Società

Acqua. Catania e Messina le più economiche in Sicilia, ma troppa si perde nella rete

445 euro: questa la cifra spesa nel 2019 da una famiglia siciliana per la bolletta idrica (434 euro la media nazionale), con un aumento del 3,5% rispetto al 2018. Grosseto e Siena si confermano i capoluoghi di provincia più cari in Italia con una spesa media a famiglia di 781€, Isernia resta ancora la più economica con 130€.

Le regioni centrali confermano il primato per le tariffe più alte con €595 annuali (+2,7% rispetto al 2018) ma l’incremento maggiore si rileva nel Sud e Isole (+3,1%). A livello regionale, le famiglie più “tartassate” risiedono nell’ordine in Toscana (688€), Umbria (531€), Marche (527€) ed Emilia
Romagna (511€). La regione più economica resta il Molise con 163€ l’anno.

Notevoli spesso le differenze tariffarie anche fra i singoli capoluoghi di
provincia della stessa regione: in Sicilia, si va dai 224 euro di Catania ai 748
euro di Enna.

La fotografia emerge dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva realizzato nell’ambito del progetto “Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino”, finanziato dal Ministero dello sviluppo economico (DM 7 febbraio 2018). Le tariffe sono indicate rispetto ad una famiglia tipo di tre componenti ed un consumo annuo di 192 metri cubi.

Come risparmiare acqua

Con un uso più consapevole e razionale di acqua, quantizzato in 150mc invece di 192mc l’anno, una famiglia media avrebbe un risparmio medio di 115€ circa a livello nazionale e di circa 126 euro in Sicilia.

Ad esempio, in un anno si possono risparmiare 42mc di acqua con questi piccoli accorgimenti: sostituendo, una volta su due, la doccia al bagno (risparmio di 4,5mc), riparando un rubinetto (21mc), usando lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico (8,2mc), chiudendo il rubinetto mentre si lavano i denti (8,7mc).

I dati sulla dispersione idrica

In riferimento ai soli capoluoghi di provincia italiani, dagli ultimi dati Istat disponibili (2018) emerge che a livello nazionale va dispersa il 37% dell’acqua immessa, con evidenti differenze nelle differenti aree geografiche e singole regioni: si va dal 45% nel Sud ed isole, al 40% al Centro e al 29% al Nord. In testa per livelli di dispersione il Lazio con il 56%,
segue la Sardegna con il 52% e l’Abruzzo con il 51%, la Sicilia è al 48%. Le cause sono da ricercare nella vetustà delle reti e degli impianti che, soprattutto nei grandi centri urbani, sono stati realizzati da oltre 30 anni nel 60% dei casi e da oltre 50 anni nel 25%. Le carte della qualità del servizio idrico integrato non sono state reperibili nelle province di Messina e Trapani, per cui questo dato riguarda solo le altre sette province siciliane.

Famiglie soddisfatte dell’acqua pubblica?

Famiglie mediamente soddisfatte dell’acqua di rubinetto ma vorrebbero vederci chiaro su qualità e bollette. Secondo dati Istat, l’86,6% delle famiglie si dichiara molto (22,2%) o abbastanza soddisfatte (64,4%) del servizio idrico, contro un 13,3% poco o per niente soddisfatto. I livelli di
soddisfazione espressi dalle famiglie italiane diminuiscono spostandosi dalle aree del Nord verso il Centro e quindi al Sud e nelle Isole. Le criticità più marcate riguardano soprattutto Calabria, Sardegna e Sicilia, dove le famiglie poco o per niente soddisfatte rappresentano rispettivamente il
36%, il 35,1% e il 29,1% del totale. In particolare una famiglia su tre si dichiara poco soddisfatta della comprensibilità delle bollette, quasi una su quattro di odore, limpidezza e sapore dell’acqua di rubinetto. Nel 63% dei casi non viene data alcuna informazione sul bonus sociale a disposizione delle famiglie e in un caso su tre non viene data alcuna informazione sulla qualità dell’acqua erogata.