Quel che resta del Pd dopo 4 anni "d'insostenibile leggerezza dell'essere" commissariati...

Quel che resta del Pd dopo 4 anni “d’insostenibile leggerezza dell’essere” commissariati…

Rosaria Brancato

Quel che resta del Pd dopo 4 anni “d’insostenibile leggerezza dell’essere” commissariati…

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giovedì 19 Gennaio 2017 - 09:42

L'ultimo segretario si è dimesso nel marzo 2013. A fine febbraio dovrebbe esserci il Congresso, ma c'è chi punta al quarto commissariamento. Ma dopo 4 anni di gestioni commissariali quel che resta del partito è un deserto. La ricostruzione non è mai iniziata

Il lunghissimo commissariamento del Pd di Messina finirà a fine febbraio.

Salvo sorprese e un commissario 3.0.

Per fare un breve ripasso ricordiamo che l’ultimo segretario cittadino, Giuseppe Grioli, si dimise nel marzo del 2013, alla vigilia delle primarie del Pd per le amministrative.

Sono trascorsi quindi ben 4 anni di congelamento del partito.

Da allora il Pd dello Stretto ha avuto 3 commissari: Lupo, Ridolfo e Carbone, i primi due affiancati da un coordinamento che comunque non ha avuto molti margini azione, mentre il terzo, spedito in riva allo Stretto da Renzi, ha operato in “splendida solitudine” tranne un periodo iniziale che lo ha visto affiancato dal vice.

Lupo, che all’epoca era segretario regionale del Pd, venne a Messina solo una volta e ha gestito la fase di transizione fino alla nomina di Basilio Ridolfo, avvenuta nell’ottobre-novembre del 2013. La stagione di Ridolfo, figlia di un’intesa tra le diverse anime (renziani compresi), nonostante le buone intenzioni dell’esponente Pd, è stata scandita da “congelamenti e scongelamenti”, rimasta in ostaggio di equilibri di potere e decisioni prese a tavolino dai 3 deputati regionali (Rinaldi, Laccoto e Panarello). La guerriglia interna, la batosta amministrativa del 2013, le inchieste sui corsi d’oro, hanno di fatto paralizzato qualsiasi velleità di ricostruzione e di dialogo o di riavvicinamento alla base.

Alla fine Ridolfo, cui si deve la volontà di porre le basi di una ricostruzione unitaria che nessuno voleva, si è dimesso. Inutili i suoi ultimatum, i cronoprogramma, le assemblee, i documenti programmatici.

Il Pd doveva restare immobile e così è rimasto.

Nell’autunno del 2015 il parlamentare calabrese Ernesto Carbone, spedito in riva allo Stretto da Renzi è stato salutato come il commissario che avrebbe accompagnato il Pd al congresso, all’eliminazione dei mille circoli, ad un nuovo tesseramento. Così non è stato. Non è stato proprio nulla perché Carbone, sconoscendo la realtà del territorio se non quanto gli veniva riferito o era finito sui giornali a proposito delle inchieste o della transumanza che di lì a poco sarebbe avvenuta dell’area genovesiana dal Pd a Forza Italia, in un anno e mezzo non ha neanche avviato il percorso di avvicinamento alla base.

Il commissariamento Carbone ha seguito il Renzi’s style, ovvero quel metodo adottato dall’ex premier e segretario nazionale che soffre i limiti di un delirio di onnipotenza, di un progressivo arroccamento dei vertici e di disconoscimento della realtà. Nonostante i vari documenti che dalla base venivano a più riprese presentati, nonostante le lamentele della minoranza, nonostante le proteste dei consiglieri comunali che reclamavano l’avvio di dibattiti sui fatti concreti e sulle emergenze, il commissariamento si è risolto in un prolungamento del “congelamento”, mentre quanto avveniva intorno veniva commentato sporadicamente con comunicati stampa estemporanei alcuni dei quali assai bizzarri. Resterà nella “storia recente” cittadina il comunicato del commissario nei giorni dei primi annunci sulla sfiducia che ribadiva la lealtà all’amministrazione Accorinti.

Nel dicembre 2015 venne avviato una sorta di “pre-tesseramento”, con una black list tra buoni e cattivi lasciata al vaglio del partito nazionale ed un’azione sul territorio lasciata a chi ancora continua a credere in questo partito.

Nel gennaio 2017 possiamo dire che nonostante gli sforzi di quanti, a livello territoriale stanno provando, nulla è stato fatto per la ricostruzione ed ogni cosa è stata decisa a livello verticistico. Prova ne sono state le disastrose iniziative per il sì al Referendum. In un anno e mezzo non c’è traccia di riorganizzazione della macchina organizzativa, della riduzione dei circoli, di assemblee cittadine, di conferenze tematiche, di dibattiti. Tutto passa dal vaglio del commissario e del sottosegretario Faraone. La frattura che esisteva nel 2013 si è raddoppiata perché, strada facendo, anche chi ha provato ad avvicinarsi si è allontanato. E chi è rimasto si trova non solo più solo, ma si sente pure un po’ fuori di testa quando prova a invitare i messinesi a riavvicinarsi al partito.

Ancora oggi, a distanza di un anno e mezzo dall’insediamento non siamo in grado di sapere in modo netto cosa vuol fare il Pd con la sfiducia. Scrivere “basta cincischiare con la pelle dei messinesi” e poi aggiungere “si firma la sfiducia che ancora dobbiamo scrivere noi del Pd” equivale a pensare che i messinesi siano quantomeno sciocchi. Non siamo in grado di sapere in modo netto cosa vuol fare il Pd in generale, su tutti i temi che riguardano la città, perché non sappiamo chi e cosa è il Pd.

A fine febbraio DOVREBBE ESSERCI IL CONGRESSO. Il condizionale è d’obbligo perché Guerini ha fissato i congressi dei Pd commissariati (Messina, Enna, Lazio, Roma Capitale, Regione Liguria), nella seconda metà di febbraio. Il commissario Carbone ha già detto che dal 1 marzo lascerà la carica. Ma a Palermo si sta facendo strada l’idea di lasciare il Pd dello Stretto commissariato fino alle Regionali. In un Pd commissariato infatti le liste per amministrative di primavera e regionali sono decise in una stanza e da pochi.

Non tutti quindi sono convinti che il Congresso si debba fare adesso e tra questi c’è il deputato regionale Laccoto che con Faraone sta valutando l’ipotesi di far slittare l’appuntamento elettorale. Nel frattempo le varie “anime” stanno cercando di preparare le candidature e convergere sul nome di chi sarà il segretario dell’anno zero. Un compito titanico dopo l’insostenibile leggerezza dell’essere del commissariamento. Quel che è rimasto del Pd, a livello di base, lo si può leggere tra le righe del 70% di No al Referendum, lo si può scorgere dalla scarsissima affluenza ai rarissimi incontri e assemblee organizzate. In siciliano potremmo dire che agli elettori del Pd di Messina “è passata la valìa”.

Nei giorni scorsi un (ex) elettore ha mandato una nota che Tempostretto ha pubblicato e che rende l’idea: s’intitolava “Dal feudo di Genovese al deserto di Carbone”. Quella lettera è la sintesi di 4 anni.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. QUELLO CHE RESTA? PRIMO UNA CONSIGLIERA PD DEL COMUNE DI FERRARA HA DICHIARATO CHE PREFERISCE VEDERE SPACCIATORI SOTTO CASA SUA E NON CHI PORTA LA DIVISA. SECONDO COME RIFERISCE IL GIORNALE ECONOMICO ITALIA OGGI DI QUESTA MATTINA GLI ISCRITTI DEL PD DA OLTRE 13.000 SI SONO RIDOTTI A 7.000. IN PIEMONTE DI FASSINO. POI FASSINA SI E’ AUTOSOSPESO (MA PUO’ BENISSIMO ANDARE A STRACCANE’ …..) PAGLIA (CODA…) SI SCAGLIA CONTRO PISAPIA (O LA ZIA PIPPA DEI CLANDESTINI E CULI IN ARIA COME VIENE CHIAMATO A MILANO), TUTTI QUESTI VOLEVANO FONDARE IL MOVIMENTO SI-SINISTRA ITALIANA. SI MA CHE VADANO A FARSI BENEDIRE. UN PARTITO SORRETTO DA CATTOCOMUNISTI E SPERANZOSI DI DARE LA CITTADINANZA A STRANIERI CLANDESTINI ZINGARI CULI IN ARIA. ORA CHI RIDERE?

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  2. QUELLO CHE RESTA? PRIMO UNA CONSIGLIERA PD DEL COMUNE DI FERRARA HA DICHIARATO CHE PREFERISCE VEDERE SPACCIATORI SOTTO CASA SUA E NON CHI PORTA LA DIVISA. SECONDO COME RIFERISCE IL GIORNALE ECONOMICO ITALIA OGGI DI QUESTA MATTINA GLI ISCRITTI DEL PD DA OLTRE 13.000 SI SONO RIDOTTI A 7.000. IN PIEMONTE DI FASSINO. POI FASSINA SI E’ AUTOSOSPESO (MA PUO’ BENISSIMO ANDARE A STRACCANE’ …..) PAGLIA (CODA…) SI SCAGLIA CONTRO PISAPIA (O LA ZIA PIPPA DEI CLANDESTINI E CULI IN ARIA COME VIENE CHIAMATO A MILANO), TUTTI QUESTI VOLEVANO FONDARE IL MOVIMENTO SI-SINISTRA ITALIANA. SI MA CHE VADANO A FARSI BENEDIRE. UN PARTITO SORRETTO DA CATTOCOMUNISTI E SPERANZOSI DI DARE LA CITTADINANZA A STRANIERI CLANDESTINI ZINGARI CULI IN ARIA. ORA CHI RIDERE?

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