Storia de “Gli invisibili”, che dietro la porta del Potere non ci sono voluti stare

Immersa com’ero tra dibattiti politici e piccoli guai quotidiani non avevo prestato la giusta attenzione ad un post con il quale Fabio Puglisi, su Facebook spiegava perché l’Associazione Gli Invisibili chiude. E’ un post molto bello e nello stesso tempo amaro, che allego integralmente e che non può essere relegato tra le notizie in breve che passano inosservate, sia per il periodo storico che stiamo vivendo, che, nello specifico, perché quella che Puglisi chiama “morte a testa alta” è avvenuta durante l’amministrazione che ha messo gli ultimi al primo posto. Questa morte è la prova dell’universalità di alcuni comportamenti che riguardano tutti, me compresa e compreso ogni lettore di Tempostretto ed ogni amministratore di qualsiasi colore politico. Con la differenza che la fine di un’associazione dedita agli ultimi, nelle precedenti amministrazioni non avrebbe fatto notizia, adesso un po’ di amarezza la suscita perché non te l’aspetti. Ma il post non ne fa una questione politica, la lettera non cita mai Accorinti o Mantineo, ma dipinge una città che non vuole cambiare né dal basso, né dall’alto né da nessun lato. Puglisi non ne fa un fatto politico ma umano, etico e commuove la sua definizione dell’associazione come “la mia compagna di viaggio”. Un viaggio breve, appena un anno, il tempo di innamorarsi degli altri e di capire che però, per certi amori a Messina non c’ è spazio. L’Associazione Gli Invisibili non ha mai voluto pubblicità, riflettori, e si è mossa in silenzio. Solo per caso, da un collaboratore, in occasione dell’iniziativa “Pane in attesa” ho saputo dell’esistenza di questi “angeli” che si sono dedicati a chi non vediamo. Gli invisibili sono quanti sono incappati nelle ferite della vita e magari incontri per strada e non te ne accorgi, perchè non sono “poveri visibili”, hanno iniziato una discesa che non si aspettavano e si sono ritrovati così, smarriti, in ginocchio, sperando che nessuno se ne accorga ma qualcuno li aiuti comunque. Gli invisibili non sono quelli che non guardiamo quando bussano al vetro dell’auto per pochi spiccioli, sono quelli che abbassano lo sguardo se li incroci per strada. E vorrebbero essere invisibili quando alla fine della caduta si ritrovano con i loro figli per mano a varcare la soglia di una mensa per poveri. Invisibile è quella mamma che ha chiesto una torta per la festa di compleanno del suo bimbo e che grazie a questi angeli ha visto la gioia nei suoi occhi. Invisibili sono quelli che la notte cercano nei cassonetti infilandoci dentro il figlio più piccolo per poter trovare tra i nostri resti. Il guaio è che “invisibile” l’associazione lo è diventata anche per l’amministrazione quando, seguendo la sua etica, ha scelto il normale iter per chiedere una sede piuttosto che accettare le regole non scritte, quelle che vogliono che tu debba stare dietro una porta per chiedere.

“…..attraverso l’associazione volevamo dare una nuova speranza a tantissime persone che davvero dalla vita hanno raccolto solo la parte più nera….- scrive Fabio Puglisi- e lo volevamo fare senza dover indossare divise o colori politici o religiosi. Non posso dimenticare il giorno in cui i vari personaggi politici di questa martoriata città -che tanto amo e che tanto disprezzo-, hanno spesso e volentieri “tentato” di dirottare ed asservire il nostro lavoro verso la propria bandiera nella speranza di creare un ulteriore proselitismo politico … e tali circostanze hanno portato alcuni componenti della nostra stessa associazione ad allontanarsi perché convinti che “Gli Invisibili” dovessero porsi all’ombra di una bandiera.
…noi non siamo mai stati politicizzati e non abbiamo mai chiesto aiuto a nessuno perché con nessuno ci siamo mai “specchiati” …. non importa che oggi si celebri il funerale di un pensiero, di una idea … siamo morti, si è vero, ma siamo morti con dignità!”
Fabio, Cristina, Antonella e gli altri hanno visto morire la “loro compagna di viaggio” perché non hanno voluto seguire vecchi schemi, mettersi all’ombra di nessuna bandiera, ed alla fine, quel non voler scendere a patti, li ha lasciati soli senza sede né aiuti per poterlo proseguire quel viaggio.

“Abbiamo deciso di chiudere e far morire l’associazione perché crediamo nei suoi principi etici e morali, perché non abbiamo fatto nulla per interesse o per vana gloria, ma solo per amore di tutte quelle persone che ci hanno teso una mano in segno di aiuto e per tutte quelle persone che ci hanno teso una mano piena di doni…… è vero, il gruppo in tutti questi mesi non è mai morto sol perché tutte quelle volte in cui, come dice qualcuno “…se ci tengo ad ottenere una cosa, faccio 3000 solleciti altro che aspettare i comodi dell’impiegato comunale di turno….” o “….meglio avere la scusa del dirigente lavativo, gettare la colpa al sindaco e mollare tutto facendo la figura delle eroine bistrattate….”, non ha accettato di abbassare il capo! Laddove l’associazione avesse accettato supinamente le regole di questa società ormai irrecuperabile, sarebbe stata la sua morte! Recandosi dietro la porta dell’assessore di turno, al solo fine di ottenere ciò che di diritto andava riconosciuto. Se vive o non vive l’associazione “Gli invisibili” non cambiano le sorti della città o della nazione, ma se vogliamo ricordare quel detto che dice : “chi salva una vita salva il mondo intero” allora la morte de Gli Invisibili non rappresenta un fallimento di qualche migliaia di persone e dei suoi ideatori, ma il fallimento della società, il fallimento di una amministrazione comunale, il fallimento di una politica asservita a regole balorde”.

Mi scuseranno Fabio Puglisi, Cristina, Antonella e gli altri, se faccio alcune considerazioni che vanno oltre quanto da loro scritto. Questo post lascia l’amaro in bocca per l’universalità di un modus operandi. Paradossalmente l’associazione muore per seguire il principio che l’ha fatta nascere. Il “donare” infatti non presuppone il baratto, è un gesto che ha una sola direzione di marcia, quella di “andata”. La politica invece conosce solo il “doppio senso di marcia”, andata e ritorno, do ut des. Tutta la politica, anche quella che nasce sotto una bandiera piena di colori gioiosi e linda, senza macchie di alcun tipo. Gli invisibili restano tali perché non si sono “palesati” davanti alla porta, perché non hanno seguito alcune regole non scritte. Gli invisibili muoiono perché sono rimasti invisibili agli occhi di quell’amministrazione che invece li aveva messi al primo posto.

A proposito di ultimi, abbiamo visto in questi giorni la protesta degli operatori dei servizi sociali. Mi chiedo in cosa sia consistito il cambiamento, visto che si va di proroga in proroga, visto che gli anziani di Casa Serena stanno peggio di un anno fa, possono avere l’acqua calda solo tre ore al giorno e i riscaldamenti razionati, hanno un solo infermiere e nessun animatore per stare bene “dentro” e fuori ma tre caldaisti e qualche giardiniere. Il M5S lamenta che ha presentato all’assessore progetti a costo zero rimasti ignorati. L’Aula boccia oltre due milioni di euro che Mantineo voleva destinare ai servizi sociali per i quali i consiglieri gli contestano l’aver individuato anzitempo e con cura progetti e soggetti ai quali affidarli, senza dire che il vero problema, per i consiglieri, non è il perché ma a chi (ovvero a soggetti non a loro "vicini").

Accorinti dice sempre che la vera rivoluzione è nei comportamenti interiori. Nei servizi sociali non abbiamo visto alcuna rivoluzione esteriore, ma a questo punto, neanche interiore visto che la vera “falla” è stata proprio lì, nel metodo. Quel Palazzo senza più tornelli sta diventando più difficile da raggiungere. Ci sono porte che si sono chiuse e anche dietro queste porte si sono formate file e attese.

Ha ragione Puglisi, la morte de Gli invisibili è il fallimento di una società, ma non è vero che questa morte non cambia le sorti di una città. Una foglia che cade fa sempre rumore anche se non lo sentiamo. Come scrive John Donne “Nessun uomo è un’isola, ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una zolla viene portata via dall’onda del mare la terra ne è diminuita. Ogni morte d’uomo mi diminuisce, perché io partecipo all’Umanità”.

Una foglia che cade fa sempre rumore, siamo noi che non stiamo attenti e non riusciamo a piangere. E la morte di un sogno cambia sempre la città. In peggio.

Rosaria Brancato