Panarello, Antoci, Laccoto: Il Pd ricomincia dall'unità. No ai personalismi

Panarello, Antoci, Laccoto: Il Pd ricomincia dall’unità. No ai personalismi

Rosaria Brancato

Panarello, Antoci, Laccoto: Il Pd ricomincia dall’unità. No ai personalismi

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martedì 11 Luglio 2017 - 15:24

I rappresentanti delle 3 aree del partito sostengono un solo candidato. "Oggi il Pd è questo, l'unità non vuol dire pensarla allo stesso modo ma dialogare per costruire".

Il nuovo Pd di Messina ricomincia dalla parola “unità”, che non vuol dire cancellare le differenze ma utilizzarle per costruire un partito aperto e pluralista.

“Plasticamente” l’immagine del corso che il partito vuol intraprendere è rappresentata dalla conferenza stampa di oggi a Palazzo Zanca, con Filippo Panarello (area Orlandi) Giuseppe Antoci (area Emiliano) e Giuseppe Laccoto (area Renzi), che ai cronisti hanno spiegato le ragioni di un percorso che il 28 luglio porterà all’elezione del segretario provinciale. Le tre aree hanno deciso di convergere sul nome di Paolo Starvaggi vedendo in lui la figura ideale per avviare una strada di ricostruzione.

I segretari cittadini saranno eletti da settembre in poi, in una seconda fase che riguarderà anche i presidenti dei Circoli (che non saranno più numericamente quelli finiti all’attenzione della stampa nazionale).

Ad apertura di conferenza stampa sia Panarello che Antoci si sono soffermati prima sull’emergenza incendi.

“E’ stata una brutta giornata quella di ieri, sono brutti giorni- ha detto Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi- Perchè nella nostra bellissima terra ci sono ancora persone che pensano di poter mettere i piedi in faccia alle istituzioni ed ai cittadini per bene. Ma adesso basta, a Roma stiamo provvedendo con una normativa stringente. Ho deciso di chiamare il comandante generale dei carabinieri per chiedere di distaccare i “cacciatori di Sicilia”, un corpo specializzato, solo per combattere questo fenomeno. Non ci arrendiamo. Anzi, ho già parlato con chi nella Protezione civile ha un’immagine di un probabile piromane e la trasmetterò ai vertici dei Carabinieri”.

Anche Filippo Panarello ha ricordato come quella norma che istituiva il Parco dei Peloritani non “era pensata per creare un carrozzone come qualche collega all’Ars ha ipotizzato, ma a tutela del territorio. Dove ci sono vincoli e controlli riusciamo a proteggere il territorio”.

Tornando al Congresso del 28 luglio la novità è il metodo anche perché l’unità non nasce da un’imposizione (come avveniva in era genovesiana) ma dalle discussioni che all’interno delle singole aree sono state fatte.

“Ci candidiamo ad essere forza di governo anche a Messina- ha chiarito Giuseppe Laccoto che pur incassando la candidatura di una persona a lui vicina, come Starvaggi, vuol ribadire la scelta condivisa- E per farlo dobbiamo riavvicinarci alla gente. Sia il nuovo tesseramento che questa fase congressuale puntano a ricostruire una nuova classe dirigente diversa rispetto a quella del passato”.

In realtà c’è un altro candidato, ed è Ciccio Calanna, che pur facendo parte dell’area Emiliano ha deciso, in via del tutto personale, di presentare la sua candidatura “lo faccio per stimolare il confronto”. I referenti della sua area, Antoci e Lumia, hanno preso atto della sua scelta personale “ma apprezziamo la correttezza nell’aver dichiarato che non è una posizione del gruppo”.

La candidatura unitaria è stata scelta anche a Roma, altra sede di partito commissariato dopo i fatti legati a Roma Capitale.

Non è la prima volta che il Pd di Messina sceglie una candidatura unica, è già successo nel novembre 2013 con Basilio Ridolfo, ma l’unità durò lo spazio di un mattino. Ridolfo non riuscì a portare a termine nessuno degli obiettivi perché il Pd appena uscito dalla batosta delle amministrative e travolto da Corsi d’oro, divenne un ring. Nel 2015 arrivò quindi un commissariamento che a detta dello stesso Panarello “non è stato particolarmente dinamico”. In realtà la gestione Carbone è stata del tutto statica e non è riuscita a portare il partito fuori dalle secche.

“Non sarà un Ridolfo bis” spiegano i tre Pd, non con riferimento all’ex segretario provinciale quanto piuttosto alle origini di quel patto a 3 (Rinaldi-Panarello-Laccoto).

Genovese aveva una particolare concezione piuttosto personalistica del partito, pertanto il tentativo di una candidatura unitaria fallì poco dopo”.

Presentarsi uniti e non divisi in mille rivoli o lotte per la poltrona, considerando anche la componente proveniente dall’Università come una risorsa e non come un competitor è la scommessa che un Pd che ricomincia da numeri più reali e meno “gonfiati” vuol provare a vincere.

“Oggi è questo il Pd. Il programma è indispensabile, dobbiamo tornare a parlare di questo, di fatti concreti, dal futuro del porto al masterplan, dall’occupazione all’aeroporto, dalla tutela del territorio al dissesto”, concludono.

La formula potrebbe anche essere riutilizzata per la segreteria cittadina, ma non è detto, perché in autunno sarà piena campagna elettorale per le Regionali e le Politiche. Da ottobre inoltre anche le amministrative 2018 saranno dietro l’angolo e servirà un Pd che abbia le idee chiare. Dal 2013 ad oggi il Pd non è stato all’opposizione Accorinti. Non lo è stato il Pd a trazione genovesiana, non lo è stato il Pd del commissario Carbone (che all’inizio diramò un comunicato nel quale ribadiva di essere leale alleato della giunta, salvo poi correggere il tiro) e non lo è stato finora neanche il Pd post-genovesiano, che ha mostrato tutte le crepe delle divisioni interne e le conseguenze dell’assenza di organi di partito. Sia per la sfiducia che per Messinaservizi che per le delibere più importanti la capogruppo Pd Antonella Russo, a favore della sfiducia e contraria a Messinaservizi è stata smentita dai colleghi che hanno votato in maniera opposta (sostenendo l’amministrazione). La Russo, che non ha avuto nessun sostegno da parte del partito in questi mesi se non verbale o scarsamente incisivo, si è dimessa da capogruppo. Senza un partito può accadere anche questo, perché in assenza di linee chiare ognuno può fare di testa sua guardando più ad un orizzonte ristretto che a quello della città.

Rosaria Brancato

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