestare la propria opinione. Esprimiamo l’una e l’altra
recandonci a votare, esercitando, in quanto parte fondamentale della società, questo nostro
importantissimo diritto-dovere. Perché non farlo? Lo stato è nelle piccole cose, anche se non
si sente, c’è: bisognerebbe far leva sulle nuove generazioni, perché abbiano la capacità di
non farsi trascinare dal pessimismo generale ma opporsi ad esso. Benigni diceva che “la
folla sceglie sempre Barabba”, per cui è importante assumersi delle responsabilità.
Votare è questo, significa non lasciare che siano altri a decidere per il nostro presente, per il
nostro futuro. Votare è l’arma del popolo. Votare è avere coraggio di provarci. Votare è
credere in un cambiamento. Votare è mettersi in gioco.
Noi abbiamo capito praticando le nostre attività l’importanza di costruirsi una strada e
percorrerla coscientemente. Sperando che la nostra esperienza possa essere utile ai lettori,
invitiamo quindi tutti a guidare sempre da sé la propria canoa, senza che sia il fiume a
trasportarla con inerzia. Ad essere, semplicemente, protagonisti della vostra vita.
Matilde Ripinto
Giuliana Triscari

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