Attentato contro la Caserma Bisconte, il secondo dopo il petardo al centro minori di Camaro

Forse non erano consapevoli del fatto che, all’interno dell’ex Caserma Bisconte, quella notte, non vi fosse nessun migrante, uomo, donna o bambino che fosse. Se n’erano già andati tutti, ognuno per la propria strada, verso un futuro diverso da quello che li aveva portati a scappare, giorni prima, dalle terre natie e imbarcarsi in uno dei tanti viaggi della morte che sebbene abbiano tutti inizio nelle coste africane, nessuno sa mai quale sia la loro fine.

Hanno atteso il buio completo e, intorno alle 2 e mezza, hanno messo in atto il loro piano. Difficile, infatti, pensare che dietro l’atto incendiario che la notte tra mercoledì e giovedì ha visto come triste protagonista l’ex caserma militare di Bisconte non vi fosse la mente precisa ed organizzata di uno o più uomini, un gruppo criminale con molta probabilità. Tutto si è consumato nel giro di poco tempo, sotto le orecchie attente degli unici presenti al momento all’interno del casermone, quattro vigilantes.

Secondo una prima ricostruzione fatta dagli uomini della Squadra Mobile di Messina, a cui sono affidate le indagini, erano da poco trascorse le 2 e mezza quando alcuni malviventi hanno rubato una Fiat Panda bianca posteggiata non lontano dalla caserma, l’hanno lanciata verso il portone d’ingresso e poi, contemporaneamente, le hanno dato fuoco con cinque colpi di pistola calibro 7.65. Non appena hanno udito il fracasso, i vigilantes sono corsi fuori e si sono ritrovati dinnanzi allo spettacolo di una macchina in fiamme e nessuno nei dintorni. Immediata la chiamata ai Vigili del Fuoco che, in breve, hanno domato il rogo. Sul posto anche gli uomini delle Volanti e i poliziotti della Scientifica che hanno analizzato i bossoli esplosi ed avviato le prime analisi.

Spetterà adesso alla Squadra Mobile chiarire chi si nasconde dietro il vile atto e, in particolare, chiarire quale filo comune vi sia tra l’attentato della scorsa notte e quello che invece, un mese fa, ha visto come protagonista un altro “punto caldo migranti”, ossia il centro di accoglienza per minori di Camaro. Era il 30 luglio quando, alle 3 di notte, qualcuno ha lasciato un petardo dinnanzi la finestra della struttura, mandandola in frantumi, in quella stessa Casa nata con l’unico obiettivo di accogliere ed ospitare i minori non accompagnati sopravvissuti agli sbarchi.

Ad ogni modo, è ancora difficile tracciare un'ipotesi univoca su quel che è accaduto la scorsa notte. Non è escluso, infatti, che ad "infastidire" gli autori del gesto non siano stati tanto i migranti bensì la presenza costante delle Forze dell'Ordine in una zona che, fino a qualche tempo fa, era "libera" per altro tipo di affari. (Veronica Crocitti)