Mal di pancia nel Pd di Messina: no agli "stranieri" o candidati non condivisi

Mal di pancia nel Pd di Messina: no agli “stranieri” o candidati non condivisi

Rosaria Brancato

Mal di pancia nel Pd di Messina: no agli “stranieri” o candidati non condivisi

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lunedì 22 Gennaio 2018 - 06:40

Semaforo rosso della Direzione provinciale del Pd a candidati "non radicati nel territorio o che non siano espressione di una militanza nel partito"

Lo stop viene dalla direzione provinciale del Pd, che si è riunita nel week end per affrontare le tematiche relative alle candidature (ed alle indiscrezioni) per le Politiche del 4 marzo.

I mal di pancia nei confronti degli “stranieri” e delle decisioni calate dall’alto si sono già fatti sentire nella Sicilia occidentale, soprattutto a Caltanissetta ed a Trapani e nel corso della direzione regionale.

Renzi nei giorni scorsi ha ribadito: “nei collegi sicuri va chi ha dimostrato di avere consenso” ed ha già scelto un paio di “blindatissimi” nell’isola. Altri, a quanto pare (tra questi c’è la Serracchiani che verrebbe schierata in Sicilia a fronte di un Gianpiero D’Alia candidato nel Friuli con la lista della Lorenzin), saranno i suoi fedelissimi da sistemare nello scacchiere nazionale. In quest’ottica la Boschi sarà schierata a Reggio Calabria, seggio blindato grazie ai consensi del ministro Minniti.

Ma la base, come detto, non ci sta e se la direzione regionale si è conclusa con il mandato al segretario regionale Pd Fausto Raciti (che è tra i blindati) affinchè chieda che venga rispettato il rapporto col territorio, anche a Messina si fanno sentire i mal di pancia.

“Diamo mandato al Segretario Provinciale di interloquire con le segreterie regionale e nazionale del Partito, rappresentando la volontà degli iscritti della Federazione di Messina- si legge nel comunicato- di potersi riconoscere ed avere la possibilità di sostenere candidature fortemente rappresentative del territorio, caratterizzate dai valori della militanza, della lealtà e della coerenza verso il Partito ed i suoi valori fondativi, nonché dalla competenza e dal consenso; rappresentando altresì la specificità della vicenda politica messinese, ossia di un territorio quello della Città di Messina e della sua vasta provincia, che è stato penalizzato e mortificato da anni di commissariamento, a dispetto di un tessuto di iscritti, militanti e simpatizzanti vivo, vitale, sempre unito al di là delle competizioni congressuali e più che mai vivace, capace di affrontare con passione ed entusiasmo una delicata e faticosa opera di ricostruzione e di ricambio della propria classe dirigente e che certamente, tanto più per queste ragioni, non potranno essere condivise nè sostenute con forza entusiasmo e convinzione, candidature plurinominali e uninominale estranee al territorio o peggio imposte al territorio da pur comprensibili esigenze di Partito e che comunque non ne costituiscano naturale espressione”.

Da un lato quindi la direzione provinciale del Pd sbarra le porte agli “stranieri”, ovvero a chi, per l’appunto non rappresenta il territorio ma verrebbe, come peraltro uso e costume del Pd negli anni scorsi, calato dall’alto per salvaguardare i fedelissimi di Renzi.

Dall’altro si fa riferimento ad un “ricambio” della classe dirigente che però stona con il semaforo rosso nei confronti di chi non ha militato nel Pd finora (il riferimento è al Rettore Navarra ed a Picciolo, i cui nomi secondo indiscrezioni, sono valutati dai vertici del Pd proprio in virtù della necessità di candidare chi può portare voti e vantare rapporti col territorio).

Il Pd dello Stretto, nel ricordare il lungo commissariamento che nei fatti ne ha bloccato ogni possibilità di ricostruzione, manda un avviso ai vertici nazionali: vogliamo candidature condivise e radicate nella storia del partito e nel territorio.

Rosaria Brancato

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