45 giorni per convincere Alessia e #quellicomelei che non vanno a votare

45 giorni per convincere Alessia e #quellicomelei che non vanno a votare

Rosaria Brancato

45 giorni per convincere Alessia e #quellicomelei che non vanno a votare

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domenica 28 Gennaio 2018 - 07:21

In realtà lei non è un'astensionista come gli altri, la sua è una scelta profondamente politica. Guida semi-ironica alle diverse tipologie di astensionisti

Ad inizio gennaio ho passato un bellissimo pomeriggio, gustando un the coi biscottini, con un’amica, che appartiene a quel 54% di siciliani che alle Regionali del 5 novembre non ha votato. Per la verità Alessia in passato si è recata alle urne per “concretizzare” in modo evidente quel suo non voler votare. Si è presentata al seggio ed ha chiesto che venisse verbalizzata, così come prevede espressamente la legge, la sua dichiarazione di non voto. Ovviamente si è scatenato il panico tra i componenti del seggio e dopo conciliaboli, telefonate, balbettii e chiari segnali di terrore, ha deciso di soprassedere.

Io non voto perché non mi sento rappresentata da questi politici ma vorrei poter essere messa nelle condizioni di poter votare. L’essenza della democrazia è eleggere liberamente una persona, ma queste legge elettorali hanno tolto la libertà di farlo. Non concepisco neanche l’idea del voto di protesta. Che è? Non puoi votare una persona o un partito semplicemente per protestare. Voti chi ti rappresenta. Non voti contro alcune persone. Dobbiamo riprendere in mano le nostre vite ed ognuno di noi, profondamente, deve avere la piena responsabilità di fare qualcosa per la sua vita. Io non sono innamorata di Messina come donna Sarina. Io ho vissuto lontano per tantissimi anni, ci sono tornata gioco forza. Ma sono qui e mi voglio assumere la responsabilità di fare qualcosa”.

Non mi era mai capitato di incontrare una persona che vuole andare alle urne per dire perché non vota e che considera l’astensionismo un voto vero e proprio perché ha un’origine ponderata, non è un momento di disgusto, un gesto rabbioso, ma una scelta profondamente politica.

Si è avvicinata al movimento Roosevelt, che rimette l’uomo al centro della politica ed è un “meta partito” (https://www.movimentoroosevelt.com/) che, rifacendosi a Kennedy e Roosevelt riapre il discorso sul diritto universale alla felicità.

La vera politica è alle persone come Alessia che dovrebbe tornare a rivolgersi.

A quelle che non vomitano odio o rabbia su facebook, che non usano il voto come un randello, una mazza da baseball o come una lettera minatoria, una cambiale.

Così ho tracciato una tipologia semi-seria di astensionisti, per sorridere ma in fondo mica tanto….

L’OPPORTUNISTA– USA la tessera elettorale alla bisogna. Per lui la tessera elettorale vale oro perché la scambia, con un favore, con un diritto, oppure dichiarando che non va a votare per indurre il politico di turno a corteggiarlo. Controlla gruppi di tessere a piacimento proprio per farsi corteggaire. Un po' come la bella ragazza sul balcone che diffonde nell’aria il profumo di promesse.

L’INNAMORATO DELUSO– Lo riconosci per l’aria triste, lo sguardo malinconico tipico di chi è stato felice ma ora non lo è più. Veste sempre un po' fuori moda ed ha quel particolare, quell’accessorio, che ti fanno capire se è stato di destra o di sinistra. Conosce a memoria interi pezzi di storia politica e la Costituzione. Se potesse cancellerebbe con la bacchetta magica in un sol colpo le decine figurine prive di consistenza politica che ci sono oggi o i dinosauri della politica.

IL VAF….ULISTA….- lo riconosci subito perché per lo più vive in un bar o su facebook. Al massimo lo trovi in un circolo sportivo. E’ un “tuttugualista”: per lui tutti sono uguali e non c’è alcuna speranza di redenzione. La sua astensione è per lo più un rutto gigante. Non votando si autolegittima alle lamentele per gli anni successivi. E’ quello che dopo aver urlato al mondo che “rubano tutti e fanno schifo tutti”, mette l’auto in doppia fila, non paga le tasse, non rispetta la fila, suona al semaforo e si fa raccomandare anche per un certificato di residenza.

IL MENEFREGHISTA- MARZIANO– sono due tipologie affini perché vivono al di fuori della realtà. Non è né contento né scontento. Fa, per così dire “spallucce”. Non è ignorante, semplicemente è alieno da qualsiasi diatriba politica. Preferisce i suoi hobbies e pensa che “Piazza Pulita” sia una manifestazione che i volontari organizzano a Piazza Cairoli e Porta a Porta la raccolta differenziata (e Bruno Vespa il presidente di Messinambiente).

I BASTIAN CONTRARI-qualche volta hanno votato. Sono quelli nati in famiglie di destra o di sinistra che per reazione a 18 anni hanno votato l’opposto dei genitori. E’ quello nato in famiglie di “militanti” che, per quello che potremmo definire “l’astensionismo di Edipo o di Elettra”, non vota per un contrappasso alla famiglia di origine.

QUELLI DELLA PRIMA VOLTA– Sono tenaci, magari hanno votato fino alle scorse Regionali. Poi hanno visto le candidature, hanno letto la legge elettorale il Rosatellum 2 vergognoso, hanno scoperto che è fatta per l’autoconservazione. Hanno visto che la quota rosa è stata trasformata in altro, in cronaca rosa, nel trionfo del gossip a scapito del cervello e del valore. Hanno combattuto come eroi ed a loro rendo onore. Si sono anche impegnati in politica, o attivamente, nei circoli o anche solo litigando in ufficio con i colleghi. Non si sono persi una puntata di Floris e Gruber, leggono Espresso e Panorama, si arrabbiano ad ogni scissione o ad ogni finto matrimonio. Poi scoprono che sono costretti a votare parenti, indagati, raccomandati, nullafacenti, ignoranti e si chiedono perché. Così dopo anni ed anni di urne hanno dichiarato a gennaio “non sarò vostro complice”. Hanno deposto armi e matita. E quella tessera elettorale resterà lì, ricordo imperituro, accanto alla foto del matrimonio ed alla pergamena di laurea.

I GIOVANI- E’ la tipologia che più mi sta a cuore. Ricordo l’emozione del mio primo voto (ho votato socialista), ricordo che ero felice perché pensavo a mia nonna Rosaria, che ha votato solo a un certo punto, dopo il ’46, e solo come gli diceva mio nonno Giovanni. Per me che sono donna votare è una battaglia vinta ogni volta che posso. Oggi i giovani sono disgustati da una politica che ha tolto loro il futuro. Chi riuscirà (e onestamente non so dire come) a portarne anche uno solo di questi alle urne il 5 marzo è un eroe.

Alessia non riuscirà neanche questa volta a fare la sua “dichiarazione di non voto”, perché anche gli scrutatori e i presidenti dei seggi sono lo specchio di una comunità che ha perso il senso della comunità. Ma se riuscissimo a far votare Alessia, che non rientra in nessuna delle tipologie sopra citate, allora forse avremmo invertito la rotta.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. Editoriale scritto bene, come al solito. Vorrei però aggiungere che i giovani non hanno mai conosciuto la politica e soprattutto i politici veri. Sono del tutto incolpevoli perché li fanno sentire lontani dalla politica, si sentono estraniati e pensano che i politici si scelgano in tv, come ad un casting per veline. A peggiorare tutto il presidente (a mio avviso con la p più piccola nella storia della Repubblica ) Napolitano ha promulgato la legge elettorale più schifosa del mondo, il porcellum. E quanto succede è conseguenza del porcellum, che i signori tiranni travestiti da uomini del popolo, delle istituzioni, si guarderanno bene dall’abolire. Giovani, siete tanti, votate e mandate a casa questa maleodorante accozzaglia.

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