Lavoro

“23 mila docenti emigrati al nord. Perchè non restituire i siciliani alla scuola della loro terra?”

Mi sembra veramente paradossale che si parli ancora di Ponte, un’ opera tanto faraonica, quando le strade crollano come alle Eolie, da dove provengo, oppure mentre sulla A18 Si muore. Quando i treni fanno diventare siderale la distanza dalla Sicilia e i giovani sono costretti a scappare.

Mentre circa 10. 000 docenti siculi, a 50 anni sono stati mandati a servire il Nord togliendo risorse valide ai nostri alunni e impoverendo le famiglie che di quei redditi non vedono nulla.

Cara Rosaria Brancato, stiamo difendendoci con la penna, perché non importa a nessuno se le famiglie siciliane dei docenti sono allo sbando affettivo ed economico. Il Sud è Sud e i politici del Sud restano a Palermo a farsi pagare 1000 euro l’ora per occuparsi dei nostri problemi. Noi docenti con 1.300 al mese dobbiamo pagare 400, 500 euro di canoni di locazione al Nord. 300 euro circa per gli spostamenti con i mezzi di trasporto. Più spese di luce e gas, vitto e farmaci. Molti hanno un mutuo, altri prestiti fatti per affrontare tutto questo, bambini affidati ai parenti e genitori anziani malati lasciati a terze persone affinché se ne prendano cura.

Si libereranno 70 mila cattedre. Con quota 100. Così scrivono oggi i giornali online. Quale miglior momento per restituire i siciliani alla Scuola della Sicilia e alla loro terra? Siamo tanti, ma senza voce.

Ci sono 23 mila colleghi meridionali che attendono anche loro di capire cosa ne sarà di loro e delle loro vite. Conosco il pianto dei bambini delle mie colleghe un po’ più giovani, che da Licata arrivano a Novi Ligure o da Agrigento a Lucca o da Messina a Milano.

Maria Grazia Bonica