Inizia l’autunno di Palazzo Zanca, una lenta agonia fino alla fine del mandato per Aula e giunta

E’ iniziato il lungo autunno del mandato elettorale degli inquilini di Palazzo Zanca, giunta e consiglio comunale. E’ iniziata l’ultima stagione che si concluderà nella primavera 2018 senza colpi di scena, senza miracoli, senza rivoluzioni né scossoni.

I messinesi che contestano i consiglieri comunali, ritenendoli inadeguati, i messinesi che contestano l’amministrazione, ritenendola incapace, i messinesi che contestano entrambi gli organi elettivi, possono rassegnarsi: nessuno lascerà il Palazzo antitempo, qualsiasi cosa accada, a meno che non precipiti un meteorite, ma in quel caso troverebbero asilo a Palazzo dei Leoni.

Il mandato che abbiamo conferito ad Aula e amministrazione nel giugno 2013 si concluderà nel 2018. Ed è giusto così, nella Messina che non ha visto concludersi nessun mandato negli ultimi decenni, è arrivato il momento che gli elettori giudichino alla fine della corsa amministratori e consiglieri.

Sarà un autunno malinconico, con i cittadini a lamentarsi su facebook, con Accorinti che ogni tanto uscirà dal cilindro qualche stranezza ed il consiglio comunale che continuerà periodicamente a far finta di volerlo sfiduciare.

Va in scena l’autunno di Palazzo Zanca, una lentissima agonia dalla quale la città uscirà malconcia tra scontri all’arma bianca tra tifoserie e disservizi.

Le dichiarazioni del sindaco metropolitano Renato Accorinti a La Zanzara si commentano da sole. Del resto è stato lo stesso sindaco a porgere su un piatto d’argento al tandem Cruciani-Parenzo l’occasione per quel che è venuto dopo. E’ stato talmente bravo a cascarci che potrebbero persino volerlo come ospite fisso. Il problema non è quello che ha detto a proposito del sì al quartiere a luci rosse piuttosto che alla legalizzazione di cocaina e marijuana, né il modo in cui l’ha detto, con linguaggio colorito (da Berlusconi don minchia in poi). Il problema è quello che non ha detto, quello che si è dimenticato di dire. Il problema sono le sue amnesie da sindaco di Messina. Ha ragione Parenzo quando lo presenta come un “politico disinteressato”, perché Accorinti si disinteressa della sua città. Ne ha perso le tracce vagabondando come ormai fa da tempo tra tv nazionali, eventi epocali, incontri con premi Nobel, star e statisti.

A La Zanzara ad esempio, ha parlato della stanza del silenzio da lui voluta nella scuola Enzo Drago, dimenticando che in quella scuola i solai rischiano di crollare ed è chiusa. E non è la sola. Sempre a La Zanzara parla di doposcuola per i rom di Messina e dimentica ( o non sa) che le mense ancora non funzionano. Ci sono scuole chiuse a rischio crollo e gli studenti del Seguenza che fanno lezione a Piazza Duomo. Lo sa? O li considera problemi troppo provinciali da affrontare, roba di poco conto rispetto alla politica mondiale?

Va ai 90 anni del premio Nobel Dario Fo ma dimentica che la biblioteca per bambini non è stata ancora inaugurata, nell’ottobre 2015 va all’Anci ed in Tv ed è l’unico che ha visto l’acqua sgorgare dai rubinetti, a giugno 2016 abbraccia Richard Gere gli parla della Casa di Vincenzo e dimentica che in quei giorni è al sesto mese di chiusura, va al Festival di Venezia per parlare con Tiziana Rocca del TaoFilmFest ma poi torna a casa e gli fanno il bando sotto il naso senza prendere in considerazione neanche una delle sue richieste. Va in Commissione regionale antimafia ma non sa dire quanti rifiuti smaltiamo e non sa rispondere a metà delle domande. Finisce sulla stampa nazionale perché non lo fanno entrare all’Ars senza cravatta ma non dice che sarebbe stato meglio esserci perché il compito di un sindaco non è fare una sfilata ma rappresentare la città, anche a costo di rinunciare alla propria vanità nel mostrarsi umile e diverso. Va in Puglia, a Marzabotto, a Cinquefrondi, ad Assisi, Firenze, ma siamo l’unica Città Metropolitana che non ha ancora avuto la firma sul Masterplan, viene De Vincenti a Messina e lui si presenta in ritardo quando la sala è vuota. Non ha mosso un dito contro l’accorpamento dell’Autorità portuale e nei momenti bui per il Piemonte si è defilato. Pensa ai rom ma non risponde agli appelli dell’unione inquilini che chiede aiuto per i morosi incolpevoli sfrattati.

Dimentica che l’isola pedonale non c’è, non c’è la flotta comunale ma ci sono i tir, a Villa Mazzini ci sono i topi e gli impianti sportivi fanno pena, la Galleria Vittorio Emanuele è un letamaio e le strade sono dissestate. L’unica cosa che funziona è l’Atm grazie al meno accorintiano dei suoi assessori,Cacciola ed al meno accorintiano degli esterni, Foti.

L’unica stanza del silenzio che ha realizzato a Palazzo Zanca rischia di essere la sua perché le emergenze e le priorità non hanno più voce.

Non è vero quello che ha detto a La Zanzara, quando a proposito dell’aver concesso in deroga una casa ai rom ha aggiunto: “ so che poi non mi votano ma mi passa per l’anticamera della minchia”. Non è vero che non gl’importa se lo votano, perché Accorinti in tour sta costruendo la sua carriera politica. Una carriera che parte da Messina ma guarda altrove. Per questo serve il tour e servono le amnesie sui veri problemi.

Il teatrino della sfiducia continuerà, ma nessuno dei 40,dalla A di Abate alla Z di Zuccarello vuol sfiduciarlo sul serio perché equivarrebbe ad andare tutti a casa. Persino il finto “pathos” che viene creato a ridosso delle votazioni per i bilanci è una farsa. I bilanci passano grazie all’alleanza tra genovesiani e accorintiani, e grazie anche alle assenze che consentono di mantenere basso il numero legale.

Quindi prepariamoci a vivere l’ultima stagione del mandato elettorale di Consiglieri e sindaco,consapevoli che non ci saranno colpi di scena o rivoluzioni, non ci sarà dissesto né economico né spirituale, non ci saranno miracoli ma neanche terremoti.

Ha ragione l’assessore Eller con il suo hastag #Messinameritadipiù. Meritiamo di essere amministrati meglio e di avere un Consiglio comunale migliore,

Ma Eller è già “acqua passata”, perché sin da quando è stato promosso da badante ad assessore si è compreso che non “sarebbe arrivato a mangiare il panettone”. Ha portato in porto due bilanci (Pluriennale e consuntivo 2015) e sta per completare il terzo. Dopo il previsionale sarà accompagnato alla porta. Se anche dovesse arrivare a mangiare il panettone non arriverà al cotechino con le lenticchie.

E non perché,unico tra tutti, ha contestato Accorinti per quelle dichiarazioni su Renzi e Berlusconi poco consoni ad un sindaco,quanto piuttosto perché ormai non servirà più al copione.

Rosaria Brancato