Passare dalle parole ai fatti. La richiesta del Cedav alla Regione: servono fondi

Passare dalle parole ai fatti. La richiesta del Cedav alla Regione: servono fondi

Passare dalle parole ai fatti. La richiesta del Cedav alla Regione: servono fondi

Tag:

lunedì 25 Novembre 2013 - 19:54

Il coordinamento regionale dei centri antiviolenza ha indetto una vera e propria protesta contro l’immobilismo della Regione Sicilia che non ha ancora sbloccato i fondi della legge regionale numero 3 del 2012 contro la violenza sulle donne. Carmen Currò: "In questo modo siamo condannati al volontariato".

Il coordinamento regionale dei centri antiviolenza che fanno parte del Dire – donne in rete contro la violenza – insieme a diverse altre piccole realtà nate di recente sul territorio, hanno scelto di festeggiare in modo meno retorico ma più concreto la giornata contro la violenza sulle donne. In tutte le città della Sicilia, oggi, infatti, i centri antiviolenza hanno indetto non un tributo alle vittime o una condanna del femminicidio, ma una vera e propria protesta contro l’immobilismo della Regione Sicilia che non ha ancora sbloccato i fondi della legge regionale numero 3 del 2012 contro la violenza sulle donne. La prima tranche dei finanziamenti erano stati stanziati per i distretti socio sanitari di Palermo e Catania – Messina a suo tempo non ha potuto partecipare a causa della mancata applicazione della 328 – per un totale di 450 mila euro, mai effettivamente stanziati finora. Questo per il 2012, per il 2013 i criteri erano differenti ed anche il distretto sanitario di Messina avrebbe potuto usufruirne, se solo ci fossero i dovuti finanziamenti da parte di Palermo. Per questo insorgono i membri dei centri antiviolenza di tutta l’isola, costretti a offrire il loro prezioso servizio da volontari e in condizioni di assoluta precarietà. Una situazione deleteria sia per gli operatori che per le utenti, sempre, purtroppo, numerose. Abbiamo parlato con l’avvocato Carmen Currò, presidente del Cedav di Messina, che oggi, promotrice oggi dell’iniziativa che si è svolta al Salone delle Bandiere, insieme ai membri della deputazione regionale che hanno risposto all’invito, nello specifico: Valentina Zafarana, Marcello Greco e Filippo Panarello.

“Noi ci battiamo quotidianamente sul territorio – spiega Carmen Currò -e abbiamo un alto numero di utenza. Se non vengono sbloccati i finanziamenti regionali rimaniamo nell’ambito dell volontariato e saremo costretti a offrire un servizio dimezzato per una questione tanto delicata. Le caratteristiche dei casi che ci vengono sottoposti sono estremamente complesse. Per questo abbiamo bisogno di stabilità e continuità lavorativa”.

Un lavoro sul territorio testimoniato dai numeri: al centro antiviolenza di Messina si rivolgono, infatti, almeno dieci donne a settimana. “Abbiamo chiesto ai membri dell’Assemblea regionale presenti oggi di perorare la nostra causa all’Ars. Abbiamo discusso di cosa la deputazione messinese può fare, insieme agli onorevoli interpellati dai centri delle altre città che si sono dimostrati altrettanto sensibili verso questo argomento.Ovviamente non ci rivolgiamo solo alla regione, però, ma a tutte le istituzioni”.

I centri anti violenza non possono essere abbandonati a loro stessi, dal momento che, tra l’altro, il loro ruolo è ormai riconosciuto a livello istituzionale, soprattutto dopo la legge sul femminicidio varata ad ottobre, che affida a questi centri un ruolo centralissimo. Basti pensare all’articolo 5 che affida ai centri stessi disseminati sul territorio la tutela delle vittime e l’attuazione del piano nazionale antiviolenza. I deputati Zafarana, Panarello e Greco hanno preso degli impegni e presenteranno a breve delle interrogazioni all’Ars per cercare di sbloccare la situazione.

“È inutile fare convegni quando poi non possiamo fare nulla – commenta amaramente Carmen Currò –

Non abbiamo nemmeno risolto il problema della sede. Siamo ancora ospiti da un’associazione di psicologi, abbiamo fatto una richiesta al Comune, che ovviamente è aperta anche ai privati. Ancora siamo in attesa. Quello che bisogna capire è che, mentre da un lato si affidano sempre più responsabilità ai centri e ai loro operatori – che sono diventati per legge figure centrali nella strategia di antiviolenza programmata dallo Stato – dall’altro lato si sottraggono gli strumenti e i mezzi di sopravvivenza dei centri stessi, rendendo impossibile le condizioni di lavoro di quelli che, tra mille difficoltà, continuano ad essere volontari, seppure membri di categorie professionali ben qualificate, come: psicologi, assistenti sociali, avvocati ecc”.

Inutile riempiersi la bocca di belle parole, dunque, come sottolinea la stessa Currò: “C’è molta demagogia sulla violenza sulle donne, spesso ci si limita a organizzare cose puramente simboliche tralasciando la vita quotidiana,noi ci occupiamo direttamente delle vittime lavorando intensamente sul territorio. Abbiamo fatto di recente due protocolli con le scuole cittadine per fare prevenzione nelle scuole, perché la sfida per una società diversa comincia dai giovani e dalla loro cultura. Noi siamo sul territorio ventiquattr’ore su ventiquattro e ce la mettiamo tutta. Speriamo nel sostegno e nella solidarietà e alleanza tra le associazioni. Anche s e la mentalità provinciale di questa città, che spesso punta a dividere piuttosto che unire, non ci fa ben sperare a riguardo…”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007