Chiusa la partita dell’Authority. M5S e Mancuso: “Grave l’assenza di Crocetta. Occasione persa”

Le Regioni hanno detto sì, e con il parere favorevole della Conferenza Stato Regioni viene superato l’ostacolo dell’eccezione d’incostituzionalità che era stata sollevata dalla Corte Costituzionale con sentenza n°261 del 17 novembre 2015 in relazione al mancato coinvolgimento delle Regioni nella procedura di approvazione delineata. Da qui il passaggio in Conferenza Stato Regioni che dopo aver esaminato le osservazioni che le singole Regioni hanno presentato (sia sul Piano logistico che sulla riorganizzazione dei porti) ha dato parere positivo. Adesso il decreto dovrà essere trasmesso alle Camere per il parere delle Commissioni che dovranno esprimersi entro 30 giorni.

In sostanza la partita si è chiusa il 31 marzo anche per la Sicilia, che in quella sede (l’unica per competenza) non ha presentato alcun ricorso né alcuna rimostranza. Chi tace, come si sa, acconsente. Le sedi individuate e confermate nel provvedimento finale sono: Genova, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Napoli, Palermo, Augusta, Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste.

Chiusa la partita a 15 autorità portuali resta lo spiraglio dei 3 anni di autonomia amministrativa che le Regioni potranno richiedere per quei porti che sono sedi di Authority. De Luca e Toti, presidenti di Campania e Liguria, lo hanno già annunciato, l’auspicio è che Crocetta, assente alla Conferenza Stato Regioni, lo faccia al più presto.

Ma è proprio sul silenzio del governatore che adesso si concentrano le dichiarazioni del giorno dopo. Partito per far la guerra “farò battaglia a Roma per l’Authority a Messina o un Consorzio”, Crocetta ha dovuto accontentarsi di un risultato di retrovia, ottenuto peraltro grazie all’impegno di Assoporti e di Campania e Liguria.

“Non è giustificabile l’assenza del presidente Crocetta alla conferenza Stato-Regione- dichiara il senatore di Area Popolare Bruno Mancuso– Era questa la sede adeguata in cui il Presidente avrebbe dovuto dare seguito ai proclami di guerra annunciati ed agli impegni assunti ufficialmente in relazione alla presentazione di ricorsi di incostituzionalità di tale legge. Non solo non ha partecipato personalmente, ma non ha presentato alcun ricorso contro la legge, né ha proposto alcuna percorribile alternativa rispetto ai sistemi individuati. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che se non si vuole il sistema integrato con Gioia Tauro, con i porti di Reggio Calabria e Villa S. Giovanni, non rimarrebbe che accorparsi con Augusta e Catania”. Secondo Mancuso il porto di Gioia Tauro, pur attraversando un momento di criticità, è il primo porto italiano per transhipment, è considerato tra i principali terminali della rete Ten-T per le merci, ed è uno dei pochi porti italiani con fondali adeguati per ospitare le grandi navi portacontainer.

“Un porto- prosegue il senatore- che per la sua specificità non è concorrenziale con Messina e Milazzo mentre Catania che non è neanche inserito tra i porti previsti dalla rete dell'Unione Europea, ha fra le sue principali funzioni (così come Messina) quelle del crocierismo turistico ed ai collegamenti marittimi. Messina dovrà affiancare alle navi da crociera un ampio retro porto per le attività industriali e commerciali ed integrarsi in un sistema più ampio ed articolato. Mi auguro che la fase di transizione venga utilizzata per questo importante progetto strategico”.

L’affondo su Crocetta è del M5S che in una nota firmata dai deputati nazionali Francesco D’Uva, Alessio Villarosa e dalla deputata regionale Valentina Zafarana bacchettano il governatore: “Al tavolo della Conferenza Stato Regioni il Presidente della Regione non c’era. Lui, che aveva annunciato battaglia per mantenere le specificità dell’area dello Stretto, alla fine era assente proprio quando veniva dato il parere favorevole alla riforma. E’ stata anche avanzata una proposta per la gestione di una fase transitoria secondo cui le Regioni che lo richiederanno potranno avere, per i prossimi 3 anni, un’autonomia sotto il profilo amministrativo. Vedremo adesso se Crocetta deciderà di cogliere questa occasione e, soprattutto, vedremo se il forziere dell’AP di Messina verrà speso per lo sviluppo del nostro territorio o, come sempre accade, solo per la speculazione di pochi”.

In teoria la moratoria potrebbe essere richiesta anche per Catania, qualora lo richieda, anche se la battaglia è stata fatta per Savona, Salerno e Messina. I presidenti De Luca e Toti hanno dichiarato già a fine vertice di procedere con l’istanza di moratoria, condividendo comunque l’impianto complessivo del sistema della riforma. La palla passa a Crocetta. Il ministro Delrio (forse memore del fatto che la Sicilia sulla riforma delle province rispetto a quella nazionale è rimasta indietro di 3 anni….) è stato chiaro: nessuno pensi di allungare i tempi, dobbiamo correre tutti nella stessa direzione.

Riusciremo nel’impossibile mission di perdere anche quest’ultima occasione?

Rosaria Brancato