La chiusura della tendopoli e l’ipotesi della Caserma di Bisconte: reazioni e commenti

Rinviato il quinto atto per il campo profughi allestito all’Annunziata. Il sipario calerà sulla tendopoli, infatti, solo dal 2 Gennaio, giorno in cui verranno trasferiti gli ultimi sessanta migranti rimasti in città. In questo modo si attende l’apertura della disponibilità dei centri Sprar. Saranno a disposizione, infatti, 14.000 posti in tutta Italia – 15 per il progetto di Messna – a partire dal primo Gennaio 2014, e la Prefettura ha promesso che là verranno trasferiti i richiedenti asilo. Viene così scongiurato il trasferimento in centri di fama poco rassicurante come quelli di Pozzallo e Siracusa – dove è stata spostata la metà dei migranti che occupavano la tendopoli prima dell’allagamento del 26 dicembre . La brutta notizia, però, è che i migranti dovranno, nel frattempo, rimanere nel campo profughi, dove sono tornati già dalla notte del 29, dopo le dichiarazioni del Prefetto che sottolineavano il fatto che dopo quattro giorni di assenza avrebbero perso i diritti legati allo status di richiedenti asilo.

“Ieri notte siamo rimasti soli con i richiedenti asilo, tentando di dialogare con il Ministero – racconta Patrizia Majorana, presidente Arci Thomas Sankara – Dopo che in questo Salone hanno fatto lo sciopero della fame per i loro diritti, gli abbiamo detto che dovevano rientrare nelle tende. A queste persone abbiamo mostrato una città piegata: incapace di offrire uno spazio dove passare i pochi giorni che li separano dal trasferimento nei centri Sprar. Io spero che la chiusura della tendopoli possa aprire ad una nuova forma di accoglienza, ma l’ipotesi della caserma evoca immagini ben più tetre”.

Ed a proposito della disponibilità del Ministero della Difesa di cedere la caserma di Bisconte al Viminale per usarla come centro di accoglienza, l’assessore alla Protezione Civile Filippo Cucinotta, commenta: “Questa amministrazione ha da sempre richiesto il transito per attività civili, come l’emergenza abitativa, delle aree che concernono alla caserma di Bisconte, però avendo sentito di questa intenzione del Minsitero della Difesa, siamo allarmati. Vogliamo essere parte attiva sul territorio cittadino per gestire l’accoglienza ed esprimiamo, viceversa, il timore che se venisse lasciata al Ministero della Difesa possa diventare un centro impermeabile”.

La stessa preoccupazione viene condivisa da Stefano Galieni, giornalista di Roma da sempre in prima linea sul fronte dei migranti e delle politiche dell’immigrazione. Galieni fa notare come la situazione di Messina potrebbe svilupparsi in modo analogo a quello che è già accaduto con i CAI- Centri Accoglienza Identificazione – del 2011: ovvero che la proprietà resti al Ministero della Difesa, che lascia la gestione alla Prefettura. “Quest’ultima individuerà un ente gestore privato secondo la procedura – spiega il giornalista – In questo caso il Comune viene totalmente tagliato fuori e l’ente di riferimento è esclusivamente lo Stato. In queste situazioni non vige un quadro normativo chiaro e regna la discrezionalità più totale della gestione”.

La Caserma di Bisconte racchiude uno spazio immenso, che potrebbe potenzialmente ospitare oltre mille persone. È suddivisa attualmente in una parte dismessa e in un’altra dove ancora operatori e militari svolgono delle attività. Libero Gioveni, consigliere comunale in quota UDC, si è occupato più volte della zona in questione: “Ho fatto un interrogazione ad inizio legislatura – spiega Gioveni – chiedendo che l’area della Caserma fosse trasferita al demanio pubblico. L’assessore De Cola mi ha risposto dichiarando di aver già fatto richiesta al Ministero”. Un’ipotesi già presente nel Piano Regolatore Generale, presentate dall’ex assessore Corvaja, che ipotizzò di utilizzare la caserma per alloggi di emergenza in caso di eventi calamitosi da far gestire alla Protezione Civile. All’epoca, però, Gioveni denunciò: “che la gran parte degli stabili presenti sono inagibili. Molti hanno persino il nastro rosso fuori, in segno di pericolo”.

Nel corso di un incontro si è svolto il 30 Dicembre nel Salone delle Bandiere, organizzato dal gruppo tematico sui migranti di Cambiamo Messina dal Basso, sono emerse le proposte di utilizzare l’Istituto Marino – che la Prefettura, però, avrebbe già bocciato per insufficienza di docce e possibilità di controllo – e la possibilità di seguire l’esempio del Comune di Trieste che tramite una convenzione con una fondazione e la caritas, si è sostituito, di fatto, all’ente gestore, amministrando direttamente i finanziamenti statali.

Mentre il giornalista e scrittore Antonio Mazzeo, commenta così gli ultimi sviluppi della vicenda: “Messina diventa avamposto della nuova guerra ai migranti e alle migrazioni. Dopo la fallimentare gestione prefettizia del palanebiolo, il Ministero della Difesa mette a disposizione la caserma di Bisconte ,si chiude il ciclo della guerra ai migranti e alle migrazioni avviato con l'operazione mare nostrum: la semidetenzioni nelle caserme off limits ai civili e alla giurisdizione civile. Questo progetto sperimentale partirà, per decreto ministeriale, nella nostra città”. (Eleonora Corace)