Puglisi: “Gli invisibili non si sono piegati alla politica che non cambia”

Abbiamo gradito moltissimo il tono dell’articolo uscito domenica 28 settembre sulla rubrica domenicale di Rosaria Brancato, in special modo la parte in cui la giornalista ha acutamente osservato che quanto da me scritto nei post pubblicati sulla mia bacheca del network faceebook, non avevano alcun tono o sapore politico; siamo, e lo sono, sempre stato piuttosto scevro dalle dinamiche politiche dell’attuale amministrazione ed il mio appello (di saluto e di chiusura) era rivolto verso la cittadinanza tutta, e non solo ai volontari o ai componenti del gruppo, con il mero scopo di stimolare tutti acché non si demorda mai e si cerchi sempre di crescere nella propria dignità di “popolo” senza piegarsi mai alle logiche di una politica balorda.

Purtroppo, così come avevo sperato non accadesse, memore di quanto accaduto nei mesi trascorsi, la “politica” è venuta a bussare alla mia porta, e mi ha voluto disturbare al punto di farmi alzare per aprire.

Avrei voluto tanto evitare di dare una risposta concreta all’arroganza di un pensiero politico tradotto in una lingua dai toni fumosi e fuorvianti, dove è solito miscelare, in un perfetto dualismo junghiano, la personalità più classica della balorda “politica” (di cui ho tanto parlato nei miei interventi) e quella personalità di una cara persona (a cui voglio bene e che conosco personalmente da vari lustri), dai principi forti e concreti.

Ma ancor prima di rispondere alla sig. Consigliera, desidero fare una breve premessa che intendo dedicare a tutte le persone meravigliose che ho incontrato in tutti questi mesi, poiché nessuno escluso tutti lo meritano.

È chiaro a tutti, che l’associazione “Gli Invisibili”, in tutti questi mesi ha sempre lavorato, mantenendo un rigoroso profilo “basso” scevra dal clamore dei rotocalchi, ma dedita alla cura di tutte quelle persone davvero bisognose con le quali è venuta in contatto. L’associazione non è nata, cresciuta e si è sviluppata, per ottenere consensi popolari; l’associazione ha sempre operato, come lo fanno molte altre meritevoli associazioni nel messinese ed in provincia, per il bene “degli ultimi”.

Ma chi sono gli “ultimi”? Gli ultimi, sarebbe un errore, ed è il più grave errore di questa attuale amministrazione, non vanno solo ricercati in coloro i quali al semaforo propendono la mano per ottenere qualche spicciolo reduci di un viaggio nelle acque del mediterraneo; oppure coloro i quali per motivi vari, perché lo diventano per “scelta”, o perché vi sono costretti, si trasformano da uomini cd. “normali”, in dei veri e “poveri cristi”. Uomini, questi, che la società, vergognandosi di se stessa e per sfuggire a quel profondo senso di colpa, ormai ha deciso di non chiamarli più “barboni” ma, utilizzando un francesismo oggigiorno molto alla moda, li definisce “clochard” come se questo francesismo, “addolcisse” il loro stato di abbandono e di dolore.

Gli “ultimi”, quelli nei confronti dei quali l’associazione Gli Invisibili ha deciso di dedicare tutta se stessa, in ogni sua componente, di “coordinamento” e di “volontariato”, sono solo persone comuni che, solo qualche tempo fa erano uomini e donne con le quali ti trattenevi insieme al bar per prendere un caffè; con le quali il sabato sera ti accompagnavi per mangiare un pizza e che, improvvisamente, hanno perso il lavoro! E con esso, hanno perso la dignità; hanno perso nel tempo anche i più importanti affetti, trasformandosi pian pianino in dei reietti della società.

Ecco a questi uomini e donne l’associazione si è rivolta e lo ha fatto seguendo delle regole autoimpostesi morali ed etiche alle quali non ha mai derogato sino alla morte!

Queste regole, sono state delle regole ferree e per nessuna ragione potevano essere derogate; ma se tale rigidità (sintomo di coerenza e correttezza) si cerca di farla –strumentalmente- passare -da una politica populista- quale disinteresse nei confronti delle persone bisognose, allora, io non ci sto!

Se l’articolo di Rosaria Brancato, ha scosso lo spirito, anche religioso, della sig.ra Consigliera da un “torpore ed ha accesso in me un fuoco così forte, animato da sconcerto ed indignazione da non permettermi di stare in silenzio”, ebbene, io posso pur anche dispiacermi, ma son convinto che la scelta migliore di questa signora sarebbe stata quella di tacere, senza essere usata quale “testa di ariete” da parte della sua amministrazione!

Non intendo essere “tirato dalla giacchetta” (come questa squallida politica ha tentato di fare per tanti mesi) in una querelle di botta e risposta ma non posso ascoltare e leggere, come è già accaduto nel 1860 (evidentemente la storia dovrebbe essere studiata con più attenzione), delle strampalate considerazioni che vorrebbero far passare il lavoro di tanti, la sofferenza ed il dolore di molti, in un modo diverso dall’effettivo loro valore!

La consigliera Fenech, si domanda se sia mai possibile sostenere quanto ho detto, ossia “Se vive o non vive l’associazione “Gli invisibili” non cambiano le sorti della città o della nazione, ma se vogliamo ricordare quel detto che dice : “chi salva una vita salva il mondo intero” allora la morte de Gli Invisibili non rappresenta un fallimento di qualche migliaia di persone e dei suoi ideatori, ma il fallimento della società, il fallimento di una amministrazione comunale, il fallimento di una politica asservita a regole balorde! Siamo morti lo stesso, ma siamo morti con dignità!”-

Bene, io rispondo SI ! E se tal affermazione offende il cuore di questa donna, ribadisco, me ne dispiaccio, ma questo esponente politico deve comprendere che a Messina, ormai esistono (forse ancora non lo ha capito) tantissime persone che non devono essere a tutti i costi degli Accorintiani e ad esso ed ai suoi adepti devono a tutti i costi “allinearsi”.

È offensivo, a mio avviso, anche per la stessa dignità di una persona che professa di avere alle spalle una carriera politica, strumentalizzare un “pensiero” per interessi di “gruppo”. E questo è ancor più grave se ciò avviene da parte di una persona che sin oggi stimavo.

Neppure la mente più “semplice” potrà mai e poi mai accettare l’idea che “morti Gli Invisibili” muore una società; come neppure pensare che finiti Gli Invisibili, finisce l’associazionismo di volontariato a Messina.

Ciò che senza alcuna strumentalizzazione andava inteso, e che sono certo la sig.ra Consigliera sa bene, è che il fallimento di una associazione di volontariato, osteggiata più non posso da parte di una amministrazione definita “degli ultimi” è di una gravità immensa; poiché pone il cittadino messinese nella condizione di poter comprendere, questa volta con gli occhi liberi dai fumi della festa, di essere governato da una politica asservita alle mere regole contro le quali ha inteso farne un vessillo di guerra!

Gli Invisibili non si sono piegati, e non l’hanno fatto non perché fossero orgogliosi o per disinteresse nei confronti delle persone bisognose che solo pochi giorni fa venivano assistiti -senza che “un pacco di pasta” dovesse tramutarsi a tutti i costi “in un voto”-, non si sono piegati poiché “piegarsi” voleva dire accettare che la società, il pensiero di un popolo, che la politica espressione democratica di tal pensiero, non cambia!

Adoro questa frase citata da un certo Giovanni Falcone, ne ho fatto una ragione di vita : “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”.

Piegarsi avrebbe significato accettare la “politica di sempre” con le sue regole; Gli Invisibili non si sono piegati sol per dimostrare che quelle regole possono essere “scardinate”.

E tal regole posso essere scardinate, solo se si crede nei propri principi etici e morali, senza a tutti i costi strumentalizzare i Santi o i loro Superiori. Non potranno essere mai scardinate sol perché entriamo “a piedi nudi” in Comune, oppure perché “andiamo in giro in bicicletta”. Come non potranno essere “scardinate” pensando bene di estendere la bandiera della pace nel giorno della commemorazione dei caduti, come se le Forze Armate fossero a favore della guerra, ed i cittadini rappresentati da questo governo comunale no. E neppure se ci permettiamo il lusso di ingiuriare un Prefetto definendolo “scarso” potremo mai cambiare nulla!

Fare dell’onestà il vessillo della propria bandiera è una cosa nobile e giusta, ma se tutto rimane al giorno della vittoria elettorale e poi, nulla cambia, nel confronto con il passato, quando tutto si otteneva con la “pressione sul funzionario di turno” facendosi raccomandare da Tizio o da Caio; con l’”amico politico” o con il “consigliere politico” oppure promettendo di sostenere una fazione politica, allora no!

Gli Invisibili non ci stanno!

Gli Invisibili rappresentano quello spaccato di società che ha “onore”; di quell’”onore” che appartiene solo a quegli uomini e a quelle donne che si possono definire “coerenti e giusti”.

Gli Invisibili sono nati con una regola “inviolabile” il donare.

Il donare tutto ciò che fosse possibile e tutto ciò che necessitasse alle persone in difficoltà. Gli Invisibili hanno deciso di non accettare denaro; e l’hanno fatto perché Gli Invisibili sono persone che volevano aiutare gli altri attraverso quel flusso circolatorio dell’amore senza a tutti i costi far diventare un pensiero, una poesia sociale, un business aziendale.

È vero, sono stati i nostri più vicini sostenitori che hanno proposto di autofinanziarsi per poter affittare una stanza da adibire a sede dell’associazione; ma il nostro pensiero è rimasto coerente ai nostri principi cardine.

Non abbiamo chiesto mai nulla né alla politica né alle istituzioni, anzi, a dirla tutta, siamo sempre stati un punto di riferimento dell’assessorato alle politiche sociali il quale molte volte, sapendo bene che l’attività era sospesa per mancanza di una sede, invitava lo stesso le persone bisognose a contattarci dicendo loro “vedrete loro vi posso aiutare…loro sono Gli Invisibili”!

I miti si creano perché loro sono la rivoluzione di pensiero e questi “Gli Invisibili” sono stati e lo sono ancora “una rivoluzione di pensiero” che nessuno potrà cancellare dalla memoria e dalla mente delle persone; neppure un politico che si arroga il diritto di dissentire con quell’arroganza tipica del gruppo a cui appartiene.

Con il suo intervento, purtroppo, come un boomerang, il consigliere Fenech ha ancor più rimarcato che il disfattismo culturale incombe su questa città dove trova posto una politica ideologica ma del tutto sganciata dalla realtà che “il cittadino comune” vive ogni giorno.

Ribadisco ancora, e spero che la morte de Gli Invisibili scuota le coscienze non solo dei politici di turno ma dell’intera collettività, poiché la sua morte è il fallimento di una società fondata sui principi dello “scambio” e non della cura dell’”interesse collettivo”.

È il fallimento di una amministrazione comunale che ha illuso i suoi cittadini promettendo la soluzione dei tantissimi problemi ereditati da quelle precedenti; garantire l’onestà è un passo importante; dietro l’onestà ci deve essere l’onestà intellettuale e la buona fede; dietro l’onestà vi deve essere un “vento” di vero cambiamento che non risuoni come mere parole.

Un cambiamento che con la morte di un “pensiero”, come quello voluto consegnare alla città da Gli Invisibili, questa amministrazione ha deciso di far soccombere.

Fabio Puglisi