Le Vie dei Tesori: dalla villa delle gelsominaie al Museo Regionale

A fine ‘800 le donne messinesi salivano a Villa De Pasquale per raccogliere i gelsomini che si sarebbero poi trasformati in essenze sontuose, sensuali, o magari, miscelate al bergamotto, sarebbe diventati profumi preziosi nelle maison di Grasse. Allargavano i grembiuli di lino dotati di una grande tasca e con una tecnica speciale, riuscivano a cogliere i gelsomini senza rovinare i petali: era un’arte, quella delle gelsominaie pagate poche lire, ma si lavorava di notte, in mezzo a profumi che stordivano. E i giardini di Contesse di Villa De Pasquale erano uno dei luoghi di raccolta, sotto l’occhio attento di Eugenio De Pasquale, imprenditore che lavorava agrumi e gelsomini per farne essenze, ma che aveva anche occhio veloce per bellezza, arredi, affreschi. Il terremoto del 1908 spazzò via ogni cosa, famiglie imprenditoriali e contadine, e così cadde in rovina anche la bella villa liberty con i dipinti di Michele Amoroso che aveva copiato Annibale Carracci, Carlo Dolci, Pietro da Cortona e Veronese. L’anno scorso, dopo decenni di completo abbandono, la villa di Contesse è finalmente tornata a risplendere ed oggi è uno dei luoghi del cuore proposti da Le Vie dei Tesori in questo secondo ed ultimo weekend. Dopo il successo dello scorso fine settimana – 5 mila spettatori, con una punta alla Badiazza, il luogo più visitato in assoluto, con il Forte San Salvatore e il Sacrario di Cristo Re – si replica: con una sorpresa in corsa, ovvero l’apertura fuori programma – dalle 10 alle 18 – del piccolo ma delicato Museo delle Vare e dei Giganti ospitato a Palazzo Zanca. Un tesoro dovuto alla cura degli Amici del Museo di Messina che negli anni hanno raccolto e conservato gelosamente diversi reperti secolari legati alla tradizione religiosa della Festa dell’Assunta.

La collezione di Palazzo Zanca si aggiunge in corsa a Forte Gonzaga, la fortezza a forma di stella voluta da Carlo V e progettata dal Ferramolino, al Museo delle Ceramiche, al Teatro Vittorio Emanuele. O anche il Museo Regionale, restituito da pochi mesi e aperto per il festival solo sabato, dove poter ammirare i due Caravaggio ed i due Antonello da Messina. Ma è tutta Messina ad essere coinvolta in un unicostorytelling che riannoda fili, scopre giardini segreti, si affaccia sul mare e recupera la memoria di una città che, dopo il catastrofico terremoto del 1908, ha saputo ricostruire ne ricostruirsi.

Il festival, nato a Palermo 11 anni fa, per la prima volta ha superato i confini del capoluogo siciliano e abbracciato l’intera isola; sono infatti coinvolte anche questo weekend, un’ottantina di luoghi tra Agrigento, Siracusa e Caltanissetta. Che si aggiungono ai 110 di Palermo, visitabili nei cinque finesettimana di ottobre. La formula è sempre quella rodata del capoluogo, la stessa che l’anno scorso ha fatto accorrere 215 mila visitatori con una ricaduta economica sulla città di circa 2 milioni e mezzo di euro: creare una rete tra i siti noti o poco conosciuti o addirittura inediti, e “raccontarli” tramite visite guidate. Per ogni visita si paga 1 euro (acquistando on line i carnet da 5 o 10 luoghi) o 2 euro sul posto (acquistando i biglietti nei cinque HUB nella città: Museo provinciale del ‘900, chiesa della Santa Maria della Valle- Badiazza, Parco Horcynus Orca, Parco sociale di Forte Petrazza, Sacrario del Cristo Re e Torre Ottagona).


Le Vie dei Tesori – che a Messina e Siracusa arrivano con il supporto dell’Assessorato regionale ai Beni Culturali e delle due Soprintendenze – prevede anche due delle famose “passeggiate” a tema. L’associazione Aura propone i tour urbani “Sulle orme del mito”, oggi (sabato 23 settembre) alle 9,30, partenza dalla Fontana del Nettuno; e “Sulle orme del sacro”, domani (domenica), stesso orario, dalla Passeggiata a mare di fronte alla Prefettura. E c’è ancora tempo per sottoscrivere Le Vie dei Tesori Card, per sostenere il Festival e non perdersi nulla, visto che la carta sarà valida in tutte le città del circuito, realizzata in collaborazione con Trenitalia.