D'Alia lascia Alfano col cerino in mano. "Divorzio breve", AP si dissolve

D’Alia lascia Alfano col cerino in mano. “Divorzio breve”, AP si dissolve

Rosaria Brancato

D’Alia lascia Alfano col cerino in mano. “Divorzio breve”, AP si dissolve

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giovedì 07 Settembre 2017 - 04:49

Non ci sarà la lista di Alternativa Popolare a Messina: scatta la fuga da Alfano e da D'Alia. Mentre il ministro degli esteri rischia di restare senza i big, l'ex ministro centrista candida i suoi nella lista dei territori. E Nino Germanà sta tornando a Forza Italia.

Potrebbe definirsi un “divorzio breve” a conclusione di un matrimonio altrettanto breve e piuttosto tiepido quello tra gli ex Udc di D’Alia e gli ex Ncd di Alfano, uniti senza troppa passione in Alternativa Popolare, fondata il 18 marzo e già ai titoli di coda. Almeno in Sicilia.

Complici i sondaggi che danno Musumeci col vento in poppa e il centro-sinistra che in stile tafazziano si presenta diviso alle urne (con Micari e Fava), gli alfaniani sono in fuga in ogni provincia ed il ministro degli esteri, riuscito nell’impresa di restare in sella ininterrottamente coi governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, rischia di restare solo. Molti colonnelli si stanno già accasando tra gli Udc di Cesa o tornano alla casa madre, Forza Italia e nei prossimi giorni gli addii aumenteranno. Alfano ieri ha dato il via libera a Micari ma il suo peso in termini di voti continua a diventare sempre più leggero.

Sempre più difficile, senza i numeri, presentare le liste di AP, anche perchè l’altra metà della mela, i centristi di D’Alia, sono alle prese da mesi analoghe fughe. In queste ore chi nel novembre 2016, al momento del divorzio nell’Udc, non era rimasto con Cesa si sta affrettando a farlo adesso o a trovare spazi nel centro-destra.

Sia Alfano che D’Alia nei mesi scorsi hanno chiuso un accordo con Renzi “blindando” per le Politiche del 2018 un ristretto numero di posti, lasciando scoperti chi opera nei territori e che adesso si prepara a fare terra bruciata.

Alfano e D’Alia suonano la ritirata a Messina, dove non ci sarà la lista Alternativa Popolare per assenza di numeri e per non rischiare il flop.

Ad abbandonare il talamo nuziale è stato D’Alia, che per la prima volta a Messina non presenterà una lista “sua” ma farà accasare i candidati centristi nella lista dei territori creata da Orlando, “Arcipelago Sicilia”.

L’ex ministro D’Alia, dopo aver lasciato l’Udc a Cesa ha visto assottigliarsi sempre più le fila delle truppe siciliane e nelle ultime settimane chi non era rimasto con Cesa a novembre sta virando verso il centro-destra adesso. Le fughe da casa D’Alia, ( leggi qui l’articolo di Tempostretto) continueranno nei prossimi giorni, sia perché il centro-destra in questo momento risulta più appetibile, sia perché difficilmente i centristi riusciranno in tutti i collegi ad essere presenti con la lista di Alternativa Popolare.

A Messina, epicentro dei centristi, l’ex ministro non era propenso a presentare candidati insieme agli alfaniani. In termini di voti il deputato Nino Germanà in continua crescita rappresenta un pericolo dal momento che con l’Ars a 70 deputati e il centro-sinistra terzo nei sondaggi è assai improbabile portare a casa più di un deputato. E a restare fuori sarebbe stato proprio il candidato centrista. D’Altra parte se D’Alia non ha alcuna intenzione di mettere a rischio l’elezione di Giovanni Ardizzone, non sono tanti i centristi disposti a far solo da portatori di acqua per il presidente dell’Ars. Tra gli ultimi a sbattere la porta era stato Bruno Cilento, seguito dalla cugina di D’Alia, Chiara Giorgianni e dal suo gruppo, di recente pare che sia in procinto di spostarsi di fronte anche Daniela Bruno (vicina a Stancanelli) e quindi anche Andrea Consolo. Ulteriori frizioni sono in arrivo con Matteo Francilia, che da un anno e mezzo lavora alla sua candidatura per le Regionali, ma è stato “invitato” a rinunciare, sia per l’assenza della lista che per concentrare gli sforzi su Ardizzone che sarà nella lista dei territori “Arcipelago Sicilia”.

Copione simile anche nelle altre realtà siciliane, con la possibilità che AP, che per avere la certezza di concorrere all’assegnazione dei seggi deve raggiungere la soglia del 5%, non ci sia.

Di fronte a questo contesto se D’Alia sta trovando la scialuppa di salvataggio, Alfano rischia di restare solo o con uno sparuto drappello. L’attuale ministro degli esteri sta assistendo agli addii di numerosi big che si accasano con Cesa o tornano a Forza Italia. Finora non sembrano tentennare solo l’europarlamentare Giovanni La Via e il sottosegretario Castiglione.

A Messina ha salutato il senatore Bruno Mancuso, e con la valigia in mano c’è anche Nino Germanà, che si è trovato senza lista dopo la decisione dei centristi di spostare i candidati sulla lista dei territori. Germanà sta per tornare a Forza Italia, partito che lo ha visto tra i fondatori e con il quale è stato eletto alla Camera nel 2008. Quattro anni dopo, nel 2012, si è dimesso da parlamentare per candidarsi alle Regionali (all’epoca c’era nel Pdl uno scontro interno tra gli ex Forza Italia con gli ex An) ed entrò all’Ars lasciando fuori Buzzanca. Il suo ritorno a Forza Italia, che ha avuto il via libera di Miccichè ha causato non pochi mal di pancia ai candidati della lista. Stando ai numeri per Forza Italia dovrebbero scattare da uno a due seggi. In lista ci sono il figlio di Francantonio Genovese, Luigi, i deputati uscenti Santi Formica e Bernardette Grasso, l’avvocato Tommaso Calderone (che sta aumentando i consensi), il consigliere comunale Fabrizio Sottile. L’ingresso di Germanà nella lista rimette in gioco tutto e mette in discussione chi puntava al secondo seggio (tenuto conto che l’intera area genovesiana voterà in blocco per Luigi). Come per le porte scorrevoli il ritorno di Germanà potrebbe comportare l’uscita di altri candidati verso altre liste. Genovese ha già alzato la bandierina dello stop ed a storcere il naso è stato Formica, che si candida per ricoprire il sesto mandato all’Ars che ha detto: “Germanà in Forza Italia? Dove si è fatto l’estate si fa l’inverno”. Bizzarra la dichiarazione di chi, come Formica non ha la tessera di Forza Italia, è stato sempre eletto in An e nel 2012 si è presentato con il Pdl, salvo, una settimana dopo l’elezione passare al gruppo Musumeci (del quale è tutt’ora presidente). In caso di ingresso di Germanà quindi lo scontro sarà inevitabile e non è detto che Formica o la Grasso non optino per la lista di Musumeci Diventerà Bellissima, della quale il primo è capogruppo Ars mentre per quanto riguarda la Grasso indiscrezioni indicano una sua presenza nel listino del Presidente.

E siamo ancora a due mesi dalle urne….

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. leggendo questo articolo l’amara considerazione è che di tutti i nomi fatti non ne trovo uno di cui si sentirebbe la mancanza all’ARS !

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  2. Ok, ma l’On. Garofalo che fà?

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  3. Noi Siciliani non abbiamo bisogno di programmi e chiacciere , tutto ciò che ci serve l’abbiamo già avuto con lo STATUTO REGIONE SICILIANA
    G.U. del REGNO D’ITALIA 10 giugno 1946, n. 133-3 bastasse che qualcuno lo attuasse veramente.Conviene a questo qualcuno???? a Noi Siciliani SI !!!

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  4. MessineseAttenta 7 Settembre 2017 09:39

    Articolo perfetto, che dimostra lo squallore della “politica” siciliana, peggiore di quella nazionale.
    Io non voterò, ma, mi domando, come si fa a votare personaggi come Germanà, da sempre con la valigetta in mano, in cerca del potere.
    La colpa non è di questi figuri, ma di chi li vota.
    Certo, avere il santo in paradiso conviene.
    L’invalidità, il posticino, la multa da farsi togliere, il prestito regionale per attività produttive destinate a fallire da subito.
    Salvo, poi, lamentarsi se tutto va a puttane.

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