Il Ministero della Difesa sceglie la Caserma Bisconte.I rifugiati si appellano al Papa

Volge al tramonto la triste vicenda del campo profughi di Messina, ma non senza colpi di coda e apprensione per il futuro. Direttamente dal Ministero della Difesa arriva la notizia che il prossimo luogo di accoglienza per i migranti a Messina, sarà la caserma di Bisconte. La struttura militare verrà messa a disposizione del Viminale, in tempi presumibilmente brevi: “In relazione al tema della necessità di ospitare gli immigrati in un luogo idoneo – si legge nella prima nota ufficiale emessa in queste vacanze – il Ministero della Difesa rende noto che ha già provveduto nei giorni scorsi ad individuare un immobile, la caserma “Gasparro Masotti” di Messina in località Bisconte, informando il Ministero dell'Interno. Tale spazio, nei tempi della cessione da parte del Demanio, potrà transitare nella disponibilità del citato Ministero in modo da ottemperare alle necessità di queste ore”.

Una soluzione, questa, che desta preoccupazione tra associazioni e società civile. Se la caserma in sé non è più utilizzata dai militari, di fatto non è stata ancora ceduta al Comune di Messina e resta di proprietà del Ministero della Difesa. E se la nota parla del trasferimento di competenze tra i ministeri di difesa e degli interni, la conclusione che allude alla necessità di affrontare un emergenza in corso, difficilmente si concilia con i tempi burocratici impliciti nel passaggio da area militare al Demanio.

Intanto, anche il trasferimento dei migranti rimasti a Messina – dopo che un primo gruppo è stato spostato giorno 28 e un altro nel corso del 29 – pone enormi problemi. I centri Sprar sono, infatti, al completo e riattiveranno la disponibilità solo a Gennaio, per questo i migranti del campo profughi vengono trasferiti nei centri di Pozzallo e Siracusa. Due realtà che, però, non godono di una fama positiva. Giorno 28 il circolo Arci Thomas Sankara ha scongiurato il trasferimento a Pozzallo di 20 dei 40 migrati destinati a quel centro, ma il problema si ripropone, dal momento che, tra l’altro, anche l’Umberto I di Siracusa – a cui sono stati destinati i migranti partiti oggi e in cui andranno gli altri ancora rimasti a Messina, tra lunedì e martedì – presenta gravi criticità di gestione.

Per questo, il gruppo di migranti che nei giorni scorsi ha occupato il Comune, proclamando lo sciopero della fama, sulla scia di quanto fatto dai migranti reclusi nel Cie di Roma, si appella al Santo Padre. “Vogliamo garanzie di poter ottenere il trasferimento in luoghi dignitosi, dove degli esseri umani possono siano accolti in condizioni degne”, dichiara Ibrhaim, a nome di tutto il gruppo. Ad aggravare la situazione anche l’obbligo – sottolineato dal Prefetto Trotta – che impone ai migranti di rientrare al centro di riferimento dopo un massimo di quattro giorni, pena la perdita dei benefici annessi allo status di rifugiati politici. Per questo stanotte – in attesa del parere negativo dell’Asp – i migranti sono stati costretti a tornare a dormire nelle tende del campo profughi.

Fino a ieri il centinaio di migranti rimasto nella nostra città ha trovato accoglienza in due istituti religiosi e nelle stanze del Teatro Pinelli Occupato. Amarezza viene espressa dal Movimento Antirazzista cittadino: “Se ci fosse stata la disponibilità da parte del Comune o di qualche istituto religioso di accogliere ancora per qualche giorno i migranti, tutto questo non sarebbe successo, perché la Prefettura ha fatto sapere che non avrebbe avuto nulla da ridire, invece nessuno si è più interessato a loro”.

Invoca soluzioni immediate e più consone anche la Segreteria Provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà, che tramite il segretario Daria Lucchesi e il responsabile delle politiche sociali Giovanni Tomasello, ammonisce: “Se Messina vuole continuare a essere considerata una comunità civile, deve necessariamente trovare soluzioni più consone, nel rispetto dei loro diritti di esseri umani”.

Intanto la società civile a livello sia locale che nazionale continua a chiedere modalità di accoglienza dignitosa per i migranti. Sono circa 300, infatti, le firme che in pochi giorni sono state raccolte dalla petizione online – sul sito avaaz.org – indetta da docenti, ricercatori e studenti dell’Università di Messina, che chiedeva al Rettore e Senato Accademico di revocare le autorizzazioni per l’uso del centro sportivo PalaNebiolo e del campo limitrofo da parte della Prefettura.

Ha preceduto la petizione, un primo documento consegnato al Rettore il 25 novembre scorso, dove si segnalava agli organi accademici le precarie condizioni in cui i richiedenti asilo erano ospitati. “Il documento oggi non serve più a chiedere la chiusura della tendopoli, ma a segnalare come la partecipazione di istituzioni universitarie ad iniziative di governance emergenziale sia vista con forte perplessità in molti contesti accademici – scrivono gli autori della petizione – La nostra speranza è che si possa aprire prestissimo un serio dibattito intorno a iniziative che coinvolgono l'immagine e lo statuto etico-politico della nostra istituzione”. (Eleonora Corace)