Corsi d'oro: il caso dello stabile pagato due volte con soldi pubblici

Corsi d’oro: il caso dello stabile pagato due volte con soldi pubblici

Rosaria Brancato

Corsi d’oro: il caso dello stabile pagato due volte con soldi pubblici

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lunedì 22 Luglio 2013 - 06:26

Dalle indagine emerge il caso dello stabile del viale Principe Umberto "pagato due volte con i soldi pubblici", attraverso il sistema delle scatole cinesi, spiegano i magistrati. Ecco perchè e come. Ed anche quello in via Pascoli ha seguito un percorso analogo.

Dall’inchiesta Corsi d’oro emergono alcuni particolari sui singoli aspetti delle operazioni. Particolare è il caso dell’immobile di Viale Principe Umberto, che, come rilevano i magistrati “viene pagato due volte con i soldi pubblici”.

L’antefatto risale all’ottobre del 2004, quando Grazia Feliciotto ed il marito Elio Sauta, hanno richiesto l’emissione di assegni circolari non trasferibili per oltre 325 mila euro, somme che, provenienti dal conto dell'Aram, poi, attraverso la Centro Servizi 2000 (della quale la Feliciotto era amministratrice) serviranno al pagamento di un immobile della “Congregazione dei Padri Rogazionisti. Secondo quanto accertato dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, infatti, il denaro destinato alla Centro servizi per poter acquistare lo stabile proveniva dai conti intestati all’Aram, tranne una quota in contanti.

“Già nel 2004 gli indagati Sauta e Feliciotto impiegavano il denaro dell’ARAM, per effettuare un pagamento alla Congregazione dei Padri Rogazionisti. Il pagamento era inerente all’acquisto di un immobile sito in viale P. Umberto effettuato, però, non nell’interesse dell’Aram, bensì a favore della società Centro servizi 2000 s.r.l. amministrata dalla stessa Feliciotto. Ragionevole concludere che già tale operazione costituisse una distrazione dei fondi dell’Aram, mediante i quali veniva acquistato un immobile nell’interesse della Centro Servizi s.r.l”.

Ai finanzieri che gli chiedevano perché avesse prelevato somme dai conti dell’Aram Sauta rispose che erano consulenze sue e della moglie a favore dell’Ente. Le verifiche hanno evidenziato che tra il 2002 ed il 2008 l’Aram aveva ottenuto finanziamenti per quasi 20 milioni di euro, 17 dei quali già erogati .

L’operazione però era appena all’inizio, perché, come emerge della’inchiesta, lo stesso locale che la Centro Servizi 2000 aveva acquistato con i soldi dell’Aram verrà poi affittato alla stessa Aram “sicchè lo stesso immobile veniva sostanzialmente pagato con i fondi pubblici ALMENO DUE VOLTE”.

La compravendita era stata realizzata tra la Congregazione dei Padri Rogazionisti, e la Centro Servizi 2000 S.r.l., al prezzo dichiarato di € 671.394,00.

Il pagamento veniva effettuato da Centro servizi 2000, attraversamento versamenti operati dai soci della società Graziella Feliciotto ed “Euroedil S.r.l. (quest’ultima società, come altre, per il sistema delle “scatole cinesi”, quanto a capitale è riconducibile sempre agli stessi soci). Nell’atto di compravendita il locale viene definito: fabbricato allo stato rustico. In sostanza servono lavori di ristrutturazione, “che la Centro servizi 2000 affida per 900 mila euro alla Ge.Imm srl, rappresentata dall’amministratore unico Francesco Rinaldi”.

Sia la Ge.Imm che la Euroedil (successivamente incorporata dalla Calaservice) sono soci della Centro servizi e fanno tutti riferimento alle stesse persone.

“ In questa operazione- riscontra il consulente del pubblico ministero- tutte le fatture,in maniera assolutamente singolare, sarebbero state pagate per cassa contanti sede, procedura invero estremamente sospetta. Non va sottaciuto che, nel 2006 la Centro Servizi 2000 sarebbe stata amministrata congiuntamente da Feliciotto Graziella e Schirò Chiara. Quest’ultima sarebbe cognata di Rinaldi Francesco il quale, all’epoca era amministratore unico della Ge.Imm. società che sua volta, è socia della Centro Servizi”.

Lo stabile quindi, secondo i bilanci della Centro servizi, dovrebbe considerarsi ultimato solo nel 2008, dal momento che, all’acquisto risultava rustico e l’attestato di agibilità è stato richiesto nell’aprile del 2008.

Ma già dall’agosto 2006 una parte dei locali veniva affittata dalla Centro Servizi sia all’Aram che alla Lumen. Quanto all’Aram per il periodo 10/8/2006-9/8/2012, il canone annuo era di € 130.000,00 oltre IVA, rinnovato nel 2012 con l’aumento a 157 mila euro (in sei anni quindi l’affitto è cosato 629 mila euro)

Parallelamente, le aule sono state affittate alla Lumen, con contratto della stessa data e durata, 10/8/2006, al canone annuo iniziale di 50 mila euro, che diventano 70 mila pochi mesi dopo perché si sono aggiunte nuove aule (per l’affitto la Lumen ha pagato complessivamente 242 mila euro).

Ai magistrati appare quindi singolare che i locali dello stabile siano stati affittati per lo svolgimento dei corsi sin dal 2006 quando erano ancora in corso i lavori di completamento dell’immobile, che sarebbero stati ultimati due anni dopo. Altrettanto strana agli inquirenti appare la vicenda delle perizie che riconoscevano l’idoneità dei locali pur in presenza dei lavori in corso.

A proposito della perizia in un’intercettazione con una dipendente di un altro Ente che gli chiedeva lumi sulla perizia da presentare Sauta spiegati ho mandato quella di Aram, sulla scorta di quella… gliela fai fare…prendi un ingegnere e gliela fai fare al limite…l’aula l’abbiamo mattina io, pomeriggio tu?”

Secondo i magistrati l’invito di Sauta a far firmare la perizia a qualsiasi ingegnere senza bisogno di un sopralluogo spiegava le ragioni per le quali nessuna delle perizie presentate agli atti fornisce una descrizione dettagliata degli arredi e delle apparecchiature presenti.

C’è poi la conversazione fatta a dicembre scorso tra due segretarie, una dell’Aram di Messina e l’altra dell’Aram di Catania, alle prese con le visite ispettive disposte dalla Regione in seguito alle inchieste ed alle campagne di stampa.

Aram Me– interrogheranno gli allievi. I test d’ingresso li hai fatti?

Aram Ct– I test? No, che io sappia no..

Aram Me– digli di fare i test, dovevano essere test d’ingresso, intermedio e finale

Aram Ct– Ah

Aram Me– fagli fare qualche test scritto, in modo che resta

Aram Ct- di cultura generale? Di cosa?

Aram Me– No, test relativi ai moduli. Chiaramente anche per i moduli finiti.

Quanto al canone il consulente del Pm ha concluso che era fuori mercato e che, nei casi esaminati non potesse essere superiore a: €. 56.191,95 (a fronte di €. 130.000,00 e poi € 157.024,00) per l’Aram e €. 36.475,92 (a fronte del canone di €. 70.000,00) per la Lumen.

I magistrati concludono che, se si fosse trattato di somme “proprie”, le persone coinvolte avrebbero utilizzato un’altra logica, volta ad una maggiore oculatezza, scegliendo tra preventivi diversi e applicando canoni di mercato. Un altro aspetto è quello della Centro servizi 2000 che, stando alle indagini: “ è stata costituita proprio allo scopo di intrattenere rapporti con Lumen ed Aram, consentendo, attraverso il relativo sistema di sovrafatturazione, una sistematica distrazione di risorse pubbliche”. Gli unici rapporti sarebbero stati infatti solo con i due Enti.

“La Centro servizi 2000, dal punto di vista del capitale porta ai coniugi Sauta, a Genovese e Rinaldi- si legge nell’ordinanza- La società è stata amministrata da Graziella Feliciotto, e/o Chiara Schirò. Evidente, dunque, la profonda commistione di interessi tra il gestore dell’Aram e la Centro Servizi. Ovvio, pertanto, concludere che i costi sostenuti dall’Aram– ma posti a carico della Regione Siciliana – siano stati deliberatamente maggiorati ed accettati da quest’ultima allo scopo di favorire, la Centro Servizi. Considerazioni del tutto analoghe valgono per i rapporti tra Lumen e Centro Servizi. La Lumen, infatti, risulta amministrata dal 2007 da Elena Schirò, moglie di Rinaldi e sorella di Chiara Schirò. Nella Lumen, inoltre, il vicepresidente è il figlio di Elio Sauta”.

Il sistema è stato poi adottato da Sauta, con qualche modifica, anche per l’immobile di via Pascoli. In questo caso però l’Aram, oltre a corrispondere un canone mensile maggiorato ha anche pagato 220 mila euro, quale caparra per il compromesso di un atto d’acquisto (peraltro vendita ad un costo maggiorato di 110 mila euro rispetto ai 330 mila euro pagati dall’Elfi, società di Sauta, per acquistarlo). La vendita però non si completerà e l’Aram perderà anche la caparra. Nel 2009 quindi l’Aram ha versato sia il canone annuale che la caparra, per oltre 300 mila euro, senza però diventare il proprietario dei locali. Ma questo è un altro capitolo.

Rosaria Brancato

16 commenti

  1. Invece di lamentarvi per I 46 000 euri spesi per la vara perche’ non commentate e vi ribbellate ad una cosa del genere????? Ridicoli!!!

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  2. ieri ho letto una dichiarazione del superiore di Cristo RE che sostanzialmente sostiene di non avere venduto nulla.Ma allora dove sono finiti i soldi e dov’è l’immobile? basta andare al catasto e vedere a chi è intestato..

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  3. il “buddace” non si lamenta perchè spera di vendersi per il solito piatto di lenticchie…

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  4. ma gli efficienti dipendenti regionali che avrebbero dovuto controllare tutte queste richieste di finanziamento che facevano??? non ho sentito di nessun arresto a Palermo, come mai?

    il problema è sempre quello che chi deve controllare non fa il proprio dovere….

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  5. Elio4president 22 Luglio 2013 08:26

    Non ci sonopiù alibi e non è più tempo di scecchi nto lenzolu!
    La qualità morale di questa gente è sotto gli occhi di tutti.
    Non faccio paragoni per non offendere.
    In particolare non vorrei offendere le xxxxxx.

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  6. Elio4president 22 Luglio 2013 08:59

    xxxxxx

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  7. CONDIVIDO

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  8. MessineseAttento 22 Luglio 2013 09:43

    Caro Ninox, il tuo quesito è più che lecito, come non fa una piega il commento di Cantalanotte.
    Pensate che su questo sito c’è stata gente che ha posto in relazione la tragedia dei suicidi per cause economiche, con la manifestazione della Vara. Secondo questi buddaci populisti, infatti, non si dovrebbe pensare alla processione quando c’è gente che si suicida per la mancanza di lavoro. Deliri che, probabilmente (difficile trovare un’altra spiegazione), si pongono l’obiettivo di distrarre una parte d’opinione pubblica da questo schifo che sta venendo fuori e che inevitabilmente coinvolge il loro schieramento politico. Un magna magna generale che ha portato questa città nelle condizioni disastrose in cui si trova.
    Per fortuna c’è una buona parte di messinesi che riesce a distinguere il bene dal male ed è questa parte sana di cittadini che deve vigilare affinchè queste persone non ci facciano tornare allo status quo che tanto piace, e conviene, a coloro che si affollano ai piedi del tavolo dei potenti per raccoglierne le briciole.

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  9. Turistapercaso 22 Luglio 2013 10:21

    Tutti I buddaci vorrebbero o fannolo stesso quindi, li invidiano. Messina aveva ragione Vendola 15 anni fa quando la definiva “un verminaio di interessi”. Prova di tutto questo l’assenza di un partito di sinistra ma tuttoe trasversale

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  10. Non si vergognano di definirsi “amministratori pubblici”,e poi non sanno neanche come ripianare i bilanci negativi degli enti locali. Se trattassero i bilanci pubblici con lo stesso interesse di quelli privati. Vergogna !!!!!!!

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  11. LA REGIONE..
    nelle persone di qualche funzionario era miope? Perché non si davano in affitto locali di enti pubblici? VERGOGNA…il fatto è che i penalisti godono del vantaggio della prescrizione e questi reati del 2008 2009 visto l’andazzo del nostro tribunale che scoppia nel silenzio dei potenti ( e si capisce chi ne gode) tra i tre gradi di giudizio andranno sicuramente prescritti prima di arrivare in Cassazione. Attivare immediatamente le azioni civili di risarcimento danno da parte della Regione è la soluzione perché al danno non si aggiunga la beffa. Senza l’azione civile subito questi non pagheranno mai…

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  12. Caspita quanto valgono gli immobili sul viale Principe Umberto!
    Pur abitandoci da anni non lo sapevo.
    Si spiega perchè,dopo queste fruttuose compravendite,gli imprenditori si sono probabilmente un pò montati la testa e vendono a prezzi di Piazza di Spagna.

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  13. Elio4president 22 Luglio 2013 14:41

    Tutti i buddaci …
    Questo è il tipico commento di chi alla fine giustifica queste persone.
    Della serie: “siamo tutti così !”
    Forse molti ma, caro turista, certamente non tutti.

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  14. Finirà nella solita bolla di sapone?

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  15. Credo proprio di si,a Messina siamo abituati.

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  16. Non riesco a comprendere, tutti questi soldi pubblici che girano, in una citta’ di disgraziati per cosi’ tanto tempo e se ne accorgono solo adesso!? A me sembra assurdo.

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