Primarie, il Pd torna al voto per i candidati al Parlamento

Il Pd fa il bis delle primarie e mentre negli altri partiti si prepara una ghiotta infornata di nominati, grazie al “porcellum” mantenuto in vita nonostante le promesse, la direzione nazionale dei democratici ha varato il regolamento e le date per la selezione dei candidati a Camera e Senato.

I paletti per continuare a tutelare i già stratutelati ci sono, ma non si può pretendere una rivoluzione, è già tanto che in casa Pd si andrà a votare col “porcellum corretto”. Intanto la data delle primarie: si vota il 29 dicembre in quasi tutte le regioni, in altre il 30 dicembre solo su richiesta delle segreterie regionali.

Potranno votare gli iscritti al partito al 2011 e gli elettori che si sono già registrati in occasione delle primarie del 25 novembre e che dichiarino di essere del Pd. Può votare anche chi non ha rinnovato la tessera ma ha deciso di rifarlo. Anche stavolta dovranno pagarsi due euro. Passiamo ai papabili: gli uscenti non hanno bisogno di raccogliere le firme, i nuovi candidati si (probabilmente dovranno raccogliere firme pari al 5% degli iscritti su base provinciale) a meno che non si venga inseriti nella rosa a disposizione delle direzioni provinciali che sceglieranno dalla “società civile”. Si vota con la doppia preferenza di genere, per garantire la presenza femminile nelle liste che dovrà essere il 33%. Non potranno candidarsi, salvo deroga, gli europarlamentari, i deputati regionali, gli assessori e i sindaci di Comuni con più di 5 mila abitanti.

Ci sarà però una sorta di listino bloccato, dal momento che Bersani può scegliere il 10% di candidati che saranno esentati dalle primarie, una percentuale che, in linea di massima dovrebbe essere di oltre 50 candidati blindati e che scatenerà la guerra per la poltrona sicura. Bersani sceglierà anche i capilista.

C’è poi il capitolo degli highlander, quelli che hanno superato il limite dei 15 anni di mandato e chiedono la deroga alla direzione. Finora lo hanno chiesto in 10, al momento risulta che lo abbiano fatto Rosy Bindi, Anna Finocchiaro,
Cesare Marini, Franco Marini, Giorgio Merlo, Giuseppe Lumia, Mauro Agostini, Maria Pia Garavaglia, Beppe Fioroni, Gianclaudio Bressa..
Alla direzione ha partecipato Matteo Renzi, :"Mi sembra un fatto molto positivo e differente da altre realtà perché con una legge elettorale allucinante non ci siano nominati ma scelti". In Sicilia nei giorni scorsi non sono mancati i malumori, come quelli dell’ex segretario regionale del partito, Tonino Russo, che non vede di buon occhio il mini-listino bloccato: “Non vorrei però che uscisse fuori un “porcellinum” e tanti piccoli porcellini candidati ed eletti. Un listino per riservare posti a candidati che non passeranno dal voto di fine dicembre. Ancora più grave sarebbe se questi posti venissero riservati a parlamentari ricandidati, derogati, a dirigenti o a trombati alle elezioni passate”. Russo ha già annunciato che correrà alle primarie. Dovrebbe confrontarsi in Sicilia Anna Finocchiaro, (l’ultima volta eletta in un’altra Regione col porcellum), se dovesse ottenere la deroga. In campo dovrebbe scendere l’uscente Sergio D’Antoni, mentre un pensierino lo sta facendo l’attuale segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo (che spera di ritagliarsi un posto nel 10% bersaniano). In lizza anche l’ex deputato regionale Pino Apprendi. I renziani schierano a Palermo Davide Faraone. A Caltanissetta Salvatore Cardinale sembra orientato a far ricandidare la figlia Daniela che però dovrà vedersela con Lillo Speziale, fresco di mancata riconferma alle regionali. A Catania è probabile che Enzo Bianco rinunci alle politiche per correre per Palazzo degli Elefanti.

A Messina è scontata la candidatura di Francantonio Genovese, anche se, visto quel 74% portato in dote a Bersani alle primarie non è affatto escluso che il parlamentare entri nel listino bloccato. In ogni caso, proprio in virtù del numero di votanti in riva allo Stretto, Messina porterà almeno tre candidati nella lista definitiva, uno dei quali con ogni probabilità dovrebbe essere una donna (Liliana Modica?). In lizza dovrebbe esserci anche Antonio Saitta, mentre i comitati Adesso per Renzi affilano le armi per conquistare un posto nella lista. “Oltre 7 mila voti contano, siamo noi la vera corrente d’opposizione interna al Pd e faremo valere la nostra presenza”. Stanno già lavorando al nome, ed anche loro pensano ad una donna.

Rosaria Brancato